All'inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij sviluppò un complesso processo per la fotografia a colori. Come parte dei suoi viaggi, nel giugno e luglio del 1909 Prokudin-Gorskij ricevette una commissione dal Ministero dei Trasporti per scattare fotografie lungo la via d'acqua Mariinskij, nella Russia nord-occidentale. Questa via d'acqua, che collegava San Pietroburgo al bacino del fiume Volga, fu voluta da Pietro il Grande per rifornire la sua nuova capitale di grano e altri beni provenienti dall'interno del Paese.
La via d'acqua Mariinskij fu ulteriormente sviluppata durante il regno dell'imperatore Paolo (1796-1801), che le diede il nome della sua consorte, l'imperatrice Maria Feodorovna. La parte superiore del sistema si estendeva dal fiume Neva, a San Pietroburgo, fino al lago Ladoga, e poi attraverso il fiume Svir fino alla parte meridionale del lago Onega.
La prima scoperta
L’attenzione di Prokudin-Gorskij fu subito attirata da Pidma, un villaggio del XVI secolo vicino al fiume Svir, sul quale svetta la Chiesa della Trasfigurazione: una grande struttura ottagonale costruita nel 1696. L’edificio fu distrutto da un incendio nell’aprile del 1942, durante l’occupazione finlandese del villaggio (avvenuta da settembre 1941 a maggio 1944).
Fortunatamente, le foto che Prokudin-Gorskij scattò alla chiesa comprendevano anche il grande dipinto del Giudizio Universale che abbelliva una parete dell'edificio. Presumibilmente realizzata alla fine del XIX secolo, l’immagine svela sorprendenti legami con uno dei grandi cicli di affreschi russi del XVII secolo, oggi conservato nel principale santuario di Vologda.
Verso la metà del XVI secolo, Vologda era un importante centro di scambio delle merci che circolavano tra Mosca, l’Inghilterra e l’Olanda passando lungo il fiume Dvina Settentrionale fino alla città di Arkhangelsk.
La Cattedrale
Vologda era una città ancora interamente in legno quando, nel 1565, Ivan IV detto il Terribile decise di includerla nel suo dominio (oprichnina). Iniziò così la costruzione di una fortezza in muratura per proteggere la sua residenza settentrionale, ma dopo il 1571 questa impresa fu abbandonata e le mura furono smantellate. Di quel progetto rimase però un edificio: una cattedrale dedicata alla Divina Sapienza (Santa Sofia).
La Cattedrale di Santa Sofia è oggi un eccellente esempio di architettura ecclesiastica del XVI secolo, basata sulla Cattedrale della Dormizione di Aristotele Fioravanti (1475-1479) eretta nel Cremlino di Mosca. La cattedrale doveva servire come sede del vescovado di Vologda, che era stato ampliato nel 1571, ma, per ragioni politiche, non fu consacrata fino al 1588, quattro anni dopo la morte di Ivan.
Fortunatamente, la cattedrale di Sofia ha conservato in gran parte la forma originale del XVI secolo. Le cupole a cipolla furono ricostruite durante il XVII secolo mentre le elaborate croci di ferro sopra le cupole furono aggiunte nel 1687.
Gli affreschi
La semplicità monumentale dell'esterno è imponente, ma la Cattedrale di Sofia rivela la sua vera grandezza all’interno: qui sono conservati alcuni meravigliosi affreschi russi del XVII secolo. Nel 1686, l'arcivescovo di Vologda Gavriil commissionò la pittura dell'enorme spazio interno a un gruppo di circa trenta artisti della città di Jaroslavl.
Tra loro c’erano maestri esperti, come Dmitrij Grigorev Plekhanov, che aveva supervisionato la pittura della Cattedrale della Dormizione al Monastero della Trinità-Sergio vicino a Mosca, nel 1684.
Gli affreschi includono simboli della fede, le principali festività religiose, scene della vita della Vergine Maria e le parabole di Cristo. Nella cupola principale è raffigurato il Cristo sovrano, mentre le quattro cupole più piccole raffigurano Giovanni Battista, la Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), Maria e il Cristo Bambino e il Cristo Emanuele. Sui grandi pilastri che sostengono le volte del soffitto si possono ammirare guerrieri martirizzati e principi russi; altrove invece ci sono gli apostoli, i profeti del Vecchio Testamento e i patriarchi, così come i quattro evangelisti.
In contrasto con l'arte medievale precedente, questi dipinti murali sono ricchi di dettagli. Anche l'abside, che contiene l'altare, è coperto di affreschi, anche se non è visibile dal centro della cattedrale a causa dell'iconostasi che contiene le immagini sacre.
Il Giudizio Universale
In effetti, l’arte pittorica della Cattedrale di Sofia non si limita ai suoi affreschi. Il lato est dell’interno custodisce l’iconostasi più grande della Russia del Nord: alta più di 60 metri. Il telaio dell’iconostasi fu completato nel 1737 da Arsenij Borshchevskij, un monaco locale di estrazione polacca, per sostituire una precedente iconostasi risalente al tardo XVII secolo, gravemente danneggiata da un incendio nel 1724.
A parte la fila di antiche icone in basso, le nuove icone furono completate un anno dopo da Maksim Kalinin Iskritskij, anch’egli di origine polacca. Dipinte a olio su tavole di pino, queste icone mostrano un tratto occidentale appoggiato dai gerarchi della Chiesa russa e dalla corte russa.
L'esposizione più spettacolare è sulla parete ovest, che contiene una straordinaria rappresentazione del Giudizio Universale, con Cristo sul trono e Satana seduto all'inferno, in basso a destra. Al centro vengono pesate le anime, con i giusti alla destra di Cristo, separati dai peccatori alla sua sinistra.
I peccatori stanno in un gruppo mentre Mosè si gira verso di loro e gesticola verso il Salvatore ortodosso. Un serpente fasciato con iscrizioni di peccati scende verso la fossa infuocata dell'inferno (questa sezione dell'affresco è stata danneggiata nella parete inferiore da alcune infiltrazioni di umidità).
Tra i condannati ci sono stranieri vestiti elegantemente e infedeli che minacciano l'ortodossia: una visione del mondo formatasi durante il lungo isolamento della Russia e le sue incessanti guerre di confine. Particolarmente degno di nota è un uomo protestante che indossa un cappello alto, noto come “Capotain”, molto diffuso nell'Europa nord-occidentale del XVII secolo.
Ironia della sorte, all’inizio degli anni Novanta del ‘600, poco dopo la realizzazione di questi magnifici affreschi, il giovane zar Pietro Alekseevich (passato alla storia come Pietro il Grande) avrebbe tenuto compagnia agli europei protestanti nel "Quartiere tedesco" di Mosca, creato dalla Chiesa ortodossa nella metà del XVII secolo per limitare l'influenza straniera. Nel 1690 circa, Pietro prese come modello per la Russia proprio le tecniche avanzate degli Stati ben governati dell’Europa protestante. La visione cosmica ritratta nella cattedrale Sofia di Vologda era quindi in rotta di collisione con quella visione moderna del ruolo occupato dalla Russia nel mondo e promulgata dallo zar Pietro.
Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza
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