Sergej Polunin e Natalia Osipova. Fonte: ufficio Stampa
La vita dentro e fuori dai teatri. L'amore per la danza, i sacrifici e i sogni nel cassetto. La star russa della danza Sergej Polunin si racconta in un'intervista esclusiva.
Qualche anno fa ha deciso di lasciare Covent Garden abbastanza inaspettatamente. Perché?
I ballerini non godono di alcun diritto lì. E non sono autorizzati a fare nulla. Quando ero piccolo avevo un obiettivo: diventare il miglior ballerino del mondo ed esibirmi nei teatri migliori. Ci sono quasi riuscito. Ma non ho denaro, né gloria, né libertà. E nemmeno traggo soddisfazione da quello che faccio. Non riesco a capire perché uno dei principali ballerini al mondo abbia così tante restrizioni. Perché nessuno mi riconosce per strada? Perché non posso partecipare a qualche spot pubblicitario? O lavorare in tv? O partecipare a qualche show? Baryshnikov in America lo faceva. E credo che facesse bene. Ne ho parlato con Monica Mason, il direttore artistico di allora, ma non è cambiato nulla. Così ho deciso di mollare.
In Russia ha raggiunto tutto ciò che voleva, liberà di scelta, denaro, fama?
Beh, in generale, sono libero: ballo dove e quando voglio. Sto lavorando a diversi progetti, anche al di là della danza. A Londra verrà presentato un film-documentario su di me, che racconta il ruolo che ha avuto la famiglia nella formazione di un ballerino, i sacrifici e le difficoltà che si devono affrontare durante la carriera, la psicologia dell’artista, dagli esordi fino al successo.
Il famoso video "Take Me To Church" diretto da LaChapelle sulla musica di Hozier, visto da oltre tre milioni e mezzo di persone su Internet, fa parte del film di cui ci parlava?
Sì, lo abbiamo girato alle Hawaii nel 2014. Insieme a un mio amico abbiamo studiato la coreografia in pochi giorni. In quel periodo volevo abbondare la danza classica e iscrivermi a una scuola di recitazione a Los Angeles. E sarebbe stato l’ultimo ballo della mia vita. Ho pensato: bene, giro questo ultimo video e poi cambio totalmente vita. Ma ho pianto durante tutta la durata delle riprese. Ero sconvolto e non sapevo perché. Alla fine è stato il mio amico a iscriversi alla scuola di recitazione. Mentre io ho continuato a ballare. E a lavorare per un film. LaChapelle sta scrivendo la sceneggiatura per un nuovo musical dove io interpreterò il ruolo principale. È un ruolo in cui ballo e basta, praticamente senza dialoghi. Durerà 40 minuti e sarà girato a Hollywood.
Fonte: David LaChapelle Studio
E per quanto riguarda il balletto?
Vorrei comprare uno studio in Serbia dove poter lavorare ai miei progetti e dove anche altri artisti possano lavorare. La vita in Serbia non costa molto. A Londra invece vorrei creare una fondazione, il Polunin Project, per aiutare i giovani ballerini a “liberarsi” dall’oppressione dei teatri. Perché i cantanti d’opera possono esibirsi ovunque, mentre i ballerini sono “di proprietà” dei teatri?
E per quanto riguarda i progetti più a breve termine? In autunno avrebbe dovuto esibirsi alla Scala di Milano con Svetlana Zakharova nella versione di Ratmanskij della Bella Addormentata. Ma poco prima del debutto si è tirato indietro per via di un infortunio.
Mi è capitato un infortunio. Certo, avrei potuto andare a Milano e cercare di ballare ugualmente, nonostante l’infortunio. Ma in qualche modo ho capito che avrei dovuto essere più responsabile: nei confronti miei, della mia famiglia. Per tutta la vita mi sono sempre comportato come un bambino, non ho mai voluto crescere. Ora invece ho capito che devo portare a termine ciò che inizio: per esempio, vorrei ballare solo con Natasha Osipova. Credo sia la ballerina più interessante al mondo e sono disposto a fare di tutto per ballare con lei.
Anche Natalia Osipova sembra disposta a fare molto: ha rifiutato di ballare Manon a Milano con un altro partner.
Natasha aveva chiesto un ballerino più forte e affidabile. Per lei era importante, visto che era rimasta ferma un po’ di tempo per via di un infortunio. Ma la sua richiesta non è stata ascoltata. Ora che abbiamo deciso di ballare insieme, difenderemo questa scelta fino all’ultimo.
Solamente un anno fa aveva dichiarato di voler ballare con diverse ballerine. Si sta contraddicendo?
Lo avevo detto prima di conoscere Natasha. Ma anche prima di incontrarla sapevo che saremmo stati insieme. Era il mio sogno... Non volevo ballare con Natasha: ho rimandato il nostro incontro fino all’ultimo, perché sapevo che non appena ci fossimo conosciuti sarebbe stata la fine. Dopo la prima prova di Giselle alla Scala mi sono svegliato la notte e ho pensato: “Ecco, è successo”. Abbiamo tenuto due spettacoli alla Scala e ovviamente tutti hanno notato che c’era qualcosa tra di noi. I sentimenti veri traspaiono dal palco. La gente mi si avvicinava e diceva: “Non hai mai guardato nessuno così”. E in effetti avevano ragione. Per quattro anni non avevo nemmeno mai guardato le mie ballerine negli occhi.
Qui la versione originale dell'intervista
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