Perché dovreste correre a guardare “Il racconto dei racconti”, capolavoro dell’animazione sovietica

“Il racconto dei racconti”, Jurij Norshtejn, Soyuzmultfilm, 1979
Il film animato di Jurij Norshtejn è un mosaico di metafore e ricordi personali, surreale e profondissimo. E i critici lo hanno giudicato il miglior cartone di tutti i tempi

A più di quattro decenni dall’uscita del capolavoro di Jurij Norshtejn (1941-), la sua narrazione visiva rimane ancora al di fuori della nostra portata. È qualcosa da guardare e riguardare, per poi rimuginarci su. A lungo termine, rischi di essere così coinvolto da “Il racconto dei racconti” (in russo: “Сказка сказок”; “Skázka skázok”), da provare un’esperienza surreale.

Un mosaico di metafore e ricordi personali

Pieno di mistero e saggezza, “Il racconto dei racconti” (1979) non è un film d’animazione come tanti. È una meditazione di 29 minuti sulla solitudine, la perdita e l’evoluzione della vita, con un mix di elementi reali e surreali. Una delle drammaturghe più venerate di Russia, Ljudmila Petrushevskaja (1938-), fu coautrice della sceneggiatura. Il capolavoro di Norshtejn ha collezionato numerosi prestigiosi premi internazionali ed è stato classificato come il più grande film d’animazione di tutti i tempi al Los Angeles Olympic Arts Festival del 1984.

Norshtejn ha preso in prestito il titolo “Il racconto dei racconti” da una poesia del poeta turco Nazım Hikmet (1902-1963), i cui testi poetici sono stati tradotti in più di cinquanta lingue, incluso il russo.

“Il racconto dei racconti” fa vedere il mondo attraverso gli occhi spalancati, tristi e spaventati di un piccolo lupo grigio, che funge da guida attraverso la complessa storia. Il leitmotiv dominante della fiaba è una famosa ninna nanna russa, che recita così: 

“Баю-баюшки-баю,

Не ложися на краю

Придёт серенький волчок,

Он ухватит за бочок,

Он ухватит за бочок

И потащит во лесок,

Под ракитовый кусток…”

“Ninnananna, ninnaò

Non dormire sul bordo

O il lupetto grigio verrà,

E pel fianco ti afferrerà

Per il fianco t’afferrerà

E nel bosco ti trascinerà

Sotto il salice ti metterà…”

A prima vista, “Il racconto dei racconti” è un mosaico fitto di metafore e ricordi personali, come una bambina che salta la corda, una donna che fa il bucato, un poeta con un’arpa, una goccia che scivola giù da una foglia e deliziose mele rosse che cadono sulla neve bianca…

È anche uno sguardo poetico alle dolorose ferite della Seconda Guerra Mondiale che difficilmente guariranno. Jurij Norshtejn è nato a Mosca nel 1941. I ricordi della devastante guerra si sono stampati per sempre nella sua mente di bambino. Una delle scene più forti del film d’animazione di Norshtejn è quella in cui diverse donne e i loro mariti vengono visti ballare sulla bella melodia del tango sovietico del 1937 “Utomljonnoe solntse” (“Sole stanco”), che traduceva la composizione polacca di Jerzy Petersburski “To ostatnia niedziela” (“Quell’ultima domenica”). Le coppie ballano, ma durante la danza, gli uomini scompaiono uno dopo l’altro e le donne restano sole in pista. La colpa è della guerra, con le sottili file di soldati che svaniscono nell’oscurità. Le povere donne sarebbero state poi formalmente informate che i loro fratelli, mariti e figli erano stati tutti uccisi in azione…

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Ricordi e sogni

“Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. A riportarci indietro sono i ricordi. E a portarci avanti sono i sogni”, diceva H. G. Wells. Con “Il racconto dei racconti”, Jurij Norshtejn, una leggenda vivente dell’animazione russa, ha mescolato strati di ricordi e sogni per promuovere pace e speranza. Norshtejn si è fatto un nome come guru dell’animazione che non usa l’animazione al computer nei suoi film. Uno di questi, del 1975, “Il riccio nella nebbia” (in russo: “Ёжик в тумане”; “Jozhik v tumane”), è stato classificato al primo posto in un sondaggio al Laputa Animation Festival del 2003 in Giappone, dove 140 animatori da tutto il mondo hanno selezionato i migliori film d’animazione della storia.

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Lavorando a “Il racconto dei racconti”, Norshtejn ha utilizzato più strati di lastre di vetro per creare effetti tridimensionali non convenzionali. E funziona! “Il racconto dei racconti” è come uno specchietto retrovisore che allontana il narratore dal suo doloroso passato. Le immagini dell’infanzia, con le sue grandi speranze e le sue amare delusioni, aiutano gli spettatori a relazionarsi con la storia con un fascino universale e umanistico. Per aggiungere autenticità, Norshtejn ha utilizzato filmati documentari di fuoco, acqua e neve nella sua animazione. Le cornici soprannaturali, giustapposte alla natura più o meno familiare del mondo, hanno contribuito a trasformare “Il racconto dei racconti” in un capolavoro visivo realizzato a mano.

L’accompagnamento musicale nel film d’animazione funge da ulteriore trampolino di lancio. Il trionfante Mozart illustra episodi di gioia e felicità, mentre il tragico Bach si sente in scene di delusione, solitudine e disperazione. Tutto è pensato nei minimi dettagli: rumori spaventosi, immagini spettrali, riflessi fugaci e punti di luce improvvisa e tremante. Nella visione del mondo di ritorno al passato di Norshtejn, c’è però anche un po’ di luce in fondo al tunnel, ed è un confortante senso di appartenenza.


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