Ad aprire la strada alle italiane in Russia fu Virginia Zucchi. Questa ballerina, brillante, estrosa, dal forte temperamento, apparve sul palco di San Pietroburgo avendo un’età alla quale le sue colleghe di solito si erano già lasciate alle spalle le ambizioni artistiche. Quando debuttò nella capitale dell’Impero Russo, nel 1885, aveva 38 anni e ballava da più di venti. E non la invitarono a esibirsi in qualche lussuoso teatro imperiale del centro, ma in un teatro estivo in un parco della periferia, il “Kin Grust”.
In realtà, lo status di celebrità europea, le assicurò condizioni lussuose, che includevano l’affitto di una dimora di campagna e la messa in scena di un nuovo balletto: “Il viaggio nella luna”. Un simile contratto colpì così tanto i pietroburghesi che, per tutta l’estate, si riversarono in folla per vedere la Zucchi, che ebbe un successo straordinario, tanto che iniziò la stagione autunnale già come prima ballerina dei teatri imperiali.
“L’apparizione della Zucchi sulle nostre scene mi ha fatto capire il senso e l’importanza della nostra arte”, disse la grande Matilda Kshesinskaja, che a quel tempo era ancora un’allieva della scuola di balletto. “Mi parve per la prima volta di capire come bisognasse danzare per avere il diritto di farsi chiamare artista. La Zucchi aveva una mimica meravigliosa. A tutti i passi della danza classica conferiva un fascino non comune, con una bellezza stupefacente dei movimenti, e conquistava la sala”.
Quanto fosse vasto il talento attoriale della Zucchi è testimoniato dal fatto che i suoi ruoli principe divennero Esmeralda e Lise, l’eroina de “La fille mal gardée”, il balletto più antico ancora oggi in repertorio nelle compagnie di danza in tutto il mondo.
A San Pietroburgo Virginia Zucchi trascorse in tutto tre anni, ma furono sufficienti per lasciare una traccia indelebile nell’arte russa. Il suo nome appare nei racconti di Anton Chekhov e la ricordarono nelle loro memorie gli artisti Aleksandr Benois e Léon Bakst.
Ma la Russia non fu il punto finale nella carriera della ballerina nata a Parma. Nel 1891, su invito di Cosima Wagner (seconda moglie di Richard) si occupò della coreografia per la prima messa in scena del “Tannhäuser” a Bayreuth. E nel 1895 danzò all’Opéra national de Paris. Si ritirò solo dopo i cinquant’anni, attorno al 1900, e aprì una propria scuola di danza a Monte Carlo. Morì a Nizza nel 1930.
Brunetta seducente dalla sontuosa acconciatura e dagli occhi brillanti, Carlotta Brianza lasciò a bocca aperta il pubblico russo con la sua combinazione di giovinezza – aveva appena vent’anni quando apparve sulle scene del Paese – e virtuosismo senza precedenti. Come la Zucchi, debuttò a San Pietroburgo su un palcoscenico privato e non di prim’ordine, quello del Teatro “Arkadija”. E anche lei si conquistò un posto tra le fila dei ballerini dei teatri imperiali.
I suoi colleghi li stupì ancor prima di uscire in scena: alle prove si presentò con delle vesti corte che lasciavano scoperte delle gambe aggraziate ma con muscoli non femminili, estremamente sviluppati. Nata a Milano, si era diplomata alla Scuola di balletto della Scala, studiando con il maestro Carlo Blasis, uno dei più famosi padri della scuola di virtuosi del balletto italiani. Sotto la sua guida, Carlotta imparò a realizzare complesse piroette e si diceva che avesse delle punte dei piedi d’acciaio, tanto era in grado di starci su.
Le incredibili innovazioni tecniche introdotte da questa ballerina furono notate da Marius Petipa, maître de ballet del balletto imperiale di San Pietroburgo. In breve la Brianza ottenne il ruolo della principessa Aurora alla prima mondiale de “La bella addormentata” e nel 1890, a soli 23 anni, iscrisse dunque il suo nome nella storia.
Dopo aver ottenuto il successo a San Pietroburgo, Carlotta lasciò la scena russa e andò alla conquista di altri Paesi. Tornò alla Scala, poi danzò a Vienna.
Ma per un capriccio del destino, l’ultimo suo trionfo sul palcoscenico fu di nuovo associato al balletto russo e a “La Bella Addormentata”. Nel 1921, quando aveva già smesso da un po’ di ballare, non fu in grado di respingere la proposta di Sergej Djagilev. Lui e la sua compagnia dei “Balletti russi” avevano deciso di dare una scossa al mondo della danza con la prima produzione europea dei lavori di Petipa, che era morto nel 1910. La scelta cadde sull’incantevole “La Bella Addormentata”. E, quella che una volta era stata la giovane principessa, apparve ora sulla scena di Londra nel ruolo di Carabosse, la fata cattiva e invidiosa, passando simbolicamente il testimone a una nuova generazione. Morì nel 1930 a Parigi, suicida.
Nata a Milano, tenne più a lungo di ogni altra danzatrice straniera la corona di prima ballerina della scena di San Pietroburgo. In Russia arrivò che era già esperta: alle spalle aveva la scuola della Scala, e il lavoro nei teatri di Torino, Bruxelles, Madrid, Parigi e Londra. La sua conquista dei teatri imperiali russi, iniziò danzando su un palcoscenico privato, quello del Teatro “Fantazija”, non nella capitale San Pietroburgo ma sulla scena allora provinciale di Mosca. La trentenne, dal viso semplice e non troppo affascinante e dalle gambette tozze e corte non conquistava certo al primo sguardo. Eppure, già dopo pochi mesi, la Legnani ballava al Bolshoj, e subito dopo passò al teatro principale del Paese, il Mariinskij di San Pietroburgo.
Marius Petipa, che non apprezzava particolarmente i virtuosismi delle italiane, la scelse come prima ballerina tirandola fuori dalle seconde file. Da un lato, la Legnani aveva una tecnica brillante, che all’epoca era appannaggio solo della scuola italiana. Ad esempio aveva suscitato scalpore, come prima ballerina al mondo in grado di eseguire 32 fouettés en tournant (un movimento molto complesso in cui la ballerina gira sul proprio asse) durante la première di “Cenerentola”. Ma dall’altro lato, mostrava una rara ricettività professionale, ed era capace di raggiungere la melodiosità, la dolcezza e la femminilità che cercava Petipa cercava nelle sue artiste. La Legnani aveva una musicalità innata, il che si rivelò estremamente importante quando danzava sulle note di alcuni dei più grandi innovatori della musica mondiale: nel balletto “Il lago dei cigni” di Pjotr Chajkovskij o in “Raymonda” o “La prova di Damis” di Aleksandr Glazunòv.
Proprio per questa ballerina, Petipa pensò la parte principale del balletto “La perle”, spettacolo messo in scena per i festeggiamenti solenni in occasione dell’incoronazione dell’ultimo imperatore russo, Nicola II, nel 1896.
Affascinante, vivace, spiritosa, priva della spocchia delle stelle, Pierina fu amata non solo dai patiti del balletto ma anche dai suoi stessi colleghi. Per questo, a San Pietroburgo non soffrirono per nessun’altra partenza, tanto quanto per l’addio alle scene della Legnani, avvenuto il 28 gennaio 1901 con il balletto “La Camargo” di Petipa. Tornata in Italia, si ritirò a Pognana Lario, sul Lago di Como, dove sarebbe poi morta il 15 novembre del 1930.
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