Fiori e candele sul luogo dove il 27 febbraio 2015 è stato assassinato l’oppositore russo Boris Nemtsov. Fonte: AP
Esattamente un anno fa, il 27 febbraio 2015, nel cuore di Mosca a tarda notte è stato ucciso Boris Nemtsov, ex vice primo ministro russo ed esponente dell’opposizione. Il comitato investigativo ha chiuso il caso nel gennaio 2016: sul tavolo degli imputati sono finiti cinque presunti colpevoli, da tempo in stato di arresto.
A organizzare e commissionare l’omicidio, secondo l’accusa, sarebbe stato Ruslan Mukhudinov, che la stampa e le fonti vicine al caso hanno descritto come autista personale e collaboratore di Ruslan Geremeyev, uomo vicino alla cerchia del leader ceceno Ramzan Kadyrov. Gli inquirenti però non sono stati in grado di stabilire né il movente, né il luogo in cui lui si trovava.
Nella foto, Zaur Dadayev, i fratelli Anzor e Shadid Gubashev, Temirlan Eskerkhanov e Khamzat Bakhaev, accusati di essere coinvolti nell'omicidio di Boris Nemtsov. Fonte: Anton Denisov / RIA Novosti
Cecenia-Mosca, andata e ritorno
Così come si legge nel documento finale, l’accusa sostiene che la morte di Nemtsov sarebbe stata pianificata già alla fine di settembre 2014. Una teoria che quindi escluderebbe l’idea che Nemtsov sia stato assassinato per via della sua presa di posizione sull’attentato islamista contro la redazione francese di Charlie Hedbo (gennaio 2015): il leader dell’opposizione, infatti, aveva difeso il ruolo dei giornalisti, parlando di “un’inquisizione islamica medievale”.
Al termine dell’indagine gli inquirenti hanno stabilito che l’omicidio sarebbe avvenuto solamente per interessi economici. Mukhudinov, sostiene l’accusa, avrebbe promesso il pagamento di 15 milioni di rubli (224mila dollari, secondo il cambio di allora) per l’omicidio. L’uomo che secondo gli investigatori avrebbe premuto il grilletto sarebbe stato Zaur Dadayev, un ex soldato del battaglione ceceno “Sever” (nord, in russo). Gli inquirenti sospettano poi che ci siano altre quattro persone coinvolte nel caso.
Secondo quanto emerso, i colpevoli sarebbero arrivati a Mosca, si sarebbero messi sulle tracce di Nemtsov e lo avrebbero ucciso mentre stava rientrando a casa dopo una cena al ristorante insieme alla modella ucraina Anna Duritskaya. La ragazza non è stata ferita. Il giorno successivo quasi tutti i presunti autori dell’omicidio avrebbero lasciato Mosca, per essere però arrestati una settimana più tardi in Inguscezia. Il sesto sospettato è stato rintracciato in Cecenia, ma si è fatto esplodere prima di finire in manette.
Subito dopo l’arresto, il leader ceceno Kadyrov sul suo profilo Instagram aveva definito Dadayev un “vero patriota della Russia”, nonché uno dei “soldati più valorosi”.
L’inchiesta
Secondo gli amici di Nemtsov e l’avvocato di famiglia Vadim Prokhorov, la prima fase dell’inchiesta è stata portata avanti in maniera molto professionale. Ma a maggio è cambiato il giudice istruttore e, secondo Prokhorov, le indagini hanno subito una battuta d’arresto. Dopo i primi interrogatori e le confessioni di Dadayev (poi smentite nell’arco di un paio di giorni), alla stampa è stato fatto il nome di Ruslan Geremeev come possibile organizzatore dell’omicidio (anche lui legato al battaglione “Sever”).
Nella versione finale della sentenza, Mukhudinov e “altre persone non identificate” sono state indicate come organizzatori e mandanti dell’omicidio. Una conclusione “assurda”, secondo le persone vicine a Nemtsov. “A finire in carcere e davanti al giudice sono stati solamente dei mercenari - sostiene Prokhorov -. L’autista di Geremeev, ricercato, non aveva niente contro Nemtsov (nei documenti dell’inchiesta non è stato stabilito alcun movente, ndr), nemmeno i 15 milioni di rubli promessi ai mercenari. Ciò lascia intendere che né i mandanti, né gli autori materiali dell’omicidio sono stati identificati, così come non è stato individuato il movente”.
Gli avvocati della famiglia di Nemtsov hanno chiesto che venisse interrogato Ramzan Kadyrov e delle persone a lui vicine, poiché “Dadayev proveniva da un battaglione controllato da Kadyrov e tutti sanno che a Grozny (capitale della Cecenia, ndr) nulla si fa senza il suo benestare”, sostiene Prokhorov. Kadyrov si è detto disponibile a rispondere alle domande degli inquirenti se fosse stato necessario, ma non è mai stato convocato.
I compagni di partito di Nemtsov sono convinti che si tratti di un omicidio a sfondo politico, attribuibile alle critiche avanzate contro il Presidente e all’inchiesta sugli assegni ai militari russi nel sud-est dell’Ucraina.
“Perché qualcuno vicino al leader ceceno avrebbe dovuto uccidere un esponente dell’opposizione, in quel luogo e in quel momento?”, si chiede Ruslan Milchenko, direttore del Centro di informazione federale Analisi e Sicurezza, vecchio collaboratore delle forze dell’ordine. “Nel Caucaso - conclude -, si sa perfettamente quali problemi potrebbe avere il potere con un omicidio del genere”.
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