Nostalgia senza fine: i luoghi italiani di Tarkovskij ispirano una mostra online al tempo del covid

Il progetto “Endless Nostalghia” parte dalle location italiane dove il regista sovietico girò il suo penultimo film per raccontare i sentimenti di perdita e nostalgia che accomunano i lavori di Tarkovskij a quest’epoca di pandemia. Sotto i riflettori, le opere di cinque artisti italiani installate fra Lazio e Toscana dove il maestro sovietico girò “Nostalghia” e poi riunite in formato fotografico in una grande esposizione digitale

Perdita, lontananza, nostalgia. Sono i sentimenti che traspaiono dai capolavori di Andrej Tarkovskij, che in Italia girò uno dei suoi film più famosi, “Nostalghia” (1983). Sentimenti che oggi, in piena pandemia, riscopriamo più attuali che mai: le strette anti-covid hanno messo in pausa le vite di tutti; hanno sacrificato l’arte e la socialità, i viaggi e gli incontri. Inaspettatamente, la malinconia di Tarkovskij sembra pesare sui cuori di tutti. 

Endless Nostalghia, Abbazia di San Galgano, Chiusdino
Lucia Leuci, Sculpture (Piero), 2017-2020, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
Lucia Leuci, Sculpture (Piero), 2017-2020, Museo della Madonna del Parto, Monterchi

In questo contesto di musei chiusi ed esposizioni vietate, “101 Numeri Pari” presenta una mostra di arte contemporanea, in formato squisitamente digitale, ispirata al lavoro del maestro sovietico e dedicata alla sua memoria. “Endless Nostalghia”: questo il titolo del progetto, che riunisce i lavori creativi di cinque artisti italiani, le cui opere sono state collocate nelle location di Lazio e Toscana, dove il regista realizzò le scene più belle del suo film.

Lucia Leuci, Sculpture (Piero), 2017-2020, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
Namsal Siedlecki, Trevis Maponos, 2020, Piazza delle Sorgenti, Bagno Vignoni
Namsal Siedlecki, Trevis Maponos, 2020, Piazza delle Sorgenti, Bagno Vignoni
Namsal Siedlecki, Trevis Maponos, 2020, Piazza delle Sorgenti, Bagno Vignoni

Curata da Treti Galaxie, la mostra presenta le installazioni di Giorgio Andreotta Calò, Monia Ben Hamouda, Michele Gabriele, Lucia Leuci, Namsal Siedlecki. 

Giorgio Andreotta Calò, Medusa, 2016, Chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino
Giorgio Andreotta Calò, Pinna Nobilis , 2016-17, Chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino

Le opere “Medusa” (2016) e “Pinna Nobilis” (2016-17) di Giorgio Andreotta Calò sono state installate tra le rovine della Chiesa Sommersa di Santa Maria in Vittorino, nei pressi di Cittaducale (RI); il ciclo di sculture in argento “Trevis Maponos” (2020) di Namsal Siedlecki all’interno della vasca di acqua termale di Piazza delle Sorgenti, a Bagno Vignoni. L’opera di Lucia Leuci, “Sculpture (Piero)”, realizzata per l’occasione, è stata messa in dialogo con l’affresco di Piero Della Francesca, custodito nel Museo della Madonna del Parto di Monterchi (AR). Realizzate appositamente per il progetto anche le opere di Monia Ben Hamouda “Blair” (2020) e di Michele Gabriele “Sitting on the ground, so I will remember it as a nice atmosphere” (2020), installate rispettivamente in Piazza del Campidoglio e tra Piazza del Campidoglio e via dei Condotti a Roma. 

Giorgio Andreotta Calò, Medusa, 2016, Chiesa sommersa di Santa Maria in Vittorino
Monia Ben Hamouda, Blair, 2020, Piazza del Campidoglio, Roma
Monia Ben Hamouda, Blair, 2020, Piazza del Campidoglio, Roma

Questi luoghi, che una trentina di anni fa hanno fatto da sfondo alle riprese di Tarkovskij, oggi hanno ospitato per un breve periodo una mostra personale “impossibile”, “esistente solo nella sua documentazione fotografica”, come spiegano gli autori del progetto. Il materiale fotografico è stato poi raccolto in una pagina web “infinita”. Infinita perché strutturata come un cortometraggio, dove “lo scorrere del tempo viene affidato alla personale velocità di scorrimento scelta da ciascun fruitore”; il sito, infatti, presenta in sequenza lineare mostre di volta in volta diverse, ma innestate sulla medesima struttura. Un lavoro di studio, quindi, delle sconfinate potenzialità del digitale, che rende un’esposizione online sempre uguale e diversa da sé stessa, visto che, una volta “giunti alla fine del sito web, l’esperienza di mostra ricomincia da capo, ma con contenuti visivi e testuali diversi”. Si legge infatti sul sito: “Se ogni nuova composizione da un lato permetterà di esplorare ulteriormente il progetto, dall’altro creerà un senso di vuoto e di perdita rispetto alla ‘visita’ precedente, ormai perduta e difficilmente riproponibile nella stessa esatta struttura. La mostra si propone come un cortometraggio di cui lo spettatore ha il completo controllo della timeline, decidendone e controllandone il ritmo di fruizione”.

Monia Ben Hamouda, Blair, 2020, Piazza del Campidoglio, Roma
Michele Gabriele, Sitting on the ground, so I will remember it as a nice atmosphere, 2020, Piazza del Campidoglio, Roma
Michele Gabriele, Sitting on the ground, so I will remember it as a nice atmosphere, 2020, Piazza del Campidoglio, Roma
Michele Gabriele, Sitting on the ground, so I will remember it as a nice atmosphere, 2020, via dei Condotti, Roma

Tra gli scopi dell’iniziativa vi sono quelli di valorizzare e promuovere i territori che hanno ospitato le riprese del film, incentivando il pubblico a visitare di persona i luoghi fisici di ciascuna installazione, in un momento critico per il settore turistico e culturale. Per questo, il sito verrà aggiornato con contenuti “segreti”, suggerimenti e itinerari per permettere a tutti di esplorare, non solo digitalmente, i capitoli di cui si compone la mostra. 

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