Russia e Turchia: il disgelo è possibile?

Disegno di Aleksej Iorsh

Disegno di Aleksej Iorsh

Dall'abbattimento del jet militare russo all'introduzione delle sanzioni. Cosa è cambiato nelle relazioni tra Ankara e Mosca, e cosa ci si può aspettare per il futuro?

Dopo che la Turchia ha abbattuto il jet militare russo Su-24 che sorvolava il territorio siriano, la Russia non ha reagito a questa aggressione con un’altra azione aggressiva. Mosca si è limitata a introdurre delle sanzioni nei confronti dell’ex partner la cui azione era stata definita da Putin “una pugnalata alle spalle”. Il colpo ormai è stato inferto, ma la ferita è tuttora viva?

Il Partito della giustizia e dello sviluppo del presidente Erdogan è un partito islamico moderatamente conservatore che ha avviato nel Paese una politica di ristrutturazione volta a trovare un nuovo posto alla Turchia sulla scena mondiale. Inoltre, la dottrina di politica estera della Turchia, che si può sintetizzare nella formula “zero problemi coi Paesi vicini”, inizialmente del tutto pacifica, col passare del tempo si è andata progressivamente orientando verso un’intensificazione del ruolo politico della Turchia a livello globale e nei Paesi limitrofi finalizzata alla formazione di gruppi lobbistici che potessero influenzare l’adozione delle risoluzioni. Tutto ciò è stato fatto promuovendo istanze di tipo religioso (l’islamismo), etnico (il turchismo) e storico (il neo-osmanismo).

Russia e Turchia: l’illusione di una partnership

La Russia si è dovuta scontrare coi tentativi da parte della Turchia di esercitare un’influenza sulle sue regioni, facendo leva sui fattori summenzionati, ma ciò non ha prodotto una revisione dei rapporti bilaterali. Tuttavia, dopo gli avvenimenti della Primavera araba, le finalità e gli obiettivi dei due Paesi hanno cominciato a divergere radicalmente.

La leadership turca, con l’ascesa al potere in Egitto dei Fratelli musulmani, movimento percepito come affine, si è resa conto di avere delle opportunità per guidare il processo di cambiamento in Siria e attraverso l’opposizione moderata islamica di mettere alla guida del Paese un’élite a lei fedele. Tuttavia, Ankara non aveva fatto i conti con l’opposizione della Russia. Mosca si è espressa per un cambio di regime pacifico e costituzionale e per la salvaguardia delle istituzioni statali per scongiurare una situazione come quella libica, dove una miriade di clan oggi devasta un governo in passato assolutamente solido, anche se guidato da un “dittatore”.

La posizione dei due stati diverge anche su altri temi quali l’annessione della Crimea alla Russia e la questione del genocidio armeno. Ma ciò che essenzialmente emerge come esito del processo geopolitico e di costruzione della pace è che Russia e Turchia hanno una percezione diversa della questione della sicurezza e della geopolitica e che una partnership strategica tra i due stati non è risultata che una mera illusione, fondata esclusivamente sull’economia.

Mosca attende delle scuse

Dopo l’abbattimento del jet militare russo e la fine del suo pilota premeditatamente ucciso, la Turchia ha cominciato a inviare alla Russia dei segnali su una possibile collaborazione. Tuttavia, alla leadership turca, con la sua visione orientale, non può sfuggire che tra i due paesi è stato versato il sangue di militari e che la Russia ha ora il diritto di attendersi delle scuse adeguate al fatto commesso.

Uno degli esecutori dell’assassinio del pilota russo è stato arrestato in Turchia per un altro episodio. La parte turca non ha intenzione di porgere le sue scuse e ha dichiarato che il velivolo russo ha violato per alcuni secondi lo spazio aereo turco. Anche supponendo che malgrado tutte le smentite della Russia, la Turchia possa aver ragione non esiste pretesto alcuno per abbattere un aereo, né tantomeno per uccidere il suo pilota.     

Sarà possibile una normalizzazione?

Risulta evidente che Russia e Turchia saranno condannate o a collaborare, o a scontrarsi. Attualmente si rileva una diminuzione nella frequenza dei contatti bilaterali e un congelamento delle relazioni che in qualunque momento potrebbe sortire esiti imprevedibili.

Perché vengano ripristinate le relazioni tra i due Paesi occorre che esista una volontà da entrambe le parti. Per la Russia, la Turchia dovrebbe cessare la sua politica aggressiva, presentare le sue scuse e cambiare la sua dottrina di politica estera, azioni assai poco ipotizzabili con il regime vigente. In ogni caso un piccolo spiraglio per il futuro continua a esistere, ma è ancora una volta legato all’economia e non a garantire dei cambiamenti a lungo termine. Questa prospettiva ha che fare col dialogo sul tema del gas con la Russia e l’impossibilità da parte della Turchia di attuare un accordo di collaborazione pienamente soddisfacente col Qatar.

La realizzazione di tale prospettiva è insita nel rafforzamento della Turchia, minata al suo interno da conflitti, e nel passaggio a quella politica moderata di pace che una potenza regionale è tenuta ad attuare. 

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