Il paradiso sui luoghi dell’inferno: le isole Solovki raccontate da due fotografi europei

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RUSSIA BEYOND
Fino a pochi decenni fa questo luogo di estrema bellezza ospitava uno dei più atroci campi di lavoro forzato: un passato di orrore e paura, ancora oggi visibile nei resti delle baracche e nelle prigioni dalle finestre sbarrate. Il progetto di Juan Manuel Castro Prietto e Rafael Trapello è stato presentato al Festival PHotoEspaña 2019

Uno dei monasteri più antichi e spettacolari della Russia si trova sulle isole Solovki. Questo luogo di grande fascino, però, è passato alla storia per aver ospitato il più grande campo di lavoro collettivo di epoca sovietica

Il campo di lavoro delle Solovki fu uno dei primi gulag e fu costruito in questo arcipelago prima del Grande Terrore, tra il 1923 e il 1933. Juan Manuel Castro Prietto e Rafael Trapello, due fotografi spagnoli, si sono imbattuti in questi luoghi  nel 2015 grazie a un progetto commerciale commissionato dalla rivista tedesca Mare

Rafael e Juan Manuel sono rimasti talmente impressionati da questi luoghi che il loro viaggio di lavoro si è trasformato in un’esperienza ben più intensa

“Le Solovki sono un paradiso che fino a poco tempo fa ospitava un inferno in Terra”, racconta Rafael Trapello. Nella foto, i lavori di restauro del monastero

L’anno successivo i due fotografi sono tornati nuovamente sulle isole, hanno studiato questo luogo in lungo e in largo, incontrando la gente del posto e stringendo amicizie nuove

Al termine di questa esperienza ne è nato un progetto fotografico dal titolo “Solovki”, presentato in estate al Festival PHotoEspaña 2019

L’obiettivo dei fotografi non era quello di realizzare un documentario sulle Solovki - ne esistono già tanti - bensì di trasmettere l’atmosfera, lo spirito di questo luogo, dove la sacralità del monastero e la bellezza della natura si fondono con un oscuro passato carico di terrore 

Giorno dopo giorno hanno immortalato i luoghi del vivere quotidiano, dove  poche decine di anni fa sono morti più di settemila prigionieri, e decine di migliaia di uomini hanno sofferto le pene dell’inferno

Oggi questi luoghi pullulano di vita: il monastero è tornato in funzione, proprio come la scuola, l’ospedale e gli alberghi. Anche il turismo cresce di anno in anno

Nikolaj Donstov ha 90 anni ed è il residente più anziano delle Solovki. Ha lavorato nella prigione locale e come guardiano del faro

Ancora oggi su queste isole si possono intravedere i resti di quel terribile passato: eremi abbandonati, adibiti a baracche, e prigioni inaccessibili dalle finestre sbarrate

Le chiatte con i prigionieri approdavano a questo molo. Solamente nel 1930 qui sono state deportate quasi 71.000 persone: il più grande numero di prigionieri nella storia delle Solovki

Quando il ghiaccio sul Mar Bianco si scioglie, si possono raggiungere le Solovki in nave dalla località di Kemi. Ma per buona parte dell’anno questi luoghi sono accessibili solo in aereo, grazie a voli che collegano le isole alla città di Arkhangelsk due volte alla settimana