Andare dietro le quinte e osservare quello che accade, è probabilmente il sogno di ogni appassionato di teatro. Ma nei corridoi del Malyj Teatr (il “Piccolo Teatro”) di Mosca, persino i giornalisti vengono ammessi molto raramente. Il direttore artistico e leggendario attore Jurij Solomin ritiene che le persone non debbano sapere come nasce la magia scenica, altrimenti la magia scompare.
Il Malyj Teatr esiste già da quasi due secoli. L’inaugurazione ufficiale avvenne nel 1824, ma la prima troupe del futuro teatro si era formata già nel 1756 presso l’Università di Mosca. Fin dall’inizio, la nuova istituzione culturale fu orientata alla messa in scena di rappresentazioni classiche: “Le nozze di Figaro” di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, “Che disgrazia l’ingegno!” di Aleksandr Griboedov, “L’ispettore generale” e “I fidanzati” (o “Il matrimonio”) di Nikolaj Gogol e poi pièce di Aleksandr Ostrovskij e, ovviamente, di Anton Chekhov.
Il Malyj è un teatro di repertorio, e ogni messa in scena rimane in cartellone per molti anni. In questa stagione, ci sono più di 20 spettacoli e i costumi di ognuno di essi attendono il loro giorno, sempre pronti.
Nel fondo museale del teatro sono conservati oltre 200 costumi storici. La maggior parte di essi sono in ottimo stato di conservazione, nonostante i tanti anni di utilizzo, e alcuni di loro vengono addirittura tolti dalle teche e rimessi in servizio, quando uno spettacolo torna in repertorio. Il costume più antico qui presente risale al 1849.
In totale, nella storia del Malyj Teatr sono stati confezionati oltre diecimila costumi di scena. Ancora oggi vengono realizzati seguendo gli schizzi antichi e persino utilizzando le tecnologie sartoriali del XIX secolo. Per esempio, se il costumista ha deciso di decorare il vestito di Arkadina ne “Il gabbiano” con dei piselli veri, così deve essere!
Ecco alcuni dei costumi più particolari e curiosi del Malyj Teatr
La direttrice della sartoria dei costumi femminili Alla Zemljakova lavora al Malyj Teatr da vent’anni. Parla dei costumi con incredibile passione e si avvicina a loro come se fossero opere d’arte di un museo. Racconta che i giorni di spettacolo iniziano con la preparazione dei costumi: vengono stirate al vapore le parti di seta e viene controllato scrupolosamente lo stato degli abiti.
In seguito i costumi vengono portati nei vari camerini. Ci sono persino leggende sugli speciali carrelli usati per il trasporto. Si dice che persino il rispettabile direttore artistico Solomin ci abbia scorrazzato sopra per i corridoi, per divertire i figli di un attore, che erano venuti come ospiti in teatro.
Prima dell’inizio dello spettacolo, le costumiste aiutano le attrici. “Da sole è praticamente impossibile indossare certi abiti. Alcuni pesano tantissimo, e altri hanno dei complicati corsetti.
Ma l’aiuto non è solo fisico; noi come psicologhe aiutiamo le interpreti a entrare nella parte e a calarsi nell’atmosfera dell’epoca”, spiega Alla.
Non appena le attrici indossano i costumi non possono più né bere un caffè né fare niente di quello che potrebbe potenzialmente danneggiare i preziosi abiti. “Per tanti attori il fatto di portare dei costumi storici è molto importante. E lo fanno con grande rispetto e attenzione. Una volta si sono bucati dei guanti che avevamo comprato apposta per lo spettacolo in un negozio di antiquariato e abbiamo proposto di sostituirli con un paio nuovo anticato artificialmente. Ma tutte le attrici si sono risolutamente rifiutate di infilarseli e hanno chiesto di riparare alla bell’e meglio quelli vecchi”.
La sartorie e le sale trucco degli attori maschi sono a un altro piano del teatro. “Certo noi non abbiamo quegli abiti con le crinoline”, dice la direttrice Larisa Pasjuta, togliendo dalla gruccia una bellissima pelliccia lunga fino al pavimento. Con la luce negli occhi ci invita a prestare attenzione ai costumi che ama di più e con la leggerezza di una farfalla tira fuori uno dopo l’altro i pesanti vestiti per le nostre foto.
Anche se qui non ci sono gli sfarzosi abiti delle dame dei secoli che furono, gli stivali, le uniformi, i giustacuore non sono meno impressionanti. Sullo stendino sono ad asciugare una dozzina di guanti bianco candido. Larisa racconta come soffiano via, sbuffandoci su, ogni granello di polvere dagli alberi.
Guanti e mutandoni possono essere lavati, mentre in lavanderia gli abiti civanno solo a stagione conclusa, perché i costumi non possono uscire dal teatro quando ci sono gli spettacoli: potrebbero sempre servire urgentemente.
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