Il russo moderno è solo uno dei dialetti dell’antica lingua russa
Gli antichi popoli che abitavano la Rus’ erano per lo più analfabeti, non potevano verificare l’uso delle parole in un dizionario e non si avvalevano di regole grammaticali. Pertanto, fino al XIV secolo, la vecchia lingua letteraria russa antica si sviluppò come orale: spontaneamente e senza alcun ordine grammaticale codificato.
Verso il XIV secolo, la Rus’ era ormai divisa in diversi principati, e alcuni di essi erano caduti sotto il giogo tartaro-mongolo fin dal 1237-1242, e così anche la vecchia lingua russa cominciò a perdere unità. Nelle regioni geograficamente vicine, il modo di parlare cominciò a svilupparsi in modi diversi e gradualmente emersero tre dialetti: l’ucraino, il bielorusso e il russo. Ognuno di essi alla fine ha dato vita a una lingua separata, e ora questi tre idiomi fanno parte della famiglia delle lingue slave orientali.
In russo ci sono tre dialetti principali
Nonostante il fatto che la Russia sia così grande, i linguisti distinguono solo tre gruppi di dialetti: settentrionale, meridionale e centrale. In quest’ultimo c’è una mescolanza di caratteristiche del settentrionale e del meridionale.
Il direttore dell’Istituto di linguistica dell’Università russa per le scienze umanistiche, Igor Isaev, afferma che ad est il confine immaginario della diversità linguistica può essere tracciato nella parte centrale della Russia europea, tirando una linea da nord, dal fiume Vjatka, passando per Nizhnij Novgorod, fino a Saratov nel Sud
Tutti i dialetti a est di questo confine – e quindi l’enorme insieme degli Urali, della Siberia e dell’Estremo Oriente – vengono dal dialetto russo centrale. È la lingua degli immigrati dal centro della Russia, che nel tempo si è trasformata in modo poco significativo.
Pertanto, a Vladivostok (9.050 chilometri a est di Mosca), è improbabile che sentiate una forte differenza linguistica rispetto alla capitale. L’accento settentrionale di Arcangelo (1.240 chilometri a nord) e quello meridionale di Krasnodar (1.350 a sud) saranno più diversi.
La lingua letteraria si è formata attorno al centro politico
In tutte le principali città della Russia parlano principalmente nella cosiddetta lingua letteraria. I dialetti arcaici della fine del XIX secolo vengono progressivamente dimenticati. Eppure non si può dire che tutti i russi parlino allo stesso modo.
Ci sono sfumature che tradiscono alcuni accenti, specialmente nei villaggi e nelle piccole città e tra le persone anziane. Ma queste differenze non sono mai così forti in Italia o in Cina. Tranne poche, rare parole, tutti i russi si capiscono sempre senza problemi.
La norma letteraria è il dialetto russo centrale, e quindi, quello parlato a Mosca. È perché Mosca divenne la capitale dell’antica Rus. “Se, com’era prima della fine del XIII secolo, il potere fosse rimasto concentrato a Vladimir e Suzdal, dove parlavano nel dialetto settentrionale, allora ora parleremmo tutti come nel nord”, afferma Igor Isaev.
Le principali differenze tra i dialetti settentrionali e meridionali rispetto alla norma letteraria
“Se ti siedi su un treno, per esempio da Petrozavodsk a Sochi, cioè attraversando la Russia da nord a sud, sentirai subito diverse varianti di dialetto: qualcuno pronuncia la o atona come o (in russo standard, la o senza accento va pronunciata a), qualcuno al posto della c dolce pronuncia tsi, qualcuno aspira la g dura”, spiega Nelli Krasovskaja, professoressa all’Università “Lev Tolstoj” di Tula.
Delle differenze possono essere notate a tutti i livelli della lingua: in fonetica (pronuncia dei suoni), morfologia (declinazione a seconda del caso e del numero), lessico (repertorio di termini). Ecco alcune delle caratteristiche distintive (con il loro nome in russo):
- Ghekanje
Una delle differenze più evidenti del dialetto meridionale (in città come Rjazan, Kursk, Voronezh, Belgorod) è la cosiddetta “ghekanje”, o, come viene chiamata scientificamente, “pronuncia fricativa della g”, ovvero l’aspirazione della g dura. Molto spesso questo avviene a fine parola prima della vocale. Per esempio nel genitivo della parola sneg (neve): snega, che viene pronunciato “sneha”. Più si va a sud, più la “g” diventa problematica, e viene pronunciata fricativa anche a inizio parola: per esempio gorod (città) si trasforma in “horod”. Basta superare il confine ucraino ed ecco che questo fenomeno diventa grammatica ufficiale e lingua letteraria.
- Okanje e Akanje
Il primo fenomeno, che riguarda soprattutto i russi settentrionali è, come dicevamo, la pronuncia della o atona come o. La parola molokò (latte) va pronunciata “malakò” in russo, ma c’è chi la pronuncia come si scrive. Il fenomeno opposto, che riguarda la Russia centrale è l’akanje: una a troppo aperta, prolungata ed esagerata: una sorta di “maalaakò”. L’akanje riguarda praticamente tutti i russi in caso di parole straniere. Per questo dicono “Abàma” se si riferiscono a Obama e “cappuccina” quando vogliono bere un cappuccino.
- Sostituzione delle lettere “f” e “kh”
Questa caratteristica è tipica del nord e del sud della Russia. Ad esempio, i contadini della tenuta di Lev Tolstoj a Jasnaya Poljana chiamavano il loro signore “grah” invece di “graf” (conte). - Tsokat: palatizzazione di alcuni suoni consonantici
A nord c’è il fenomeno dello tsokat: cioè, invece della c dolce (come ci, ce) si dice “tsi”, “tse”. Per esempio“Petska” invece di “pechka” (stufa) e “vnutsok” invece di “vnuchok” (nipotino). Nel Sud, questo fenomeno non è presente, ma lì ammorbidiscono la “t” alla fine dei verbi della terza persona (spesso rendendoli in questo modo uguali all’infinito). - Sostituzione delle desinenze di sostantivi e aggettivi al plurale
Nel dialetto meridionale del plurale genitivo, al posto delle terminazioni zero, talvolta viene aggiunto “ov”. Il plurale genitivo è tra i casi più difficili, e spesso i russi hanno qualche dubbio su alcuni termini. Ma chi parla i dialetti del sud aggiunge -ov dove non verrebbe mai in mente agli altri russi di metterlo. Per esempio: “molti luoghi” (“mnogo mestov” invece del corretto “mnogo mest”). E cambiano spesso anche i nominativi plurali. Ad esempio la parola jàshchik (cassetto) diventa “jashchikà” invece del corretto “jàshchiki”.
Come riconoscere un moscovita da un pietroburghese e un siberiano da un abitante dell’Estremo oriente?