1. “Granitsa. Tajozhnyj roman” (“Frontiera. Una storia d’amore nella taiga”) – 2000
I fatti narrati si svolgono nell’Estremo Oriente russo, in una piccola guarnigione al confine con la Cina, negli anni Settanta del Novecento. Una bella infermiera si innamora di un giovane tenente, ma è sposata, e suo marito è autoritario e violento, e per niente disposto a lasciarsela sfuggire.
Questo dramma romantico tra le paludi si fa ricordare per il primo ruolo da protagonista di Renata Litvinova, per le canzoni del gruppo Ljubè, la band più amata da Putin, per il sesso con le formiche, per la trama ricca di suspense e per il finale straziante. La mini serie del regista Aleksandr Mittà fu all’epoca e rimane oggi uno dei progetti di maggiore successo della televisione russa.
2. “Brigada” – 2002
Signori della droga alle prime armi, astuti agenti del Kgb, criminali dediti al racket, politici corrotti e ragazze fragili che suonano il violino e diventano mogli di gangster. “Brigada” è l’icona principale della tv russa di inizio millennio. È la storia di quattro ragazzi dei quartieri dormitorio di Mosca che si sono messi sulla via del crimine e hanno deciso che, per sopravvivere, bisogna formare un gruppo criminale con tutti i crismi.
Gli autori non hanno mai fatto segreto di essersi ispirati a “Il Padrino” e a “Scarface”, e ancora, di essersi consultati con malavitosi russi in carne e ossa. Forse è proprio per questo, che le saga criminale è venuta fuori così: ricca di romantici (e dunque pericolosi) miti sul mondo dei banditi. La serie ha fatto passare, ai suoi tanti fan, il messaggio che essere gangster sia una cosa fichissima. Per questo è stata criticata con la stessa veemenza con cui è stata amata e lodata. “Brigada” (il titolo è stato mantenuto) fu doppiata in italiano e trasmessa in tv nel 2006. In russo, la trovate qui e con i sottotitoli in inglese qui.
3. “Tajgà. Kurs vyzhivanija” (“Taiga. Corso di sopravvivenza”) – 2002
È la storia di un aereo che cade nel fitto della taiga impenetrabile e della successiva lotta per la sopravvivenza. Potrebbe sembrare una sorta di risposta russa a “Lost”, se non fosse che è uscito due anni prima della serie cult americana. Anche in questo caso, il gruppo dei sopravvissuti è molto eterogeneo: c’è un criminale dai denti storti (che provoca l’incidente), una coppia di innamorati, una biondina con il corpo scolpito dal fitness, una brava donna con la scorta di marmellata, un ragazzone duro, una madre malata, e così via. In conclusione è un ingegnoso rebus costruito su un soggetto conosciuto: chi muore per primo, chi impazzisce, chi viene mangiato dall’orso e chi in fin dei conti si salverà…
4. “Likvidatsija” (“L’annientamento”) – 2007
I fatti si svolgono nella Odessa del dopoguerra. Stalin e il maresciallo Zhukov pretendono che sia riportato l’ordine nella città portuale, travolta dal crimine.
Dare la caccia ai banditi, armati fino ai denti, che progettano addirittura di prendere il controllo della città, tocca a due uomini del dipartimento investigativo criminale.
La serie, che brillantemente riprende gli stilemi del cinema sovietico, ha scalato tutte le classifiche non appena uscita. L’alta concentrazione di dialoghi brillantissimi e scene brutali raggiunge un livello altissimo. Tutte le puntate sono su YouTube.
5. “Kratkij kurs schastlivoj zhizni” – (“Corso intensivo di vita felice”) - 2012
La serie narra i giorni di lavoro di quattro donne in un’agenzia di reclutamento, costrette a essere amiche perché lavorano nello stesso ufficio. Ma oltre al lavoro le unisce solo un’altra cosa: sono tutte infelici. I motivi? Mariti insensibili, figli che bisogna crescere senza che i padri separati paghino gli alimenti, e mezzi discutibili di cercare “un uomo per una relazione lunga”.
È una tragedia da ufficio, una sorta di “Sex and the City” in cui le protagoniste sono però depresse e in Russia invece che nella Grande Mela. Gli autori sostengono che la serie è su quello che di solito rimane dietro le quinte; ed è vero, il che non è molto piacevole soprattutto per le donne. La serie è su YouTube.
6. “Ottepel” (“Il Disgelo”) – 2013
Questo è il tentativo di dare una nuova interpretazione degli anni Sessanta, che molti ricordano come il tempo delle speranze e dei sogni, come un’epoca d’oro per la Russia, nella quale tutto sembrava a portata di mano, dopo le aperture di Khrushchev. Ma l’idealismo luminoso nella serie inciampa subito nella realtà, e il mito diffuso dei felici anni Sessanta viene ridotto a propaganda da cinegiornale. E se non ci fosse mai stato davvero il Disgelo? Ecco la serie.
7. “Sladkaja zhizn” (“La dolce vita”) – 2014
Considerata la serie russa più spinta, è la storia della dura vita intima della classe media moscovita, o come diceva lo slogan pubblicitario, “una serie sull’amore nell’epoca della ritirata”. In effetti, qui ci sono un sacco di parolacce, persone nude e situazioni da barzelletta ai confini della decenza. In generale, la serie riguarda la generale frustrazione sessuale. Eroi del nostro tempo. Tutte le puntate le trovate qui.
8. “Metod” (“Il metodo”) – 2015
Il tetro detective solitario dalla psiche instabile Rodion Meglin cerca maniaci e fa, a suo modo, “giustizia”. Questo thriller-dramma criminale è allo stesso tempo simile a “Dexter”, e alla prima stagione di “True Detective”, se trasferiamo il tutto nella realtà russa. Tuttavia, ciò che lo distingue è la sceneggiatura basata sulla storia di reali serial killer attivi in Russia negli ultimi vent’anni: un maniaco per ogni serie. Ad aiutare Meglin c’è una bellissima stagista bruna, in modo che l’orrore sia un po’ speziato con il sesso. Tutto nelle migliori tradizioni del genere. Potete guardarlo con i sottotitoli qui e su Netflix.
9. “Izmeny” (“Tradimenti”) – 2015
La stella del film “Leviathan” di Andrej Zvjagintsev, Elena Ljadova, qui è la protagonista che cerca tutti i modi per non morire dalla noia. Ha un lavoro, un appartamento minuscolo, un marito che era il suo amichetto d’infanzia, e due amanti (poi ne arriva un terzo, 14 anni più giovane di lei). Amanti che sono necessari affinché la routine, almeno per un po’, lasci il passo alle altalene emozionali.
Si tratta con ogni probabilità della prima serie russa in cui gli autori non guardano alla loro eroina-traditrice seriale come a una colpevole. All’inizio sembra quasi un manifesto femminista alla libertà (in tutte le sue forme). Ma quando è uscita, la serie ha attirato su di sé un sacco di attenzioni non per questo. Il suo messaggio principale è lontano da quello programmatico: essere infelici è normale, e per le bugie saremo responsabili, prima di tutto, solo di fronte a noi stessi. Tutti gli episodi sono qui.
10. “Spijashchie” (“In sonno”) – 2017
Questa serie, non appena è stata trasmessa la prima puntata su Pervij Kanal, ha fatto scandalo. Al centro di questa spy-story in otto puntate c’è il colonnello dell’Fsb Rodionov, che scopre la presenza in Russia di agenti in sonno dei servizi segreti americani e di uno specialista nell’organizzazione di “rivoluzioni arancione”. Le componenti ci sono tutte: blogger di opposizione, difensori dei diritti civili, proteste, attentati, traditori dell’Fsb, corruzione all’interno del servizio di sicurezza federale.
Il regista, Jurij Bykov (lo stesso di “Metod”, di cui sopra) dopo la première si è cancellato da Facebook e ha anche parlato di un possibile addio al cinema, dopo le vibranti polemiche in rete, con la serie bollata come “peggio della peggior propaganda”. In realtà non è proprio così. Giudicate voi stessi.
Quattro serie tv da non perdere con dei russi come protagonisti