Chi è Monetochka, la popstar che sta conquistando i giovani della Russia

Cultura
TOMMY O'CALLAGHAN
All’inizio era solo un meme. Ora è diventata una popstar. La ventenne Monetochka, che si diverte e stare in equilibrio tra sincerità e sarcasmo, rischia di diventare celebre per aver realizzato il miglior album pop degli ultimi anni

Fermate le ricerche, gente. Abbiamo trovato il disco dell’anno. Liza Gyrdymova era un’adolescente come tante. Poi, un giorno, ha composto al suo pianoforte una ballata sul comunismo piena di battute e sarcasmo, e l’ha postata su VK (il social network più popolare di Facebook in Russia). La canzone è diventata virale e, per farla breve, dopo soli due anni sette delle dieci tracce del suo nuovo album, “Libri da colorare per adulti”, sono ai primi posti della top 100 della classifica russa.

Non si tratta di una popstar come le altre: mescola in modo anomalo vocalizzi infantili e satira. Questo la rende interessante non solo per gli adolescenti ma – fatto curioso – anche tra i critici e le persone sopra la trentina. In più la sua musica è, a dir poco, molto bella.

Il paradiso dei burloni disincantati
“Mamma, non sto facendo il saluto nazista. Ti prego, smettila di dire parolacce, mi comporto benissimo”, cantava una Monetochka sedicenne, in una delle sue prime canzoni all’inizio di una imprevedibile (e imprevista) scalata ai vertici della musica russa.

Sono canzoni come queste che hanno reso Liza il “troll” preferito dei russi: la comunità online godeva nel vedere tutte le icone e i trend della cultura pop messi alla berlina da una ragazzina dalla voce dolce ma che sfornava video Youtube nello stile (quello candido) di Alessia Caraб con in più un forte senso dell’umorismo. La vittima principale era lo stilista di altra moda Gosha Rubchinskiy, spesso deriso per la sua commercializzazione seriosa della cultura sovietica. C’era anche un tocco di surreale: il suo EP d’esordio, “Psychedelic Cloud Rap”, non conteneva nemmeno un accenno di rap. 

Non si trattava però della tipica parodia online: nei video e nelle prese in giro di Monetochka c’era di più. A differenza dei suoi “colleghi” influencer, Liza ha rifiutato ogni tipo di pacchianeria, o di allegria forzata (ad esempio, per fare i suoi video dalla stanza da letto non si truccava nemmeno). Forse, in modo nemmeno previsto, questo l’ha aiutata a far colpo tra la maggioranza silenziosa della gioventù russa, spesso dimenticata proprio a causa della sua silenziosità! Cioè tutti quelli che sono istruiti, ma non hanno spiccati interessi politici, o che sono creativi ma lontani dal mainstream, o che sono oltremodo cinici e disincantati rispetto alla mentalità dei loro coetanei.

Dare un colore a una generazione

La svolta arriva quando Liza comincia a collaborare con il produttore Vitija Isaev. Il primo assaggio viene fornito nel singolo del 2017 “L’ultima discoteca”, una canzone sentimentale di crescita interiore cantata su voci sintetizzate e rullanti in stile nostalgico anni Ottanta.

Se questa canzone si è rivelata buona, sotto ogni profilo, “Libri da colorare per adulti” è servito a rassicurarci che Liza è sempre quella dei meme fatti su internet. Certo, il disco non consiste in 33 minuti di prese in giro di Gosha Rubchinskiy, ma di sicuro mantiene la sua stessa cattiveria. Come altri artisti con una “coscienza sociale”, tipo Kendrick Lamar, Liza sfugge alla tentazione, molto forte, di credere di essere la rappresentazione della gioventù moderna in Russia. Piuttosto utilizza, per questo proposito, una serie di personaggi-umori piuttosto capricciosi.

Il singolo principale dell’album, Каждый раз (“Kazhdyj raz” “Ogni volta”), contiene questo ritornello:

Se avessi un centesimo per ogni volta, ogni volta che ho pensato a te
Sarei un senzatetto tra le colline, sarei la ragazza più povera in circolazione

La protagonista, una ragazza che si definisce “ideale e indipendente” e che “è fiera e autosufficiente”, non sembra tenere fede al proprio autoritratto (perché mai una ragazza del genere sarebbe così ossessionata dal suo ex, altrimenti?). In un certo senso, è lo specchio della generazione-internet: cresciuta e indurita dal black humour, ma spesso pronta a mettersi sulla difensiva quando la superficie viene grattata un poco.

Non è solo una battuta. Se il ritratto che Monetochka fa della Russia è ricco e pieno di humour, il suo invito a una auto-riflessione nazionale supera i confini della cultura pop. Nell’album, insomma, c’è un messaggio più profondo, cioè che la Russia non deve lasciare che la sua storia offuschi il suo futuro. È un messaggio chiaro fin dalla traccia di apertura,”L’arca russa”, una canzone nazionalistica dai toni molto sarcastici con un saluto ironico ai maggiori tesori del Paese: il kvass, le iconostasi, il crooner Stas Mikhajlov. Lo stesso vale per “90”, che riutilizza in modo derisorio vecchie narrazioni sulla Russia degli anni Novanta.

“Negli anni ’90 le persone venivano uccise / E tutti giravano senza vestiti / L’elettricità non esisteva / Solo lotte per avere jeans e Coca-Cola.

I più cinici diranno che è una visione molto scettica del passato del Paese, eppure queste sono alcune delle canzoni più ottimistiche di tutto l’album (il tono disco-pop leggero che le accompagna è tanto nostalgico quanto i testi sono graffianti). L’unico tentativo vero di sincerità si trova nella canzone “Il tuo nome”, che induce alle lacrime parlando di una storia di perdita con sotto un malinconico beat da discoteca (e nonostante la gravità del tema, ha avuto un successo straordinario).

Sei scomparso, non nel vuoto né nell’oscurità, no sei andato via / Ti sei unito all’aria, sei diventato un vapore. Ciò che rimane sono lettere sull’indirizzo, sui documenti / E quelle lettere recitano il tuo nome / Al limite della vita adulta

L’ampiezza del suo richiamo non è semplice da spiegare. Molto, con gran probabilità, è dovuto alla sua età. Ora proprio al limitare della vita adulta (ha compiuto 20 anni il 1º giugno scorso) si trova al punto giusto (sentimentalmente parlando), che evoca nostalgia adolescenziale ma che riesce a rimanere accettabile anche ad altre persone.
Inoltre, è russa in maniera quintessenziale. Insieme seria e satirica, matura e bambinesca, testarda e vulnerabile: mai il pop era riuscito così bene a catturare la complessità e l’angoscia dell’identità nazionale.

Non dà nessun segno di voler abbandonare le sue radici, comunque: “Libri da colorare per adulti” si chiude con la ballata alla tastiera “Post-Post”, molto spiritosa, che parla della mania dei giovani per le pseudo-filosofie. Si può quasi immaginare Liza mentre registra la canzone in camera sua (almeno, i tasti appiccicosi si sentono davvero). Questa canzone dimostra che le sue nuove fatiche non hanno ucciso il suo senso dell’umorismo, visto che termina all’improvviso dicendo: “Non ho ancora pensato a come finirla”.
Dite quello che volete, ma sa come farvi pensare.

Ascoltate qui “Libri da colorare per adulti” (in russo: Raskraski dlja vzroslykh”).

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