Situata sulla costa del freddo Mare di Barents, Múrmansk è oggi la principale “porta settentrionale” della Russia. Qui si trova uno dei più grandi porti del Paese, attraverso il quale passa il commercio con il resto del mondo.
Murmansk è la città più grande del mondo sopra il Circolo Polare Artico. Oggi ci vivono più di 282 mila persone. Ma certo con il rigido clima locale, qui la vita non è per niente facile, dato che, persino in piena estate, la temperatura raramente sale sopra i 16 ºC.
Prima che Murmansk apparisse sulla mappa della Russia all’inizio del XX secolo, Arcangelo (Arkhangelsk), fondata sulla costa del Mar Bianco nel 1584, giocava il ruolo di principale “porta settentrionale” del Paese. Ma Murmansk ha un enorme vantaggio: qui il mare non si congela.
La necessità di un porto che non si ghiacciasse nel Nord apparve in tutta la sua urgenza in Russia durante la Prima guerra mondiale. Come risultato delle azioni del nemico sul Baltico e sul Mar Nero, le comunicazioni con l’Europa occidentale, attraverso cui il Paese riceveva armi dai suoi alleati dell’Intesa e inviava loro in cambio materie prime, furono interrotte. Gli occhi dei leader dell’Impero si rivolsero allora verso nord.
Nel 1915, sulla costa del Mare di Barents, conosciuta fin dall’antichità come “Múrman”, fu fondato un porto marittimo e il villaggio di Semjonovskij vi fu annesso. Il 4 ottobre dell’anno successivo ci fu la posa cerimoniale della chiesa in onore del patrono dei marinai: San Nicola di Myra (di Bari). Da quella data, Romanov sul Murman (in russo: Romanov-na-Murmane), che prese il nome dalla dinastia imperiale, iniziò la sua storia. Ma solo sei mesi dopo fu ribattezzata Murmansk.
Nonostante la sua breve storia, l’ultima città fondata nell’Impero russo è stata testimone di molti eventi turbolenti. Dopo che il Paese fu travolto dal caos rivoluzionario e dalla Guerra civile, Murmansk divenne uno dei principali centri del movimento Bianco e una delle basi più importanti degli interventisti stranieri. Per un certo periodo, britannici, canadesi, australiani, statunitensi, francesi, italiani, polacchi e persino un battaglione cinese furono di stanza qui per cercare di ribaltare il risultato della Rivoluzione.
Nel 1941 la città, già notevolmente ingrandita, si trovò di nuovo nell’epicentro delle operazioni belliche. Le truppe tedesche e finlandesi tentarono di conquistarla con l’operazione “Silberfuchs” (“Volpe d’argento”), ma furono sconfitte. Mentre il nemico si trovava a poche decine di chilometri dalla città, i convogli che trasportavano armi britanniche e americane per l’Armata Rossa continuavano ad attraccare qui.
Fino al novembre 1941, la città più importante della regione polare sovietica era difesa dai piloti sovietici insieme ai piloti del 151º Wing della RAF, schierati in Urss come parte dell’Operazione “Force Benedict”. “Sono venuti qui per combattere e combattono come veri soldati, con abnegazione e disciplina… Gli inglesi combattono alla pari con le mie aquile. Non posso trovare parole di lode migliori di queste”, disse un comandante sovietico ai giornalisti all’epoca.
Non essendo riusciti a prendere Murmansk, i tedeschi la sottoposero a un feroce bombardamento. I colpi peggiori furono inflitti dalla Luftwaffe il 18 giugno 1942. Allora 12 mila bombe incendiarie e migliaia di bombe ad alto potenziale furono sganciate sulla città. “Bisogna tener presente che Murmansk all’epoca era per lo più costruita in legno”, scrisse Andrej Beskorovainij, direttore del giornale “Chasovoj Severa” (“Sentinella del Nord") in quei giorni: “Gli incendi scoppiarono in tutte le sue parti. Interi quartieri furono avvolti dalle fiamme. Anche il campo militare era in fiamme. Presto mi venne detto che il deposito con la carta da giornale e l’inchiostro era in fiamme. Solo grazie alla forza d’animo, al coraggio e agli sforzi eroici del personale delle unità militari, dei soldati della difesa contraerea locale e della popolazione, questo gigantesco incendio venne spento entro sera. Quel giorno il nemico bruciò e distrusse circa 800 abitazioni e decine di edifici pubblici”.
Murmansk è seconda solo a Stalingrado per numero e densità di bombardamenti tra le città sovietiche. Le incursioni della Luftwaffe distrussero tre quarti degli edifici. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la città venne inclusa tra le quindici città la cui ricostruzione fu definita una priorità dalla leadership sovietica.
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