Al Garazh la prima Triennale d’arte russa contemporanea

A visitor at the opening of the spring exhibition season at Garage Museum of Contemporary Art in Moscow.

A visitor at the opening of the spring exhibition season at Garage Museum of Contemporary Art in Moscow.

Vladimir Vyatkin/RIA Novosti
Il museo moscovita presenta gli artisti più originali e sconosciuti di oggi. Installazioni interattive e suggestive, esposte fino al 14 maggio

Installazioni interattive, opere d’arte mobili, riferimenti alla cultura di massa sovietica. Fino al 14 maggio 2017 il Museo Garazh di Mosca ospiterà la prima Triennale d’arte russa contemporanea. Un progetto che ha l'ambizioso obbiettivo di scoprire gli artisti più originali, e soprattutto sconosciuti, che “si nascondono” nell’immenso territorio russo. Rbth ha individuato alcuni tra i protagonisti più interessanti.

1            Collettivo artistico “Dove corrono i cani”, “Robo-turibolo”

Un'installazione del collettivo artistico “Dove corrono i cani”, “Robo-turibolo”. Fonte: Oleg KrasnovUn'installazione del collettivo artistico “Dove corrono i cani”, “Robo-turibolo”. Fonte: Oleg Krasnov

Gli artisti Olga Inozemtseva, Aleksej Korzukhin, Vladislav Bulatov e Natalja Grekhova non si possono certo definire degli esordienti. Il loro gruppo si è costituito nel 2000 a Ekaterinburg e si è già guadagnato una fama internazionale. Nel 2012 sono stati premiati in Austria, a Linz, a uno dei più prestigiosi festival internazionali di arte digitale, Ars Electronica. E prima di allora le loro installazioni interattive e i loro video erano stati presentati a numerose esposizioni in Russia, Inghilterra, Italia, Germania, Francia e in altri paesi.

Alla Triennale di Mosca propongono la loro nuova installazione mobile, un “disco volante” appeso a un filo, da cui fuoriesce a intervalli del fumo: un’allusione al turibolo usato nelle chiese. L’opera è una riflessione sul ruolo attivo che la Chiesa, in Russia separata dallo Stato, cerca di avere nella vita dell’uomo contemporaneo.

2.            Nikolaj Panafidin, “Sculture cinetiche”

Nikolaj Panafidin, “Sculture cinetiche”. Fonte:  Vyacheslav Prokofyev/TASS Nikolaj Panafidin, “Sculture cinetiche”. Fonte: Vyacheslav Prokofyev/TASS

A voler essere precisi Nikolaj Panafidin, originario di Cheljabinsk, non è un artista a tempo pieno, la sua professione principale infatti è quella di ingenere edile. Il che sorprende guardando le sue strabilianti sculture mobili che potrebbero competere per la loro bellezza con le opere di classici dell’arte cinetica come Jean Tinguely o Julio Le Parc. Fonte d’ispirazione di Panafidin è l’arte scenografica: di tanto in tanto collabora con scenografi teatrali, realizzando oggetti di scena. I curatori dell’evento lo considerano la più grande scoperta della Triennale di quest’anno.

3.            Damir Muratov, “Ciclo di quadri”

Damir Muratov, “Ciclo di quadri”. Fonte: Oleg KrasnovDamir Muratov, “Ciclo di quadri”. Fonte: Oleg Krasnov

L’artista, 50 anni, vive e lavora a Omsk, esponendo principalmente le sue opere nei musei e nelle gallerie locali. Lo si potrebbe definire un erede della Pop art e del Concettualismo e le sue opere possiedono una forte connotazione nazionale. Nella serie di quadri esposti al Museo Garazh traspaiono riferimenti alla cultura di massa sovietica, dalle locandine cinematografiche, alle confezioni di sigarette, per finire con i paesaggi popolari in Russia fin dall’epoca degli zar.

4.            Anatolij Osmolovskij, “Autoritratto in oro”

Anatolij Osmolovskij, “Autoritratto in oro”. Fonte:  Vladimir Vyatkin/RIA NovostiAnatolij Osmolovskij, “Autoritratto in oro”. Fonte: Vladimir Vyatkin/RIA Novosti

Un ironico automonumento in stile futurista in cui l’artista si ritrae nelle vesti di un sommo sacerdote. Agli inizi degli anni Novanta Anatolij Osmolovskij aveva esordito con una serie di performance artistiche per poi passare alla creazione di oggetti e installazioni di carattere politico-sociale. Con questi ultimi si è affermato con successo in una serie di mostre internazionali, inclusa la Biennale di Venezia. Alla Triennale di Mosca espone le sue opere nella sezione “Master-figura” insieme ad altri classici dell’arte russa contemporanea quali Dmitrij Prigov e Andrej Monastyrskij.  

5.            Majana Nasybullova, “Ambra d’oggi”

Majana Nasybullova, “Ambra d’oggi”. Fonte: Oleg KrasnovMajana Nasybullova, “Ambra d’oggi”. Fonte: Oleg Krasnov

L’installazione dell’artista 28enne originaria di Novosibirsk, composta da oggetti cristallizzati nell’“ambra”, rappresenta la memoria collettiva e privata del Paese. Nella sua “ambra”, che imita le resine epossidiche, si concentra la nostalgia per le coste del Baltico, meta agognata di vacanza per i russi provenienti dall’intera Unione Sovietica, da cui si riportavano come souvenir scaglie d’ambra lasciate dal mare. All’interno di queste creazioni sono racchiusi appunti, biglietti, telefonini e decine di altri oggetti segni di una memoria cristallizzata.

6.            Zip Group, “Scuola 1,5 x 1,5”

Zip Group, “Scuola 1,5 x 1,5”. Fonte: Vyacheslav Prokofyev/TASSZip Group, “Scuola 1,5 x 1,5”. Fonte: Vyacheslav Prokofyev/TASS

L’installazione interattiva è composta da cubi delle dimensioni di metri 1,5 x 1,5. Ciascuno contiene una sorta di “scuola d’arte” dove è possibile sperimentare numerose pratiche artistiche senza uscire dal museo. Per esempio, alla “scuola di minimalismo e pulizia” s’impara a stendere sui fili in modo concettuale degli asciugamani monocromatici e nella “scuola di videocomunicazione orizzontale” si possono scattare selfie o registrare video su smartphone per poi lasciarli in visione allo spettatore successivo. I componenti di Zip Group, originari di Krasnodar, sono ormai diventati a tutti gli effetti un collettivo della capitale. Una delle tante loro personali s’inaugura il 21 marzo al Museo d’arte contemporanea russa.   

7.            Mikhail Smagljuk, “Frammenti d’atelier”

Mikhail Smagljuk, “Frammenti d’atelier”. Fonte: Oleg KrasnovMikhail Smagljuk, “Frammenti d’atelier”. Fonte: Oleg Krasnov

L’atelier di Smagljuk ricorda per certi versi la bottega di un vecchio rigattiere e per altri un negozio incantato uscito da una fiaba di Hofmann o di Andersen. Nel suo “microcosmo personale” l’artista raccoglie migliaia di piccoli oggetti e minuzie che assembla dando vita a fantasiosi oggetti che abitano l’atelier. Una parte di queste meraviglie viene esposta ora alla Triennale.  

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