1 / Aleksandr Pushkin – alla futura moglie Natalja Goncharova. Marzo 1830
“Oggi è l’anniversario della prima volta in cui vi vidi; questo giorno… nella mia vita… Più ci penso e più sono convinto che la mia esistenza non possa essere separata dalla vostra: io sono stato creato per amarvi e prendermi cura di voi, e tutte le altre mie occupazioni non sono che errore e follia”.
Il più grande poeta russo (1799-1837) ebbe moltissime donne: si innamorava di continuo e componeva liriche immortali per le amate. Ma non appena si sposò con la giovane Natalja Goncharova (aveva 13 anni meno di lui) mise da parte tutti i comportamenti da dongiovanni, e quando i due erano lontani lui le scriveva lunghe e tenerissime lettere, stava in pena per la salute di lei ed era molto geloso. Morì in un duello proprio per “difendere l’onore” della moglie.
2 / Fedor Dostoevskij – alla moglie Anna. 21 luglio (2 agosto) 1976
“Angelo mio, mi rendo conto di essere sempre più legato a voi e di non poter categoricamente, a differenza di prima, sopportare la distanza. Annuccia mia, puoi usare questo fatto a tuo beneficio e ridurmi in schiavitù, ancor più di prima, e fallo, soggiogami, più lo farai e più sarò felice. Je ne demande pas mieux.” (“Non chiedo di meglio”; in francese nell’originale).
Dopo un primo matrimonio senza figli, Dostoevskij (1821-1881) si sposò la seconda volta con la sua stenografa, Anna Snitkina, che era più giovane di lui di 25 anni. Lei lo aiutò a terminare il romanzo “Il giocatore” e gli dette quattro figli.
3 / Lev Tolstoj – alla futura moglie Sofja Berns. Settembre 1862
“Ditemi, in tutta sincerità, volete diventare mia moglie? Ma dite di ‘sì’ solo se potete dirlo con coraggio e con tutta la vostra anima, altrimenti dite ‘no’ se avete anche solo un’ombra di dubbio. Per l’amore di Dio, pensateci bene. Per me sarà terribile sentire un no, ma lo prevedo, e troverò le forze per sostenere il colpo. Ma sarebbe ben più terribile essere un marito non così amato, quanto io amo voi”.
Sofja Andreevna, forse la più famosa moglie di scrittore e vera eroina, dette alla luce per il capriccioso Tolstoj (1828-1910) tredici figli. Era 24 anni più giovane del suo prolisso sposo e più volte riscrisse a mano per intero “Guerra e pace”, inserendo le innumerevoli e confuse correzioni dell’autore.
4 / Anton Chekhov – alla moglie Olga Knipper. 29 ottobre 1901
“Anima mia, angelo, cucciola, tesorino, ti prego, credimi, io ti amo, tanto forte ti amo; non dimenticarti di me, scrivimi e pensami più spesso. Qualsiasi cosa possa succedere, anche se tu all’improvviso ti trasformassi in una vecchietta, io ti amerei lo stesso, per il tuo cuore, e la tua indole. […]. Ti bacio forte forte, ti abbraccio e ti bacio ancora. Il letto mi sembra così vuoto, mi sento un misero zitellone, vecchio e acido. Scrivimi!! Tuo Antoine”.
Le lettere di Chekhov (1860-1904) alla moglie sono quasi sempre concise (del resto è suo il famoso aforisma che “la brevità è sorella del talento”), ma sono dolci e ironiche. Chekhov chiama la moglie “cucciola” o “tesorino”, manda bacetti e parole d’amore e scherzosamente minaccia qualche ceffone, se lei non gli scriverà tutti i giorni. Olga aveva la reputazione di essere volubile, ma scriveva comunque al marito doviziose dichiarazioni d’amore: “Ti bacio forte ogni rughetta sul viso”.
5 / Vladimir Nabokov – alla futura moglie Vera Slonim. 8 novembre 1923
“Giuro su tutto ciò che mi è caro, su tutto ciò in cui credo, giuro che di amare come amo te non mi era mai capitato, con questa tenerezza – fino alle lacrime – e con questo senso di splendore. […] Io voglio, più d’ogni cosa, che tu sia felice, e mi sembra di poterti dare questa felicità: una gioia solare, semplice, e per niente comune.
[…] Io ti amo, ti desidero, tu mi sei insopportabilmente necessaria… I tuoi occhi, che splendono di meraviglia, quando, abbandonandoti all’indietro, racconti qualcosa di divertente, i tuoi occhi, e la tua voce, e le labbra, e le tue spalle, così fini, raggianti…”
Intellettuale e snob, Nabokov (1899-1977) era legato a sua moglie in modo commovente e quando erano a distanza, le descriveva nel più stretto e intimo dettaglio ogni particolare della sua vita, anche quelli fisiologici. Proprio a lei dedicò il suo ultimo libro, non terminato.
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