Fonte: Ivano Dei Giudici
Volendo fare un album fotografico di varianti su uno stesso soggetto, per la Russia vedo tre temi: cupole, finestre e Lenin. Ivano sta fotografando cupole delle più svariate forme e colori, finestre di legno decorate su izbe e dacie, statue e busti di Lenin e non si finirebbe mai. Dalle immagini trasmesse anni fa in televisione e nei film, sembrava che in tutto l'est avessero rimosso il padre della rivoluzione, inclusa la Russia ai tempi di Gorbaciov e Eltsin. Invece se ne trovano in ogni città. Immancabilmente una delle vie più importanti si chiama Ulitsa o Prospekt Lenina, e potete star certi che in una piazza o zona verde nelle vicinanze sarà collocato un busto o una statua dello zio Vladimir. In qualche locale e negozio di souvenir ho visto anche il classico ritratto di Stalin, quello con il petto pieno di medaglie in cui sembra Gino Cervi.
Ne abbiamo abbastanza di monasteri e puntiamo a nord, c'è tempo prima di arrivare al camping di S. Pietroburgo e proseguiamo oltre fino alla città di Petrozavodsk, in Carelia, sul lago Onega. Siamo oltre i 60 gradi di latitudine nord e si vede. Il paesaggio, che se ne infischia dei confini umani, è quello della penisola scandinava: il sole è basso e coperto da nubi grigie a strati, casette di legno colorate, temperatura massima dai 13 ai 16 gradi, se va bene anche 18 gradi in questa stagione. Il traffico è scarso ma purtroppo ci si imbatte lo stesso in qualche cane investito, solo che a ben guardare non si tratta di cani ma di volpi. Ne vediamo anche una viva, vicino al bosco, che osserva guardinga la strada.
C'è aria di festa a Petrozavodsk, è sabato pomeriggio e domani è ferragosto, ma non ho capito se qui lo festeggiano, forse sono tutti fuori per il luminoso sabato pomeriggio estivo. Facciamo un giro in bicicletta sul lungolago Onega, moderno e ornato di statue contemporanee, collocate negli ultimi dieci-quindici anni. Qualcuno si allena in una palestra attrezzata all'aperto, gratuita, con macchinari nuovi di zecca. Bella iniziativa pubblica ma cosa se ne fanno di una palestra outdoor nei dieci mesi di inverno semi polare, ghiacciato e buio?
Fonte: Ivano Dei Giudici
Petrozavodsk vuol dire "fabbrica di Pietro" perché fu creata come fonderia per la costruzione di San Pietroburgo ed in seguito, visto che ormai si era insediato un nucleo stabile di abitanti, fu usata dagli zar come luogo di confino. Nonostante il caro prezzo i pochi turisti presenti, per lo più russi, vanno tutti a comprare i biglietti dell'aliscafo per andare sull'isola di Kizhi il giorno successivo e dobbiamo affrettarci anche noi se vogliamo trovare posto. In una delle agenzie del porto dove compriamo il biglietto vedo un dépliant con una foto di un bellissimo castello e il capo, che parla inglese, mi dice che si trova sul Mar Bianco, più a nord, ed è stato il gulag di Solzhenitsyn (sa che è famoso tra noi occidentali).
Sono preoccupata per il mal di mare, odio gli aliscafi. Ivano, da bravo ingegnere, precisa che si tratta di nave veloce e non di aliscafo, che l'Onega è un lago e non il mare, di conseguenza non ci sono onde, quindi non devo preoccuparmi. Io rimango preoccupata perché siamo in un paese dove i fiumi sono larghi come laghi e i laghi grandi come il mare. Il risultato è che si balla lo stesso in mezzo al lago perché il vento del nord increspa molto la superficie e sto male: preferisco uscire e rischiare gli spruzzi di acqua gelida in un piccolo ballatoio occupato da altri russi che soffrono in silenzio come me. Quasi due ore di nave veloce per arrivare in mezzo al lago, e l'Onega è più piccolo del vicino lago Ladoga e di altri grandi laghi di Russia.
Kizhi è patrimonio dell'Unesco per le sue chiese di legno, in cui la più grande e bella è l'unica autoctona. È una piccola isola di sette chilometri, anch'essa Figura 13-Kizhi-Chiesa della trasfigurazione Figura 12-Statua di Lenin a Vladimir (di fronte a una banca) preservata in epoca sovietica per essere un museo a cielo aperto.
Oltre la bella chiesa di legno simbolo dell'isola, che troviamo in parte smontata per restauro, ci si aggira per verdi prati spazzati da venti freddi in cui furono collocate, negli anni Settanta, caratteristiche case di legno provenienti da diverse zone della Russia. Izbe di contadini, botteghe, un mulino a vento e uno ad acqua, la bella casa di un notabile di paese che funge da piccolo museo etnografico, un porticciolo per kayak, qualche orto con tanto di spaventapasseri a far da cornice alle case contadine. I loro orti estivi sono i nostri orti invernali. Si torna a sud dopo la puntatina in Carelia, sono quattrocento chilometri della solita striscia d'asfalto tra foreste di betulle per arrivare a San Pietroburgo. Lungo la strada i contadini, di solito donne con le figlie o anziani, seduti su cassette della frutta vendono patate, funghi (finferli e porcini), mirtilli e ribes ma non nei cestini da cento grammi come da noi, in secchi di plastica o cassette. L'acquisto deve essere fatto all'ingrosso.
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email