Così i russi scoprirono le zone più remote del Paese

: Stepan Zharkij
Fin dal 1600 gruppi di impavidi esploratori si lanciarono alla ricerca di nuove terre, disegnando sulle loro mappe confini fino a prima sconosciuti

All’inizio del XVII secolo, quando la Russia si preparava a uscire dal Periodo dei torbidi, gli invasori polacchi si accingevano ad abbandonare il territorio russo, ponendo fine al grande caos creatosi fino a quel periodo. Nel 1613 salì al potere lo zar Mikhail Romanov, il quale diede il via alla lunga dinastia dei Romanov.

Nei primi cento anni della dinastia, gli esploratori russi si sono spinti molto lontano e hanno scoperto territori fino a quel momento semi sconosciuti come la Kamchatka, Sakhalin, le isole Kurili e altri luoghi dell’Estremo oriente.

La Yakutia e il fiume Lena

Fonte: Stepan ZharkijFonte: Stepan Zharkij

Dopo aver attraversato più di 2.000 chilometri, nel 1619 un gruppo di soldati russi è arrivato al fiume Enisej, stabilendo lì il primo insediamento russo. In quello stesso anno si scoprì che a circa mille chilometri da lì si trovava un altro grande fiume. Ma dovettero passare altri sette anni prima che i russi incontrassero questo magnifico corso d’acqua, il Lena. Questo fiume, il più orientale dei tre grandi fiumi siberiani, venne scoperto da un gruppo di esploratori volontari guidati da Pantelei Pyanda, il primo che raggiunse la Yakutia. Un viaggio, quello dallo Enisej al Lena, che durò tre anni.

Due anni più tardi, nel 1628, un gruppo di uomini armati (streltsi), guidati dall’ufficiale Vasilij Bugor, trovarono un percorso più breve. Fu in quel periodo che sulle rive del fiume Lena venne costruito un forte: il primo insediamento che diede vita alla città di Yakutsk.

Il fiume Amur e l’Oceano Pacifico

Fonte: Stepan ZharkijFonte: Stepan Zharkij

Da quel piccolo insediamento gli esploratori si lanciarono ben più in là, verso est, e raggiunsero le coste artiche e dell’Oceano Pacifico.

Nel 1639 un gruppo di cosacchi guidato da Ivan Moskvin arrivò fino al Mare di Okhotsk e lì, a nord dell’attuale regione di Khabarovsk, venne fondato un nuovo insediamento. Gli esploratori si stupirono delle nuove specie di pesci incontrate durante il loro percorso.

Ma grazie al popolo degli evenki gli avventurieri russi scoprirono che esisteva un altro grande fiume situato più a sud. Ma si dovette attentedere fino agli anni Quaranta del 1600 per arrivare finalmente all’esturario dell’Amur.

Tuttavia il primo insediamento realizzato nei pressi del fiume Amur venne costruito solo nel 1651 da Erofej Khabarov: viene proprio da qui infatti il nome Khabarovks.

Nel 1642 un gruppo di 133 cosacchi partì da Yakutsk alla ricerca di fiume Amur. Erano guidati da Vasilij Poiarkov, il quale era convinto che seguendo il corso di questo fiume si sarebbe potuti arrivare fino alla Cina. Fu così che seguirono il corso d’acqua fino alla foce. Lì incontrarono dei gruppi di indigeni che raccontarono dell’isola di Sakhalin, abitata, secondo quanto raccontarono, “da gente pelosa”. Ma solo 20 delle 133 persone che parteciparono alla spedizione di Poiarkov riuscirono ad arrivare vive a Yakutsk.

Kolima e la Chukotka

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In quello stesso anno, nel 1642, un altro gruppo guidato da Mikhail Stadukhin partì da Yakutsk alla ricerca del fiume Amur, ma arrivò fino al fiume Kolima. La spedizione attraversò più di 1.000 chilometri di terra attraverso uno dei luoghi più freddi del pianeta, dove le temperature possono segnare -70ºC.

Una volta arrivato alle sponde del fiume Kolima, Stadukhin eresse un piccolo forte che lasciò in mano a Semion Dezhniov: fu lui uno degli esploratori più famosi di tutto il Paese, conosciuto per essere stato il primo uomo a raggingere la Chukotka e ad attraversare il canale tra l’Asia e l’America. Non è un caso che il punto più orientale dell’Eurasia si chiami proprio capo Dezhniov, in suo onore.

Nel luglio del 1648, mentre cercava nuovi sbocchi commerciali, Dezhniov arrivò a quello che lui definì il “mare ghiacciato” (l’oceano Artico). I forti venti distrussero tre delle sette barche che viaggiavano con lui, ma coloro che sopravvissero alla tempesta arrivarono alla Chukotka. Lì gli esploratori incontrarono gli eschimesi, che da tempo abitavano quelle terre.

La Kamchatka e le Isole Kurili

Fonte: Stepan ZharkijFonte: Stepan Zharkij

Sradukhin, colui che aveva scoperto il fiume Kolima, fu il primo russo che ammirò le montagne della Kamchatka. Le scoprì nel 1651 esplorando le coste del Mar di Okhotsk.

Ma il primo uomo a pestare il suolo della Kamchatka fu Ivan Kamchatka, mercante cosacco siberiano. Questa terra porta infatti il suo nome. Mentre si trovava sulla costa nord del Mar di Okhotsk, nel 1658, sentì parlare dagli abitanti del posto dell’esistenza di un grande fiume più a sud.

Non si conosce invece il nome del primo russo che abbia messo piede sulle isole Kurili, l’arcipelago tra Russia e Giappone. È probabile che si tratti di Ivan Koziravskij, arrivato con un gruppo di cosacchi e di altra gente della Kamchatka. Questo gruppo di esploratori si avventurò nelle Kurili tra il 1711 e 1713 nel tentativo di disegnare una prima mappa di questi luoghi.

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