La “Leggenda del Grande Inquisitore e la sua ricezione in Italia” è solo uno dei tanti temi che verranno affrontati durante la “maratona” culturale che l’Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma ha organizzato per il 28, 29 e 30 ottobre: tre giorni di incontri, presentazioni e seminari, per far avvicinare il grande pubblico agli autori e ai capolavori dell’est. Fra i protagonisti del Festival della Cultura Russa di Roma “salirà in cattedra” anche il professor Cesare G. De Michelis, uno dei più grandi slavisti contemporanei.
Con grande piacere! Di appuntamenti ce ne sono stati tanti, ovviamente tutti a distanza... Ma parlare alle persone è diverso: è un po’ come l’attore che recita a teatro...
Certo, essendo l’anno dostoevskiano, qui mangiamo pane e Dostoevskij (ride). Ho già partecipato a due appuntamenti dedicati a questo grande autore, e me ne aspettano altri tre…
Direi di sì, anche in Italia ha suscitato grande interesse.
La questione del “Grande inquisitore” negli ultimi dieci anni ha prodotto in Italia una quantità abnorme di articoli e libri di testo. E questa volta io vorrei affrontarla non tanto per dire la mia - visto che è già stato detto quasi tutto - ma più che altro per affrontare, attraverso “Il grande inquisitore” e “I Fratelli Karamazov”, un problema generale della lettura di Dostoevskij: ci sono letture che tendono ad attualizzare e a dare interpretazioni di tipo ideologico, filosofico e teologico; e altre letture più attente alla natura specificatamente letteraria di questo autore. Che fare, allora? La lettura “letteraria” deve saper gestire tutte le problematiche di ordine teorico e, viceversa, i filosofi e i teologi non devono pensare di avere a che fare con degli studi puramente di filosofia.
Beh, è una questione che non riguarda solo la letteratura russa, ma anche quella francese e così via… Si dovrebbe cominciare con il piacere “estivo” di certe letture, per poi passare solo in un secondo momento a un approccio più tecnico. Dovremmo iniziare, ad esempio, leggendo le opere russe più brevi: cominciare con le “Storie di Pietroburgo” di Gogol anziché subito con “Le Anime Morte”.
Questa è una delle questioni che mi sono state poste anche in uno degli ultimi incontri dostoevskiani. Secondo me ci sono stati dei periodi di grande interesse e dei momenti di “bassa”. Io ho cercato di tracciare un quadro dal ‘700 ad oggi, non solo dal secondo dopoguerra... E la mia impressione è che rispetto alla quantità di case editrici, traduzioni, interventi, discussioni sui romanzi e sulla teoria delle letteratura degli anni ’60-’70, oggi viviamo una fase relativamente di “bassa”: ci sono stati anni in cui nelle liste dei libri più venduti c’erano sempre uno o due russi; oggi è da tempo che non ne vedo nemmeno uno. Ma ciò non significa che la tendenza possa cambiare all’improvviso.
L’insegnamento maggiore che dovremmo trarne è come una persona russo-ortodossa come lui, reazionaria, e persino con risvolti antisemiti, abbia una visione così ampia e multiforme del mondo e dell’animo umano.
Sì, la questione della polifonia è esattamente questa: dare la stessa intensità percettiva alle idee e ai modi di pensare; cogliere l’intensità anche in quelle forme che sembrano idealmente le più distanti da noi. La fede di Dostoevskij diventa estremamente percettiva proprio quando si scontra con l’ateismo, non quando diventa un sistema teologico che guarda soltanto a se stesso.
Certamente! Innanzitutto bisogna ammettere che Ripellino era un personaggio anomalo anche ai suoi tempi, aveva un che di “genialoide”. Secondo me le iscrizioni ai corsi di russo vanno a ondate; una certa ripresa di iscrizioni si è registrata, ad esempio, dopo la fine dell’URSS, quando c’era Gorbaciov. Oggi c’è gente che studia il russo e la letteratura russa più per un interesse geopolitico che puramente letterario. E ciò riflette le giuste preoccupazioni del mondo contemporaneo. Io, personalmente, della letteratura e della cultura russa ne sono sempre stato innamorato: e non può che rallegrarmi vedere che oggi la cultura, la poesia e la letteratura russa trovano ampio spazio in eventi come quello organizzato dall’Istituto di Cultura e Lingua russa di Roma.
Per conoscere il programma e i dettagli del Festival, cliccate qui
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