In un istante, la vita del mondo come lo conosciamo finisce. Una catastrofe sconosciuta uccide improvvisamente miliardi di persone in tutto il Pianeta e lascia senza elettricità tutti i Paesi. Solo una piccola parte della Russia sopravvive. L’ultimo avamposto della civiltà non ha assolutamente alcun contatto con il resto della Terra. E quando le truppe inviate fuori dalla zona di sicurezza svaniscono senza lasciare traccia, i sopravvissuti si rendono conto che non c’è nulla di casuale in questa catastrofe…
In Russia non erano mai stati girati grandi film di successo al botteghino sul mondo post-apocalittico. Il tema non ha mai fatto parte della tradizione cinematografica russa (e tantomeno sovietica). Questo è stato vero fino all’uscita, il 21 novembre di quest’anno, di “The Blackout” (titolo originale russo: “Avanpost”; “Avamposto”) del regista Egor Baranov (nato nel 1988 a Ekaterinburg). Ora possiamo probabilmente aspettarci che qualcosa come “The Walking Dead”, “Codice Genesi” o “Mad Max”in salsa russa arrivi presto sui nostri schermi.
Dopo aver visto il trailer potreste pensare: “Beh sarà l’ennesimo film sugli zombi, in cui il virus sta conquistando il mondo intero e bla bla bla…” Non vogliamo spoilerarvi, ovviamente, ma no… “The Blackout” è non così semplice e unilaterale. Ispirato (non copiato!) da film come “Resident Evil”, “Aliens - Scontro finale”, “Prometheus” e “Blade Runner”, questo è un film di fantascienza di nuova generazione in Russia, pieno di colpi di scena imprevedibili.
Stanco dei film post-apocalittici di Hollywood, dove muore il mondo intero e sopravvivono solo gli Stati Uniti, in un modo o nell’altro? Sì!? Ora c’è un’alternativa. Qui l’ultima spiaggia dell’umanità è la Russia. Non tutta la Russia, in effetti, ma la sua parte occidentale, con Mosca e le sue periferie, le regioni limitrofe, nonché piccole parti degli Stati baltici, dell’Ucraina e della Finlandia. Questo è il cosiddetto “cerchio della vita”. Al di là c’è oscurità, morte e… qualcos’altro. Zombi, mutanti, mostri? Chissà… Una cosa è chiara: per i sopravvissuti porta solo problemi.
Immaginate di andare al cinema per vedere il dramma di guerra “Stalingrad”. Vi aspettate gli scontri brutali di una delle battaglie più importanti della Seconda guerra mondiale, e invece dovete sorbirvi un sacco di tenere scene d’amore assolutamente inutili, mentre la guerra imperversa là fuori. E questo è l’approccio comune che i registi russi usano quasi sempre nei loro film di fantascienza e di guerra: una storia romantica li rovina puntualmente, trasformandoli in una sorta di melodramma! Guardereste “Aliens - Scontro finale,” se la parte del leone del film fosse dedicata a una storia d’amore tra Ellen Ripley e il caporale Dwayne Hicks, mentre gli xenomorfi combattono di tanto in tanto là fuori sullo sfondo?
Ora, sembra che l’indignato pubblico russo sia stato finalmente ascoltato. “The Blackout” non è una storia d’amore. Certo, l’amore fa parte della storia. Ma non è invadente, e non ci fa dimenticare che stiamo guardando un film d’azione di fantascienza, non l’ennesima commedia romantica di Natale.
Volete vedere come apparirà l’esercito russo nel prossimo futuro? Allora benvenuti al cinema! Carri armati, veicoli trasporto truppe, sentry gun, convertiplani tipo l’Osprey, droni, robot a quattro zampe che corrono con i soldati e, ovviamente, tutti i tipi di armi leggere!
E poi c’è un regalo per tutti gli appassionati dei Linkin Park! Mike Shinoda ha scritto la musica del film. “Quando il regista Egor Baranov mi ha inviato una clip del film, ho avuto immediatamente un’idea del tipo di canzone che volevo fare. La natura tesa e inquietante del film ha risuonato all’istante dentro di me”, ha detto.
Quali invenzioni degli scrittori di fantascienza sovietici sono diventate realtà?
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