Simbolismi sexy e tonalità imprevedibili: come Nina Kraviz ha rivoluzionato la techno

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L’artista siberiana è su un altro pianeta, e i suoi dj set sono un viaggio nello spazio e nel tempo

“A quelli che non capiscono quello che faccio, grazie per essere passati”, scrisse Nina Kraviz su Facebook quasi due anni fa. Il saluto sarcastico arrivò dopo un concerto a Melbourne, quando, dopo aver messo la turbolenta traccia Drum and bass “I Want to be a Stewardess” del russo Shadowax, fu avvertita che il pubblico spazientito e scontento aveva iniziato a lasciare la sala, dicendo di essere venuto per la techno e rumoreggiando per avere i soldi indietro.

Per quanto riguarda queste brave persone di Melbourne, hanno completamente sbagliato strada. Chiunque paghi per vedere Nina Kraviz e non si aspetti la completa imprevedibilità, sbaglia di grosso. Oltre a essere dj lei è produttrice, cantante, manager discografica e, attenzione, dentista professionista. Più ufficiosamente, è anche ballerina, intrattenitrice, sex symbol e modello per tutte le donne del mondo della techno.

I suoi dj set sono un viaggio nello spazio e nel tempo

Se avete mai avuto il tempo di guardare un dj set di Nina Kraviz, saprete che la traccia di “Shadowax” di cui sopra è solo la punta dell’iceberg. Lei non è un “dj techno” nel senso classico; invece di sequenze fisse, tematiche, alla Berghain, con Nina si ha una lezione tumultuosa ma eclettica di storia della musica, con drammatiche e fugaci incursioni nei generi acid house, disco, trance e drum and bass. Nella notte giusta, assistere a un dj set di Nina Kraviz è un’esperienza sconvolgente e potrete dire ai vostri amici, “Ah sì, questa è la roba che ascoltavo.”

Questo è probabilmente un buon momento per ricordare la storia del suo trasferimento a Mosca dalla nativa Irkutsk (5.200 km a est della capitale, sul Lago Bajkal), e come il suo immergersi nel clima anarchico della cultura rave post-sovietica (mentre, ancora studentessa di odontoiatria, faceva la pratica in un ospedale per veterani durante il giorno) le abbia dato un’appassionata comprensione della techno e la sconfinata cultura del genere che ha oggi. Come ha recentemente dichiarato al Guardian: “La techno è importante quanto il jazz… mi ci sono voluti 15 anni per avere un quadro di riferimento abbastanza ampio”.

È una dj di razza, cresciuta nell’epoca d’oro della sperimentazione senza paura e dei mix “sporchi”: i suoi dj set completamente fuori schema seguono il suo stato d’animo. La sua BBC Radio One Essential Mix è un buon punto di partenza per capire cosa intendo. Intorno al minuto 25.40 fa una brusca inversione a U, dal remix modaiolo di Ricardo Villalobos “Love Is Ok” all’arrabbiata e hardcore “Inner Language” di Far Electronics:

Poi c’è stato “Mixmag”, che prima l’ha nominata “DJ of The Year” del 2017, e dove poi ha pubblicato un mix di trance, hip-hop, breakbeat, acid, pop degli anni Ottanta e persino indie. È veramente notevole:

Naturalmente, c’è anche un elemento di arte performativa nelle sue esibizioni dal vivo: fuma dietro la console, fa l’inchino ai fan dopo aver suonato una traccia ben accolta, e chiude senza fretta gli occhi e si mette a ballare ogni volta che ne sente il bisogno. È una manifestazione fisica della musica che rende i suoi viaggi arcani, esigendo la costante attenzione della folla, sfidata a livello sonoro, e poi aiutata visivamente a dare un senso al tutto. Lei riassume meglio se stessa: “Quando faccio la dj, sono fottutamente viva”.

È la ragazza d’oro della techno

Per dire una cosa banalmente ovvia, Nina Kraviz è una donna molto attraente. Naturalmente, questo le ha portato fortune alterne, perché la techno non è un genere tradizionalmente conosciuto per le sue figure femminili o per la loro sensualità. Che si dia delle arie è forse la critica più comune rivolta a Nina, mentre un documentario del 2013 sulla sua vita on the road, che includeva scene di lei in una vasca da bagno, ha mandato la cultura techno in crisi. “Sono così felice che l’uso sfacciato della sessualità possa prendere il posto del lavoro sui vinili”…, ha ironizzato il veterano americano DJ Maceo Plex.

Alcuni sono pronti ad associare la rivoluzione sessuale di Nina con la cultura di Instagram e una sorta di gentrificazione della techno. Tuttavia, lei non riesce a vedere il collegamento: “Oh mio Dio, ‘non può essere presa sul serio perché è carina e femminile’… Da quando, ragazzi? Non ho nemmeno un manager. Li ho rifiutati tutti”, ha risposto su Facebook.

È qui che entra in gioco la sua russità: sfacciatamente impudente riguardo al suo diritto a essere femminile, Nina porta tutta la spavalderia di una cultura tanto testarda quanto misteriosa. Indubbiamente è un’influenza per le donne emergenti del settore come Charlotte de Witte e Amelie Lens, o anche per i talenti russi Inga Mauer e Ishome (alias Shadowax). E ha ripetutamente rifiutato di assecondare i media che cercavano di capitalizzare la sua femminilità, dicendo loro che adottando la correttezza politica, corrono il rischio di trascurare gli artisti maschi.

In altre parole, una simile dj donna è tanto un enigma per la techno quanto la complessità della femminilità russa lo è in generale per gli europei. Che le piaccia o no, Nina Kraviz è la sex symbol di cui la techno non sapeva di aver bisogno.

Date un’occhiata a queste produzioni di Nina e della sua etichetta, “Trip”, composta principalmente da artisti russi e islandesi:

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