È l’acqua la “magnifica ossessione” di Claudio Koporossy, fotografo italo-svizzero impegnato da anni a catturare in uno scatto le infinite forme dell’acqua che danzano e risuonano – tanto da aver ispirato musicisti come Liszt, Debussy e Ravel - nelle grandiose fontane di piazze e giardini monumentali di tutto il mondo. Come le 120 spettacolari fontane e le cascate della sontuosa Peterhof di San Pietroburgo, protagoniste, insieme ad altre, della mostra “Claudio Koporossy. Acqua russa”, dal 14 settembre al 30 ottobre 2019 nelle sale dell’Accademy of Fine Arts di San Pietroburgo, la storica accademia russa di belle arti, fondata nel XVIII secolo per volere degli zar.
Fra gli oltre 40 scatti di Koporossy, anche i più celebri monumenti acquatici di Roma - Piazza Navona, Piazza del Popolo, Casina Valadier, Villa Medici, l’Altare della Pace e Villa d’Este – e di altre città d’arte come Parigi, Dubai, Abu Dhabi, Muskat, Lugano e Algeri.
La mostra, curata da Semyon Mikhailovsky, rettore dell’Accademia di San Pietroburgo e in più occasioni commissario del padiglione russo alla Biennale di Venezia, è organizzata da Il Cigno GG Edizioni di Roma, diretta da Lorenzo Zichichi, in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a San Pietroburgo e l’Istituto Italiano di Cultura. L’inaugurazione è fissata per le ore 19 di sabato 14 settembre. Ospiti dell’eveto, il direttore dell’Accademia e curatore della mostra, Semyon Mikhailovsky, oltre ad Alessandro Monti, console Generale d’Italia a San Pietroburgo, Dmitrij Ozerkov, direttore del Dipartimento di Arte Contemporanea del Museo Hermitage, la direttrice del complesso Peterhof, Elena Kalnitskaya, e Lorenzo Zichichi.
È grazie allo sguardo di Claudio Koporossy, e alla tecnica elaborata negli anni insieme al supporto di macchine sempre più sofisticate, se il Tritone della Peterhof giganteggia come un semidio nell’aura brumosa di miriadi di goccioline d’acqua, sospese nell’aria, cristallizzate nella perfetta e tonda fisicità che – panta rei, diceva il filosofo Eraclito – il nostro umanissimo e limitatissimo occhio non potrebbe altrimenti percepire.
Del “senso per l’acqua” di Koporossy, scrive anche lo storico dell’arte Marco Di Capua: “Ciò che mi piace di Koporossy è il fatto che il suo obiettivo non sembra aver bisogno né di filosofie né di eccessive narrazioni e teatralizzazioni: gli basta andare, molto laicamente, a un pelo dal soggetto scelto e ricavarne un spettacolo. Generando tutta una declinazione e dei gesti e dei movimenti e degli atteggiamenti che può l’acqua quando è piccola ma poeticamente capace di evocare scene immense, con un particolare passione per lo zampillo, lo scroscio, il gorgo, il fiotto, il flusso, il mulinello, il vortice, la linea di caduta, l’arco”.
Alla mostra “Acqua russa” di Claudio Koporossy è dedicato un catalogo (Il Cigno GG edizioni). La mostra sarà aperta dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 19; il sabato dalle 12 alle 18. Domenica chiuso. Ingresso libero.
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