Quelle memorabili visite di Liz Taylor in Unione Sovietica

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La star di Hollywood non solo arrivò in Urss in viaggio o per dei festival cinematografici, ma vi visse per alcuni mesi, impegnata sul set del film “Il giardino della felicità”. E la sua presenza non passò certo inosservata

Il popolo sovietico conosceva e amava Elizabeth Taylor (1932-2011). Molti film con la sua partecipazione vennero proiettati nei cinema dell’Urss. “Rapsodia”, diretto da Charles Vidor, del 1954, fu uno dei primi film americani distribuiti nel Paese, e “Cleopatra”, diretto da Joseph L. Mankiewicz nel 1963, venne visto da quasi 33 milioni di spettatori sovietici.

Liz Taylor arrivò per la prima volta in Urss nel 1957, ma si sa poco di questa visita. L’attrice e il suo allora marito Michael Todd (il terzo di sette), un produttore, vennero a mostrare nuove tecniche ai dirigenti della cinematografica sovietica, in particolare le possibilità date dal formato panoramico ad alta definizione “Todd-AO”. I sovietici avevano promesso di pensarci, ma poco dopo Todd morì tragicamente (il suo aereo privato, per ironia della sorte chiamato “Lucky Liz”, si schiantò nel Nuovo Messico) e il progetto non fu realizzato. Tuttavia, in Urss, studiarono quella tecnica con pellicole da 70 mm in dettaglio, e presto iniziarono a utilizzare nuove tecnologie nel cinema.

Nel 1961, Liz Taylor tornò in Urss e partecipò al Secondo Festival Internazionale del Cinema di Mosca con il suo nuovo marito, il cantante e attore Eddie Fisher, figlio di emigranti russi. Questa fu una delle prime visite ufficiali di attori stranieri di prima grandezza, il che, ovviamente, fece scalpore. L’attenzione di tutti i media era puntata sul soggiorno delle star di Hollywood a Mosca.

Ma lo scandalo era dietro l’angolo: gli attori furono invitati a un ricevimento di gala al Cremlino, e la Taylor e Gina Lollobrigida (1927-) si presentarono con un vestito identico! Anche se, secondo i giornalisti più attenti, quello della Taylor era un completo di Yves Saint Laurent, mentre quello della Lollobrigida solo una copia.

Le attrici uscirono dal momento d’imbarazzo con grande dignità e un sorriso hollywoodiano. Gina fece il primo passo, dicendo a Elizabeth: “Bel vestito!”.

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Le due attrici si erano già incontrate nel 1958, quando la Samojlova era andata al Festival di Cannes per la presentazione del film “Quando volano le cicogne”, che vinse la Palma d’oro.

A metà degli anni Settanta, Liz Taylor tornò nuovamente in Urss per recitare nella prima coproduzione sovietico-americana, “Il giardino della felicità” (titolo originale inglese: “The Blue Bird”; in russo: “Sinjaja ptitsa”), film diretto da George Cukor (1899-1983). La pellicola era un progetto congiunto dello studio di produzione Lenfilm e della 20th Century Fox. 

Le riprese si svolsero a Mosca, Leningrado e dintorni, Jalta e Riga e durarono circa nove mesi. In questa fiaba musicale, adattamento da “L’uccellino azzurro” di Maurice Maeterlinck, la “regina di Hollywood” interpreta, ovviamente, uno dei ruoli principali: una fata. Tutti gli attori americani avevano ruoli di primo piano, mentre gli attori sovietici recitavano solo parti piccole ed episodiche. Tra di loro c’era anche Oleg Popov (1930-2016) nei suoi panni: quelli del clown.

Girano parecchie leggende sul comportamento di Liz Taylor durante le riprese. Secondo una delle dicerie, gli americani avevano chiesto che l’attrice fosse accolta all’arrivo a Leningrado in modo particolarmente solenne, tipo posizionando una compagnia della guardia d’onore sulla pista d’atterraggio e organizzando uno spettacolo pirotecnico in suo onore. Le autorità locali rifiutarono un simile trattamento di favore, ma in vista della sua venuta fecero finalmente restaurare gli studi di Lenfilm e, per la gioia degli attori sovietici, installarono persino dei nuovi wc di fabbricazione estera.

Secondo un’altra leggenda, fu organizzata per la Taylor la consegna in Urss del suo whiskey preferito, il Jack Daniel's. In Unione Sovietica era in corso una delle battaglie proibizioniste e alcol di qualità non se ne trovava.

L’attore Gennadij Vengerov (1959-2015) ha ricordato dettagli interessanti sulle riprese. Suo zio, Efim Zarkh, lavorò come Capo elettricista nel film “Il giardino della felicità”, e la Taylor lo notò in modo particolare. “Ogni volta che arrivava sul set, la prima cosa che Elizabeth faceva era salutarsi affettuosamente con Efim Zarkh, probabilmente perché assomigliava molto a Richard Burton” (suo quinto marito, sposato due volte, nel 1964 e nel 1975). Dopo aver lavorato al film, l’attrice regalò a Zarkh un suo enorme ritratto fotografico su tela.

Agli attori sovietici veniva vivamente consigliato di non comunicare troppo strettamente con gli stranieri. Alle riprese erano presenti agenti della sicurezza di Stato. I membri della troupe americani e sovietici cenavano persino in posti diversi. Vengerov ha ricordato un altro caso interessante: in uno dei primi giorni di riprese, quando fu annunciata la cena, la parte russa del gruppo, come al solito, tirò fuori panini e kefir dai cestini. Per gli americani, il cibo venne invece portato dal ristorante dell’Hotel Astoria. “Notando questo, la Taylor sollevò un enorme scandalo: ‘O date da mangiare a tutti le cose del ristorante, o non girerò!’. E giustizia venne fatta”.

L’attrice sovietica Ljudmila Chursinà (1941-) ha ricordato che Liz Taylor lasciò ricordi contraddittori in chi la conobbe. Durante le riprese de “Il giardino della felicità”, un incrociatore americano attraccò a Leningrado in visita amichevole e sulla nave vennero invitati celebri attori e registi sovietici. L’intero gruppo aspettò la Taylor a lungo e quando finalmente si presentò, era completamente fuori di testa. Il suo umore peggiorò ancora di più quando seppe che a bordo della nave militare era bandito l’alcol. L’attrice non prestò la minima attenzione ai suoi colleghi sovietici, parlò solo con marinai e attori americani. “Si rallegrò però quando vide dei bei marinai sovietici. Cominciò a sorridere, e a lanciare sguardi civettuoli”.

Un altro testimone oculare di quella sera, il regista Vitalij Melnikov (1928-), ha detto che alla fine del ricevimento, la star, che per tutto il tempo si era lamentata della lentezza e dell’arretratezza di Lenfilm, domandò improvvisamente in quale direzione fosse lo studio cinematografico. Glielo mostrarono. Quindi la Taylor chiese al comandante della fregata di orientare un missile in direzione degli studi Lenfilm. Per un ufficiale di marina, puntare un missile verso il centro della città poteva significare uno scandalo internazionale, ma contattando Washington, il capitano ricevette l’approvazione. “Dopo un po’, qualcosa rombò e il lanciarazzi sulla prua della nave iniziò ad aprirsi lentamente. Avreste dovuto vedere le facce dei nostri funzionari, mentre Liz Taylor batteva le mani felice come una bambina”.


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