Credete anche voi che il teatro russo sia nato con Anton Chekhov? Vi sbagliate di grosso. Già nella Russia del XVIII secolo hanno iniziato a fiorire pièce per il palcoscenico, composte in gran parte sotto l’influenza degli antichi drammaturghi e dei drammaturghi francesi come Molière e Beaumarchais.
Il teatro russo fu in un certo senso rivoluzionato da “Che disgrazia l’ingegno” di Aleksandr Griboedov (1795-1829), che introdusse la satira politica nelle vecchie opere teatrali, parlando al pubblico con un linguaggio ben più vivace e colloquiale.
Anche le generazioni successive a Griboedov sfornarono grandi capolavori, quasi tutti messi in scena ancora oggi. Ecco cosa vedere.
1 / Aleksandr Pushkin
Prendete un genere letterario a caso: potete scommettere che Pushkin eccelleva anche in quello! Le sue opere teatrali sono state scritte in versi e in un primo momento non erano destinate al teatro. Per Pushkin il formato di “dialogo puro” non era che un mezzo per sperimentare il linguaggio e coinvolgere più intimamente i lettori, esplorando alcune questioni da un punto di vista personale senza bisogno di un narratore onnisciente o di un commento personale.
Nel loro repertorio, molti teatri sia in Russia sia all’estero hanno sempre un posto riservato al “Boris Godunov” di Modest Musorgskij, basato sul dramma omonimo di Aleksandr Pushkin scritto nel 1825 sotto l’influenza di Shakespeare. Si tratta di una commedia monumentale sul Periodo dei Torbidi, quel periodo di interregno, guerre e disordini che seguì la fine della dinastia dei Rurikidi (1598) fino all'avvento della dinastia dei Romanov (1613).
Un altro importante ciclo realizzato da Pushkin il drammaturgo è “Piccole tragedie" (1830): questi microdrammi in versi si ispirano a piccole parabole dedicate alle eterne questioni della morale, basate su temi medievali.
2 / Nikolaj Gogol
L’autore de “Le anime morte” è stato uno dei primi “satiristi” russi a raccontare senza pietà la mentalità di proprietari terrieri, funzionari e servi, sottolineando in particolare la loro capacità unica di dimostrare stupidità, ipocrisia e menzogna.
Ci sono due commedie, in particolare, divenute dei classici del teatro: “L’ispettore generale” e “Il matrimonio”. E mentre le tragicommedie di Chekhov suscitano “risate agrodolci attraverso le lacrime”, con Gogol non vi stancherete di ridere davanti ai suoi personaggi caricaturali e alle situazioni più assurde!
“Le anime morte” si è rivelato un vero e proprio successo del teatro, non solo in Russia.
3 / Aleksandr Ostrovskij
Ostrovskij non è molto conosciuto dai lettori e dagli amanti del teatro non russi, ma in patria fa parte del programma scolastico obbligatorio. I russi infatti entrano in contatto con la sua produzione fin da piccoli.
Le sue opere teatrali sono saldamente radicate nel territorio della provincia russa (il che spiega in parte la mancanza di riconoscimento all’estero) e raccontano la vita dei mercanti del Volga e della piccola borghesia dell’epoca.
“Senza dote” e “L’uragano” sono due tragedie che vi faranno versare fiumi di lacrime. Per inciso, Ostrovskij è forse il primo rappresentante letterario dei diritti delle donne: queste due opere infatti sono piene di compassione per il misero destino delle sue protagoniste femminili.
Ne “L’uragano” la protagonista sposa un uomo che non ama ed è costretta a soffrire a causa della suocera. In “Senza dote” invece Larisa non può sposare il suo amato perché si trova per l’appunto senza dote.
4 / Anton Chekhov
Le opere più famose di Chekhov il drammaturgo sono “Le tre sorelle”, “Il gabbiano” e “Il giardino dei ciliegi”, ognuna delle quali affronta la “morte” della vecchia Russa, la crisi della nobiltà e il desiderio di cambiamento.
Tutte le opere teatrali sono state messe in scena da Konstantin Stanislavskij nel suo leggendario Teatro dell'Arte di Mosca e hanno riscosso un enorme successo. “Il giardino dei ciliegi” è stato scritto un anno prima della morte prematura di Chekhov, nel 1904, e prefigura chiaramente la prima rivoluzione russa del 1905.
5 / Maksim Gorkij
Ne “L’albergo dei poveri (I bassifondi)”, Gorkij racconta la vita della fascia più povera della società. Portato in scena dall’inimitabile Stanislavskij, è stato presentato a teatro non meno di 300 volte.
Gorkij, che proveniva dalla classe operaia, osservava con interesse i problemi della gente comune e i loro intenti di sopravvivenza: una cosa del tutto estranea al pubblico benestante del teatro dell’epoca. Riuscì inoltre a rivoluzionare letteralmente il teatro, introducendo un linguaggio completamente nuovo.
Il successo di Gorkij suscitò l’invidia di nientepopodimeno che Lev Tolstoj.
In epoca sovietica, Gorkij era considerato lo scrittore numero uno del paese. Oltre a “L’albergo dei poveri”, i teatri portavano in scena anche “Vassa Zheleznova” e “I figli del sole”, che ebbero un grande successo sia in Russia sia all’estero.