Quando Richard Gere voleva interpretare Pushkin, non sapendo che era mulatto

Reuters
Durante il primo dei suoi viaggi a Mosca e San Pietroburgo (allora Leningrado), il celebre attore hollywoodiano si appassionò alla vita del poeta e avrebbe voluto impersonarlo in un film, ma i produttori lo trovarono troppo bianco. Questa e altre avventure russe dell’interprete di Pretty Woman

Richard Gere arrivò per la prima volta in Russia ai tempi della Perestrojka, alla fine degli anni Ottanta, mentre la sua visita più recente risale allo scorso novembre, quando è stato invitato a Mosca per presentare i nominati ai premi musicali BraVo.

BraVo è un nuovo premio russo per la musica classica e pop. Gere era in compagnia di celebrità del calibro di Sophia Loren, e di veterani della musica, come i Duran Duran e Natalia Imbruglia. Nel suo discorso, Gere ha espresso fiducia nel grande futuro del premio e ha ricordato la sua prima visita a Mosca del 1989.

Il progetto Pushkin

Nel 1989, Gere arrivò in Unione Sovietica su invito dell’International Moscow Film Festival, ma ebbe il tempo anche per un viaggio a Leningrado (ora San Pietroburgo), dove visitò l’appartamento di Aleksandr Pushkin, in cui il poeta è morto nel 1837. La storia del poeta ucciso al culmine della sua gloria in un duello per proteggere l’onore della moglie, affascinò l’attore americano.

Dopo essere tornato negli Stati Uniti, Gere scrisse al regista Sergej Solovev, che aveva incontrato al festival, manifestando l’interesse di fare un film su Pushkin. Gere disse che non riusciva a togliersi dalla testa la storia della vita del poeta. “Facciamolo nonostante tutte le difficoltà”, scrisse Gere a Solovev, e lo invitò a Hollywood.

Il loro piano prevedeva la realizzazione del film negli Stati Uniti, con Gere nel ruolo di protagonista e Solovev come regista. Grazie alla sua enorme popolarità dopo “Pretty Woman”, uscito nel 1990, Gere aveva la possibilità di avvicinarsi ai dirigenti di diversi importanti studi cinematografici per cercare supporto economico.

“Un pezzo grosso di Hollywood disse a Gere: ‘Perché sei così ossessionato da Pushkin? Certo, è un grande poeta russo. Ma prima di iniziare questa offensiva psicologica su di noi ti saresti potuto informare meglio su di lui! Era nero [più precisamente era lievemente mulatto; infatti uno dei bisnonni di Pushkin era africano] e tu non lo sei… Ci abbiamo pensato e realizzeremo il progetto, ma a interpretare Pushkin sarà Michael Jackson’”, ricorda Solovev, che rimase scioccato dall’idea. E così, il progetto Gere-Pushkin svanì.

Diversi anni dopo, nel 1995, Gere partecipò nuovamente al Moscow Film Festival, questa volta come presidente della giuria. C’era una tale eccitazione in giro, da non permettergli nemmeno di camminare per pochi metri fino alla sala della conferenza stampa nell’edificio accanto al suo hotel. Gli organizzatori insistettero per chiamare una limousine e Gere impiegò 40 minuti per raggiungere la sua destinazione. Gere si rivelò un presidente molto severo; quell’anno non venne assegnato a nessuno il premio principale del festival.

Amore per le icone

Pushkin non è stata l’unica leggenda russa a colpire l’attore americano. Anche il pittore medievale di icone Andrej Rublev ha avuto su di lui lo stesso impatto. Durante una delle visite di Gere a Mosca – con la fidanzata Cindy Crawford nel 1990 – l’attore voleva cogliere l’essenza delle icone russe, e così visitarono il Museo dell’antica arte russa.

“Ancora una volta, come con Pushkin, Gere impazzì, appassionandosi di icone russe. Fu molto colpito da Rublev e da Teofane il greco. E, naturalmente, [l’icona più famosa di Rublev] ‘La trinità’ fu quella che maggiormente stimolò la sua immaginazione”, afferma Solovev.

Si dice che durante questo viaggio Gere volesse chiarire le cose con la Crawford. Andò come aveva sperato, perché i due poco dopo si sposarono.

Un’altra volta, fu mostrato a Gere come i russi potevano comprare alcolici di notte, quando i negozi di liquori erano chiusi. Insieme a Solovev, Gere entrò in una delle stazioni ferroviarie di Mosca alle 2 del mattino. Un uomo andò loro incontrò e li scortò al piano di sotto in una stanza caldaie. Lì, la star di Hollywood e il regista russo ricevettero due bottiglie di vodka ghiacciata e tre pezzi di pollo alla griglia ancora caldi. L’acquisto di cibo e bevande in una stanza caldaie di una stazione ferroviaria impressionò la stella di “American Gigolò” non meno di una visione delle icone di Rublev.

Giornalisti delusi

Gere, che è buddista, è anche noto come buon fotografo, e a metà degli anni Duemila ha portato a Mosca la sua mostra di fotografie dedicate al Tibet. Secondo i resoconti dei media, quella visita non ebbe episodi memorabili come un decennio prima.

Presentando le sue foto, Gere parlò del buddismo, e i giornalisti rimasero un po’ delusi perché nella vita reale l’attore non corrispondeva alla sua immagine cinematografica del miliardario macho che era radicato nella testa della gente dopo “Pretty Woman”. L’attore era ora più interessato alla conversazione filosofica.

I media riferirono che Gere voleva incontrare anche il presidente Putin per discutere la situazione dei malati di Hiv. Putin, però, non era a Mosca, in quei giorni.

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