Ribelli nella città siriana di Al-Bab, 15 gennaio 2017.
: ReutersLa capitale del Kazakhstan, Astana, sta ospitando in queste ore i primi negoziati dalla primavera del 2016 tra il governo siriano e l’opposizione armata. Il vertice è stato indetto grazie alla mediazione della Russia e delle due potenze regionali direttamente coinvolte nella guerra siriana: Turchia e Iran. In previsione dei negoziati è stata annunciata dal 30 dicembre una tregua tra il governo e l’opposizione (non estesa ai terroristi).
Oltre al governo, all’opposizione e ai tre Paesi mediatori, ai colloqui prenderanno parte anche rappresentanti dell’Onu. Il 19 gennaio il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha confermato che l’invito è stato esteso anche agli Stati Uniti, malgrado la ferma opposizione dell’Iran.
Una trattiva complessa
L’Iran, al pari della Russia, appoggia Bashar Assad nel conflitto siriano, ma sostenendo una linea più intransigente. Così il Presidente iraniano Hassan Rouhani ha accusato gli Usa e l’Arabia Saudita di “appoggiare i terroristi” e si è dichiarato contrario a una loro partecipazione ai negoziati. L’Iran appare critico anche verso un altro membro della troika, la Turchia, che a suo giudizio, avrebbe introdotto illegalmente le proprie truppe in territorio siriano.
Aleksej Malashenko, esperto di problemi mediorientali del Centro Carnegie di Mosca, sostiene che la Russia non dispone di efficaci strumenti di pressione nei confronti dell’Iran.
“L’Iran aspira ad avere un ruolo di leadership in una regione che è strategicamente importante e non è disposto a cedere il passo a nessuno, Russia inclusa”, sostiene l’esperto in un’intervista a Kommersant
L’arabista Leonid Isaev, titolare della cattedra di Politologia presso l’Università nazionale di ricerca Alta scuola di Economia di Mosca, rileva che l’esigenza dei mediatori è quella di coinvolgere nei negoziati quante più parti possibili, al fine di ottenere un esito positivo. “Come si fa a conseguire una risoluzione del conflitto siriano senza la partecipazione dei curdi? O degli americani e dei Paesi del Golfo Persico? - dichiara Isaev a Rbth -. Se a intervenire saranno solo rappresentanti del regime siriano, dell’opposizione e della troika Russia-Turchia-Iran il problema non si risolverà”. Per il momento, secondo l’esperto, la Russia avrebbe delle difficoltà anche a non far confliggere Turchia e Iran tra loro. Per tale ragione non si sa se i colloqui di Astana potranno costituire davvero una svolta.
La mappa della Siria. Fonte: Onestopmap - Rbth
L’alleanza russo-turca
Sullo sfondo dei dissensi esistenti con l’Iran, la Turchia ha intensificato la sua cooperazione con la Russia. Il 18 gennaio le forze dell’aviazione dei due Paesi hanno sferrato attacchi congiunti contro i ribelli dell’Isis nel territorio della città di Al-Bab nel Nord della Siria. Si tratta della prima missione coordinata bilaterale di Russia e Turchia nella guerra siriana.
L’Isis non si arrende
L’Isis viene attaccata da ogni lato: la Russia e la Turchia sferrano attacchi contro Al-Bab nel Nord della Siria, le truppe irachene, con l’appoggio della coalizione occidentale capeggiata dagli Stati Uniti, stanno progressivamente cacciando i terroristi dalla loro “capitale” irachena, Mosul. Isaev rileva che con ogni probabilità Bashar Assad si unirà ben presto alla lotta contro i terroristi, trasferendo una parte dei contingenti militari da Aleppo (conquistata dal governo a dicembre) nel territorio di Palmira.
“Probabilmente la Russia appoggerà la nuova offensiva su Palmira con incursioni dai cieli - afferma Isaev -. È in gioco la sua reputazione: la perdita di Palmira dello scorso dicembre si è rivelata un’assoluta sconfitta”
I ribelli, che hanno conquistato per la seconda volta nel corso della guerra siriana la città, continuano a distruggere il suo patrimonio artistico. Secondo quanto è stato riferito dai media siriani, l’Isis avrebbe distrutto una parte del tetrapilo e danneggiato l’anfiteatro, dove nel maggio 2016 la Russia aveva organizzato il concerto dedicato alla liberazione di Palmira.
Al contempo i ribelli bombardano massicciamente la città di Deir el-Zor, l’ultima enclave controllata dal governo siriano nell’est del Paese. Secondo i media arabi, gli islamisti negli ultimi giorni starebbero avanzando con successo strappando al governo un quartiere dopo l’altro.
L’attività dell’Isis testimonia che i gruppi ribelli si trovano in una situazione complicata e cercano di impegnarsi allo stremo. “I gruppi ribelli stanno subendo delle sconfitte e perdono i territori conquistati. Per loro è importante prendere Deir el-Zor per garantirsi retrovie sicure e agire più compattamente, senza ampliare il fronte”, spiega a Rbth l’esperto.
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