Victor Arnautoff: chi è l’artista sovietico di cui vogliono cancellare uno storico murale negli Usa

Cultura
OLEG EGOROV
Era riuscito a superare indenne il Maccartismo e gli interrogatori della Commissione per le attività antiamericane, ma probabilmente la sua opera non ce la farà a sopravvivere al voto dei liberal di sinistra che ne chiedono la distruzione. Accanto a Washington sono infatti raffigurati degli schiavi, e questo “potrebbe offendere gli americani di colore”

Gli Stati Uniti contemporanei stanno riconsiderando il loro passato sotto molti aspetti, non senza scandali: prendete per esempio la rimozione dei monumenti confederati negli stati del Sud, che ha causato gravi scontri politici. Nel 2019, all’improvviso, anche un murale alla George Washington High School di San Francisco, dipinto dal russo Victor Arnautoff (1896-1979) nel 1936, è diventato una nuova pietra dello scandalo.

Il fatto è che il murale di Arnautoff ritrae George Wahington, il primo presidente del Paese, praticamente com’era nella realtà: con schiavi neri che lo circondano e con un nativo americano morto disteso a terra, mentre i pionieri marciano verso ovest sotto il suo comando.

Il 2 luglio 2019, il consiglio scolastico ha votato per distruggere il murale, per il fatto che potrebbe urtare i sentimenti degli studenti di colore e nativi americani. “Può essere arte e può anche essere razzista; può essere entrambe le cose al contempo”, ha detto uno dei membri del consiglio. Coloro che stanno difendendo il murale e hanno fatto appello contro la decisione del consiglio credono che abbellire la storia (che Washington fosse un proprietario di schiavi è un fatto storico) non aiuti a rendere la società più inclusiva e tollerante.

La battaglia legale su questo caso ha il potenziale di protrarsi per anni, come spesso accade.

Ma la stessa vita di Victor Aranautoff può essere considerata oggetto di molte controversie. Partiamo da una domanda: perché un pittore sovietico realizzava dipinti murali in America degli anni Trenta?

La fuga in Cina e negli Stati Uniti

Come molti russi illustri, Victor Arnautoff aveva dovuto lasciare il suo Paese dopo la Rivoluzione del 1917 e la Guerra civile che ne seguì. Non tutti, però, lo fecero così rumorosamente: comandante di squadrone durante la Prima guerra mondiale, Arnautoff combatté spietatamente contro i bolscevichi nell’Esercito bianco, fino alla sua definitiva sconfitta nel 1922.

Dopo aver trascorso un paio d’anni in Cina come istruttore di equitazione e calligrafo, nel 1925 Arnautoff si trasferì negli Stati Uniti, dove si iscrisse alla California School of Fine Arts e si concentrò sul miglioramento delle proprie capacità artistiche. Aveva abbastanza talento da diventare un assistente di Diego Rivera (1886-1957).

La conversione politica in Messico

Il pittore messicano, uomo convintamente di sinistra, a quel tempo era già una star internazionale. “Mi aveva detto di non volere apprendisti ma mi invitò ad aiutarlo durante il suo lavoro, e si può imparare molto osservando l’intero processo”, ricordò Arnautoff, che trascorse due anni, il periodo 1929-1931, in Messico, lavorando a fianco di Rivera.

“Arnautoff è stato molto influenzato, professionalmente e politicamente, dal suo maestro messicano”, scrive Irina Kudrjavtseva, capo del dipartimento di arte moderna del Museo di Belle Arti di Ekaterinburg. “Il duro lavoro, il talento e la disciplina (la formazione da ufficiale in questo lo aiutò molto) permisero ad Arnautoff di diventare l’assistente principale di Rivera.”

In Messico, sotto la guida di Rivera, Arnautoff perfezionò le sue abilità nel dipingere murales, e divenne un comunista, nonostante avesse combattuto ardentemente il comunismo in precedenza in Russia. Questa inversione di tendenza naturalmente creò molti ostacoli al suo ritorno a San Francisco.

Un professore discusso durante il Maccartismo

La professionalità e il potere creativo di Arnautoff erano indiscutibili: dipinse diversi murales a San Francisco e nella Bay Area negli anni Trenta, che esistono ancora oggi. Dal 1938 al 1962, lavorò poi come professore a Stanford, insegnando arte.

In generale, la sua carriera accademica ebbe tanto successo quanto quella artistica. Tuttavia, il suo attivismo politico suscitò molte polemiche negli Stati Uniti. Arnautoff divenne infatti un ardente sostenitore della causa comunista e sovietica. E se la cosa non gli dette particolari problemi sotto Roosevelt, specialmente quando Washington e Mosca erano alleati contro l’Asse, la Guerra Fredda cambiò tutto.

Quando la seconda ondata di “Paura rossa” contagiò l’America con il Maccartismo, non ci fu modo di ignorare le tendenze politiche di Arnautoff. L’artista venne interrogato dalla Commissione per le attività antiamericane e da diversi comitati interni di Stanford, non disposti a tollerare la presenza di un insegnante filosovietico. “Nessun comunista comprovato deve avere una cattedra a Stanford”, aveva ordinato il presidente dell’università Wallace Sterling.

Il ritorno in Urss

Arnautoff non confermò né negò la sua appartenenza al Partito comunista, mantenendo un orgoglioso silenzio e colpendo pubblicamente i suoi avversari, facendo appello alla libertà di parola e di pensiero. “I membri dalla Commissione per le attività antiamericane hanno detto che sono un uomo molto pericoloso per la sicurezza degli Stati Uniti… Considerano forse i colori, i pennelli, i pastelli e le matite di un artista come strumenti criminali?”, scrisse Arnautoff. “Se lo fanno, questo è il nuovo punto più basso raggiunto dal pensiero di destra.”

Arnautoff non era colpevole di nulla: nessuna prova che avesse diffuso le sue opinioni politiche tra gli studenti fu mai trovata. Riuscì a mantenere il suo lavoro, ma il maccartismo dette un duro colpo alla sua opinione nei confronti degli Stati Uniti. Nel 1963, dopo la morte di sua moglie, Arnautoff si trasferì nell’Urss e vi lavorò fino alla sua morte, nel 1979. L’artista comunista sarebbe sicuramente sorpreso di sapere che oggi non sono i fanatici di destra, ma i liberali americani di sinistra, che cercano di cancellare le sue opere dalla storia.


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