Questo thriller ricco di suspense parla di operazioni di intelligence sovietiche durante gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale. Ma su un altro livello, la saga di spionaggio è un dramma storico, ricco di azione, che affronta temi eterni come nemici e oppressori, compromessi e sacrifici, amore e lealtà.
Ambientato nella primavera del 1945, ruota attorno a una talpa sovietica di nome Maksim Isaev, che opera con il nome di Max Otto von Stierlitz da infiltrato nei ranghi più alti dell’agenzia di sicurezza e intelligence nazista, proprio sotto il naso dei massimi aiutanti del Führer, tra cui il capo della Gestapo Heinrich Müller, il capo dell’intelligence straniera Walter Schellenberg e il braccio destro di Hitler, Martin Bormann. In qualità di arma segreta dell’Urss, Stierlitz cammina sul filo del rasoio con freddezza assoluta e rischia di essere scoperto in ogni momento.
È un intenso enigma psicologico, abbastanza facile da trasformare in un melodramma televisivo, ma la regista, Tatjana Lióznova (1924-2011), lo rende schietto, trasmettendo un senso di dignità che non lascia spazio a pretenziosità e ostentazione morale. Quello che vediamo sullo schermo non è una lotta fotogenica e manichea del bene contro il male, con le sue sfumature infernali, ma il volto quotidiano del fascismo, quello che Hannah Arendt ha definito la “banalità del male”.
Abbastanza paradossalmente, il tour de force registico di 14 ore della Lioznova offre agli spettatori una visione più approfondita del periodo nazista di qualsiasi documentario. Ci sono voluti tre anni per girare “Diciassette istanti di primavera”, con circa 300 attori coinvolti. La regista ha infarcito la sua serie in 12 puntate, basata sull’omonimo romanzo poliziesco del 1969 di Julian Semjónov (1931-1993), di moltissimi filmati storici reali, per aumentarne la veridicità.
Alla ricerca della verità storica, Lioznova ha diretto il suo capolavoro usando il principio dello zoom avanti e indietro, elevandosi al di sopra degli eventi storici e allo stesso tempo osservandoli dall’interno. Ed è la sua ineguagliabile capacità di catturare l’essenza della vita umana e della storia che l’ha aiutata a creare un film in cui i personaggi di fantasia vivono in armonia con le persone della vita reale.
“Diciassette istanti di primavera” ebbe nel 1973 un enorme successo in tv. La gente si precipitava a casa dal lavoro per non perdersi nessun nuovo episodio. Ottanta milioni di telespettatori guardarono ogni puntata della saga di spionaggio ogni notte, con Stierlitz (interpretato da Vjacheslav Tikhonov) che è diventato oggetto di culto in Unione Sovietica e persino soggetto ricorrente delle barzellette.
Negli anni Sessanta, il tempo dei thriller psicologici di spionaggio era davvero arrivato. E “Lo scudo e la spada” è passato alla storia come uno dei migliori programmi televisivi creati in Unione Sovietica. Questo thriller di cospirazione è privo di scene di battaglia su larga scala e di effetti speciali. È una storia completamente diversa. La serie tv ha un messaggio un po’ nostalgico, ma potente, e parla di tutti coloro che sono pronti a sacrificare la propria vita per amore della pace e della sicurezza della patria.
Il dramma di spionaggio è ambientato nel 1940 nella Germania nazista e segue le vicissitudini di Aleksandr Belov (interpretato da Stanislav Ljubshin), una spia sovietica che opera sotto il nome di Johann Weiss. La sua impeccabile padronanza del tedesco e il suo controllo emotivo gli consentono di infiltrarsi nelle SS e di carpire fondamentali segreti sui piani di guerra nazisti. La serie ha dialoghi brillanti, e la trama ti fa sempre saltare sulla sedia.
La miniserie tv era divisa in quattro puntate, e a dirigerla fu Vladimir Basov (1923-1987), che aveva preso parte in prima persona alla Seconda guerra mondiale ed era rimasto ferito in azione. Fu girata principalmente a Kaliningrad, Berlino e Cracovia.
Il personaggio principale prendeva spunto dalla storia vera del leggendario ufficiale dell’intelligence sovietica Aleksandr Svjatogorov. Piena di suspense, tensione e realismo, la serie ebbe un enorme successo in Unione Sovietica quando sbarcò in tv nell’agosto del 1968.
La miniserie annovera tra i suoi fan il presidente Vladimir Putin. Il leader russo ha ripetutamente affermato che fu dopo aver visto “Lo scudo e la spada” che decise di unirsi al Kgb e di diventare un ufficiale dell’intelligence.
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Questa serie in cinque puntate è ambientata nel 1942 e si concentra sul confronto tra l’ufficiale dell’intelligence sovietica Sergej Skorin e il maggiore tedesco dell’Abwehr (il servizio d’intelligence militare tedesco dal 1921 al 1944), Georg von Schlosser. L’azione si svolge a Tallinn, poi in alcune parti della Repubblica Socialista Sovietica Estone (la serie è basata su una grande quantità di materiale documentario sul lavoro dell’intelligence sovietica a Tallinn).
Il duello psicologico tra Von Schlosser e Skorin (interpretato brillantemente da Oleg Dahl) è il tema principale di questa serie di successo.
“Variante ‘Omega’” è un raro dramma di spionaggio sovietico in cui i nemici sono ritratti come avversari sofisticati e degni, non come dei completi idioti su cui fare ironia.
Basata su un romanzo di Julian Semjonov (come “Diciassette istanti di primavera”), questa miniserie in tre puntate è ricca di colpi di scena imprevedibili, astuzie e intrighi.
Nel 1963, il Gru (l’agenzia di intelligence militare russa) declassificò documenti sulla squadra di ricognizione “Golos”, operante in Polonia durante la Seconda guerra mondiale. Lo scrittore e giornalista emergente Julian Semjonov vide il potenziale di quella storia di spionaggio. Dopo aver ottenuto l’accesso agli archivi del Gru, lo scrittore giunse alla conclusione che quella storia fosse degna di un libro.
1944, Germania nazista. Viene presa una decisione sul destino dei più grandi centri della cultura slava. Cracovia è in cima alla lista e sta per essere cancellata dalla faccia della terra. Quando il tempo sta per scadere e sono in gioco le vite di milioni di persone, non c’è altra scelta che agire senza paura. Tre ufficiali sovietici (i cui personaggi sono basati su ufficiali dell’intelligence della vita reale) devono fare del loro meglio per sventare il malvagio piano nazista.
“Major Vikhr” è una serie tv di spie che fa venire i brividi, e che ha tutti i punti di forza e le attrattive del genere.
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Ambientato nel 1919, al culmine della Guerra civile, la serie punta i riflettori sul capitano Pavel Koltsov, che lavora per la polizia segreta sovietica. Koltsov, che è stato incaricato di spiare l’Esercito dei Volontari Bianchi, si atteggia ad aiutante di un comandante in capo, il generale Vladimir Kovalevskij (interpretato da Vladislav Strzhelchik). Koltsov (interpretato da Jurij Solomin) conduce diverse operazioni di successo e non cade nei tranelli del controspionaggio.
Basato su eventi reali, il film non solo rende omaggio a una serie di operazioni di intelligence brillantemente eseguite, ma approfondisce anche il complesso mondo interiore di coloro che hanno attraversato un periodo così tragico e travagliato.
La serie tv in cinque puntate, diretta dal regista Evgenij Tashkov (1926-2012), è un vero capolavoro e vale sei ore della vostra vita. Guardatela!
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