Le nuove minacce lanciate dai combattenti dell’Is contro la Russia, secondo gli esperti, potrebbero essere un effetto delle sconfitte subite dal gruppo terroristico in Siria. Il rischio di nuovi attentati è del tutto probabile.
: Reuters“Putin, mi senti?”, grida un uomo dal volto coperto. “Verremo anche in Russia e vi ammazzeremo, Insciallah”. Con questo video, diffuso il 31 luglio su YouTube, l'Is lancia chiare minacce alla Russia, invitando i combattenti islamici a diffondere la jihad nel Paese. Come comunicato dalla Reuters, il link al video è stato postato da un account di Telegram usato dall’Is.
Immediata la reazione del Cremlino: “Simili minacce non possono in alcun modo influire sulla politica della Russia nella lotta contro il terrorismo”, ha dichiarato il portavoce di Putin Dmitrij Peskov. Peskov ha inoltre rilevato che non si devono “enfatizzare troppo” le minacce dei terroristi che ormai “si sentono stretti in una morsa”.
L’arabista Vladimir Akhmedov, ricercatore dell’Istituto di Studi orientali dell’Accademia russa delle Scienze, ritiene che l’Is abbia deciso di incitare ancora una volta i suoi seguaci alla jihad contro la Russia in quanto le operazioni effettuate dalle forze aeree della Federazione hanno inferto un duro colpo alla loro organizzazione. “L’Is ne è uscita a pezzi”, sostiene Akhmed nell’intervista rilasciata a Rbth. “Secondo una serie di fonti avrebbe perso circa il 30-50 per cento dei territori conquistati in Siria”.
Anche Sergej Goncharov, presidente dell’Associazione veterani dell’unità anti-terrorismo Alfa, concorda con Akhmedov. Goncharov ricollega la minaccia lanciata contro la Russia all’ondata di attentati terroristici che ha colpito i paesi occidentali. “Avendo subito delle sconfitte, l’Is cerca di esportare il terrorismo al di fuori dei confini della Siria. I paesi europei e gli Stati Uniti sono diventati un bersaglio ed è probabile che lo sia anche la Russia”.
Una minaccia reale
Finora nel territorio russo l’Is non ha compiuto grossi attentati: l’unico attacco che ha provocato un numero ingente di vittime (224) è stata l’esplosione dell’Airbus A321 che sorvolava la penisola del Sinai avvenuta il 31 ottobre 2015. Tuttavia, gli esperti esortano a prendere estremamente sul serio la minaccia lanciata dai terroristi.
“Tra le file dell’Is combattono da 2 a 4mila foreign fighters provenienti dalla Russia, per la gran parte ceceni e di altre etnie del Caucaso Settentrionale”, ricorda Vladimir Akhmedov. Secondo l’esperto, più l’organizzazione terroristica continuerà a subire delle sconfitte militari in Siria e Iraq, più diventerà realistica la possibilità che i combattenti islamici facciano ritorno nel territorio russo allo scopo di compiere attentati.
Tuttavia, Sergej Goncharov rileva che la Russia è meno vulnerabile alla minaccia terroristica dell’Europa. “I paesi europei sono stati invasi da ondate di profughi e immigrati tra i quali potrebbero nascondersi degli agenti ‘dormienti’ in grado di diventare attivi in qualunque momento. In Russia questo fenomeno non esiste”.
Che misure adotterà la Russia?
Goncharov ritiene che i servizi segreti russi siano dotati di risorse adeguate per fronteggiare la minaccia. “I nostri confini sono controllati, il nostro apparato di intelligence possiede molte informazioni sui criminali e i mercenari che combattono in Siria”, sostiene l’esperto. A detta di Goncharov, i servizi segreti russi sarebbero in grado di impedire il ritorno dei combattenti islamici in Russia.
Poco prima che venisse diffuso il video con le minacce il direttore del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb), Aleksandr Bortnikov aveva dichiarato che il suo dipartimento effettuava sistematicamente operazioni di prevenzione degli attentati terroristici. “Il numero di agenti impegnati nel controllo dei potenziali martiri shahid supera le 220 unità”. Bortnikov, inoltre, aveva precisato che l’Fsb collabora con i servizi di intelligence stranieri, inclusi quelli americani, nell’ambito della lotta per contrastare il terrorismo internazionale.
Vladimir Akhmedov è convinto che, malgrado le minacce dell’Is, sia necessario proseguire le operazioni militari in Siria poiché questo è l’unico mezzo per sconfiggere l’organizzazione terroristica e prevenire gli attentati. A detta dell’esperto, “è importante non solo distruggere l’Is, ma anche privarla della sua base sociale”. A suo avviso, se l’Is verrà privata dei territori e del sostegno nella regione siriana, la sua popolarità è destinata a declinare.
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