“Ho riletto tutto Dostoevskij negli ultimi tre mesi. E non provo altro che odio quasi fisico per quest’uomo”, ha detto il politico russo Anatolij Chubajs, il padre delle grandi privatizzazioni statali dei primi anni Novanta, in un’intervista al Financial Times del 2004. Chubais, un famoso liberale, avrebbe voluto “fare a pezzi Dostoevskij per la sua idea dei russi come persone diverse dalle altre, sante, per il suo culto della sofferenza e per le false scelte che presenta.”
Chubais non parla a nome di tutti i russi, naturalmente, ma non è l’unica persona che considera Dostoevskij “tossico“ e pericoloso. Ma che cos’ha il grande scrittore che lo rende così controverso?
Uno stile involuto
I critici di Dostoevskij indicano due argomenti principali contro lo scrittore. Il primo riguarda la sua presunta mancanza di stile.” “‘Scrive male’ è la critica che Dostoevskij si è sentito fare spesso anche in vita”, scrive il giornalista Sergej Lebedev su TheQuestion (il corrispettivo russo di Quora). “Anche Tolstoj la pensava così, sottolineando che alcuni dei romanzi di Dostoevskij erano ‘deboli e non perfetti in termini di tecnica’”.
Rispetto alla prosa ricca e sfavillante di Tolstoj, alcune delle opere di Dostoevskij sembrano davvero stilisticamente deboli. A volte i suoi romanzi contenevano persino errori di trascuratezza. Ad esempio, in “Delitto e castigo” ha menzionato una volta “una tavola rotonda di forma ovale”.
Ciò avvenne in parte perché Dostoevskij aveva problemi di soldi e fu quasi sempre costretto a scrivere rapidamente le sue opere per sbarcare il lunario e scacciare i creditori. Si è lamentato ironicamente di questo: “Se fossi stato pagato tanto quanto [Ivan] Turgenev, certamente avrei scritto altrettanto bene!”
Naturalmente, non è la tecnica sopraffina ad attirare la maggior parte delle persone che amano Dostoevskij, ma piuttosto le sue profonde intuizioni psicologiche e il suo talento nel dipingere gli angoli più profondi e oscuri dell’animo umano. Ernest Hemingway, la cui prosa era assolutamente l’opposto di quella di Dostoevskij, menzionò questo in “Festa mobile”: “Come può un uomo scrivere così male, così spaventosamente male, e comunicarti delle sensazioni così profonde?”
Un mondo di pazzi
Il secondo argomento usato dai critici di Dostoevskij riguarda il contenuto reale delle sue opere. Gli eroi di Dostoevskij sono spesso persone profondamente peccaminose, divorate dalle passioni e soffrono terribilmente per questo. In “Delitto e castigo”, Raskolnikov uccide una strozzina solo per dimostrare una sua convinzione teorica. Nell’“Idiota”, Rogozhin tentenna tra amare il principe Myskin come un fratello o ucciderlo. Ne “I demoni”, Stavrogin ha violentato una bambina, che si è impiccata per la vergogna.
Prendendo in considerazione la popolarità di Dostoevskij, molti temevano che i suoi romanzi rappresentassero una rappresentazione perversa dei russi. Maksim Gorkij, un famoso scrittore del XX secolo, ha scritto: “Dostoevskij è sicuramente un genio, ma un malvagio. Ha sentito, capito e ritratto con piacere due malattie dell’uomo russo nutrite dalla nostra brutta storia… la violenza sadica di un nichilista che ha perso la fede in tutto e il masochismo di una creatura oppressa… ma questo non è tutto ciò che abbiamo, c’è qualcosa di più delle bestie e dei ladri dentro di noi! Ma Dostoevskij ha visto solo loro.”
In quanto scrittore socialista, Gorkij aveva le sue ragioni per provare antipatia per Dostoevskij, un monarchico ortodosso, ma altri autori con idee politiche completamente opposte a quelle di Gorkij hanno espresso opinioni simili. Vladimir Nabokov, che emigrò dalla Russia subito dopo la Rivoluzione del 1917, disse nelle sue conferenze che la “galleria di personaggi di Dostoevskij è composta quasi esclusivamente da nevrotici e pazzi”.
“Non mi piace questo trucco che i suoi personaggi hanno di ‘peccare per trovare la via verso Gesù’ o, come ha detto più chiaramente l’autore russo Ivan Bunin, ‘il suo infilare Gesù dappertutto’”, ha scritto Nabokov. Che definì anche Dostoevskij “uno scrittore di terza categoria la cui fama è incomprensibile”.
Un monarchico ultra-conservatore
Nabokov non ha usato mezzi termini per criticare Dostoevskij ed ha inserito tra le sue colpe anche quella di aver creato “la dicotomia tra l’egoismo/Anticristo dell’Europa da una parte e la fratellanza/Cristo della Russia dall’altra”, dividendo così la Russia dall’Occidente e presentandola come La santa nazione che ama Dio e il cui scopo è salvare il mondo con il cristianesimo ortodosso.
Nelle opere di Dostoevskij, la Russia è una pietra miliare conservatrice che protegge il mondo dalla decadenza morale. Non c’era certo amore tra Dostoevskij e i filo-occidentali o liberali del suo tempo. “Il nostro liberale russo è un lacchè prima di tutto, e sta solo cercando qualcuno a cui lucidare gli stivali”, ha scritto ne “I Demoni”. Non sorprende che ancora oggi molti russi liberali filo-occidentali (come Chubais) non gradiscano Dostoevskij.
Ma il genio rimane tale
Tuttavia, tutte le debolezze nel lavoro di Dostoevskij non superano i meriti, e così l’autore rimane amato da milioni di lettori, anche da quelli che non condividono tutte le sue convinzioni. E molti famosi autori internazionali sono suoi fan. Ad esempio, l’americano Jonathan Franzen ha detto di “essere andato a scuola da Dostoevskij”. Il premio Nobel turco Orhan Pamuk ha invece affermato: “Dostoevskij è l’autore con cui tendo ad identificarmi. Ho imparato molto da lui. “
Forse la migliore raccomandazione di Dostoevskij è venuta da un altro grande romanziere russo: Lev Tolstoj in persona. Non si sono mai incontrati e avevano opinioni molto diverse, ma, quando Dostoevskij è morto, Tolstoj ha scritto nel suo diario: “Ora ho perso una sorta di pilastro morale… Mi sono confuso e poi ho capito quanto caro Dostoevskij fosse per me e ho pianto, e sto piangendo anche adesso.”
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