Nonostante la sensazione solare ed edificante di questo dipinto, qualcosa di sinistro giace nel suo profondo. La ragazza nel dipinto è Vera Mamontova. È seduta nella sala da pranzo della casa di campagna di suo padre, con in mano alcune pesche. Una scena apparentemente normale, ma c’è qualcosa di speciale nelle pesche: sono state coltivate nel villaggio di Abramtsevo, nella regione di Mosca. Abramtsevo era una residenza d’arte fin dal 1870, quando fu acquistata da Savva Mamontov, un ricco commerciante e uomo d’affari di una famiglia di Vecchi credenti, famoso mecenate. Lui invitava continuamente molti artisti qui per passeggiare, godersi la natura e dipingere. Una mattina, il ventiduenne Valentin Serov (1865-1911), amico di famiglia e già rinomato artista, vide Vera, la figlia di Savva, di 11 anni, correre nella sala da pranzo per prendere delle pesche. Per un mese la povera Vera fu costretta a posare per il dipinto.
“Tutto ciò che ho cercato di ottenere è la freschezza, questa particolare freschezza che tu senti sempre nella natura e non vedi nei dipinti. Ho dipinto per più di un mese e l’ho torturata, poveretta, quasi fino alla morte, ho cercato di preservare la freschezza del dipinto fino alla fine, proprio come hanno fatto i grandi classici”, ha scritto Serov.
Più tardi, nel 1896, Vasnetsov ritrasse di nuovo la figlia di Mamontov nel dipinto “Ragazza con un ramo d’acero”, ma questo dipinto non è affatto famoso. Alla fine, Vera sposò Aleksandr Samarin, un ricco e influente funzionario e un convinto ortodosso. La ragazza morì nel 1907, all’età di 32 anni, di polmonite, e fu sepolta ad Abramtsevo. Il figlio di Vera e Aleksandr, il filologo Jurij Samarin (1904-1965), divenne un informatore dei servizi segreti sovietici e fornì informazioni che portarono alla morte di molti artisti negli anni Trenta.
Il soldatino di legno che si vede seduto sul davanzale della finestra nell’opera d’arte si sta ancora rilassando nello stesso punto oggi, con la Tenuta di Abramtsevo divenuta museo.