Disegno di Aleksej Iorsh
Le sanzioni che l’Ue ha introdotto da luglio a dicembre 2014 sono di tipo economico (volte a colpire l'esportazione di tecnologie upstream, dual use e del settore militare), finanziario, commerciale nonché rivolte a personalità giuridiche e persone fisiche. In risposta, da parte della Federazione russa sono state introdotte contromisure che puntano a danneggiare l’importazione di prodotti dall’Ue. Il volume degli scambi commerciali tra Italia e Federazione Russa, in questo periodo di crisi economico-finanziaria largamente diffusa e di sanzioni, continua a diminuire, rafforzando quindi la tendenza negativa che lo ha caratterizzato a partire dal 2014 e nel primo semestre del 2015. In base ai dati Rosstat delle dogane russe, note negative riguardanti le esportazioni verso la Russia provengono da tutti i settori italiani: in particolare nel 2015 sarà registrato - rispetto all'anno 2014 e in costante trend negativo dal 2013 - un calo nei settori: "mezzi di trasporto" (oltre il 60%); "agroalimentari e bevande" (oltre il 44%); "arredamento ed edilizia" (circa il 30%) e "moda e accessori" (oltre il 22%).
La flessione dell'interscambio tra Italia e Russia è influenzata anche dalle minori importazioni italiane di gas, greggio e materie prime russe. Oltre al danno diretto dal mancato export verso la Russia, è possibile individuare danni indiretti e permanenti, la cui quantificazione non appare agevole da misurare. Ad esempio l'esportazione di alcuni prodotti italiani (in parti- colare del comparto ortofrutta) che venivano esportati in Russia anche attraverso "triangolazioni" con partner europei come Germania e Olanda; l'esportazione di "impianti" industriali, data la mancanza di crediti all'export e ai committenti russi sanzionati come personalità giuridiche; difficoltà finanziarie in valuta per gli investitori russi in Italia e quelli italiani in Russia; per non parlare dei prodotti che non esportati in Russia si riversano negli altri paesi europei.
I danni permanenti è facile intuirli, ad esempio con la comparsa dei "prodotti sostitutivi", che i russi stanno introducendo nelle loro abitudini di consumo e che difficilmente saranno riconquistati. Ciò considerato, è evidente che continuare con la politica delle "sanzioni" sia da parte dell'Ue, che della Federazione, porterà danni irreversibili alle esportazioni italiane, accentuando i punti di debolezza intrinsechi nelle categorie dell'export italiano verso la Russia. I semilavorati industriali godono di buona reputazione e sono collocati nella fascia alta del mercato, confermando il successo del settore chimico e farmaceutico. La meccanica e componenti soffrono per le difficoltà di accesso al credito e per i costi elevati delle assicurazioni all'export, nonché per la scarsa preparazione delle aziende italiane a partecipare ai tender russi. Automobili e mezzi di trasporto evidenziano un sensibile arretramento delle esportazioni, anche se grazie alle auto di lusso come Ferrari e Maserati risultiamo fra i leader nel segmento. Nell'arredamento sono presenti forti restrizioni del sistema bancario nella concessione di crediti mobiliari ed il sistema distributivo non è sufficientemente sviluppato.
E anche alcuni settori come quelli relativi alla moda e alla vendita di accessori sono condizionati dalla forte stretta sui crediti al consumo, che ha limitato le disponibilità finanziarie degli operatori e dei consumatori.
Infine, le difficoltà sono evidenti anche nella dimensione geografica del mercato stesso, che non agevola il trasferimento dei pro- dotti. Si pensi al caso dell'agroalimentare: pesano un sistema com- plesso di certificazione e registrazione, la debole presenza nella grande distribuzione e l'esistenza di un regime delle licenze per gli alcolici e gravi misure restrittive in vigore da agosto 2014. Anche qui l'Italia continua a cavarsela meglio degli altri e a ricoprire posizioni di leadership per vini e pasta, olio e acque minerali, bevande, prodotti da forno e caffè.
L'autore è presidente della Camera di Commercio Italo-Russa
L'articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Rbth del 17 settembre 2015
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