I migliori esempi di architettura sovietica sono stati costruiti nei primi trent’anni d’esistenza dell'Unione Sovietica. Fu proprio in quel periodo che a Mosca vennero completati la futuristica Torre Shukhov, il pomposo hotel “Moskva” e i sette grattacieli di Stalin. Russia Beyond ricorda gli edifici più emblematici di quell’epoca.
Il governo sovietico riteneva che il miglior strumento di propaganda in un Paese perlopiù analfabeta fosse la radio. Per questo motivo la principale torre radiofonica del Paese doveva avere un aspetto imponente. Le costruzioni iperboloidiche di Shukhov, che a quel tempo godevano già di una certa popolarità sulla scena internazionale, avevano un aspetto alquanto futuristico che rispecchiava perfettamente lo spirito dell’arte propagandistica sovietica. Queste costruzioni erano perfette per una struttura “pesante” come una torre radio: esse permettevano alla torre di essere allo stesso tempo imponente ma leggera. Fu così che sorse la Torre Shukhov: una meraviglia ingegneristica, simbolo della radio sovietica (nonché della televisione, in un secondo momento).
L’architetto Konstantin Melnikov concepì l’idea di un edificio a forma di cilindro quando partecipò alla gara d'appalto per la costruzione della Casa della Cultura “Zuev”. Melnikov non vinse il concorso, eppure decise comunque di sviluppare il suo progetto e fu così che la casa privata dell’architetto assunse la forma di due cilindri sovrapposti.
L'ideologia della prima Unione Sovietica respingeva qualsiasi forma di proprietà privata e stabiliva di adattare l’architettura agli interessi e bisogni della collettività. Nel caso della casa di Melnikov questa tendenza si tradusse in una soluzione alquanto grottesca. L’architetto progettò per tutti i membri della famiglia, una camera singola, in cui essi divennero un "collettivo di persone dormienti". Nonostante Melnikov non facesse che sottolineare la vicinanza del suo progetto con l'architettura sovietica puramente funzionale, i moscoviti definirono sprezzantemente l’edificio cilindrico con finestre esagonali un "alveare residenziale borghese".
Il sogno di Melnikov era che un giorno la sua casa venisse trasformata in un museo. La sua apertura è stata ritardata fino a poco tempo fa a causa di un contenzioso tra gli eredi dell'architetto. A dicembre di quest’anno, la Casa di Melnikov è stata finalmente aperta al pubblico.
Le Corbusier, un classico dell'architettura mondiale, ideatore dei canoni moderni dell’edilizia per uffici, rimase affascinato dal boom edilizio sovietico degli anni '30. L’architetto partecipò e naturalmente vinse la gara d’appalto per la costruzione della Centrosojuz, sede operativa del Soviet.
Per la sua realizzazione, Le Corbusier adottò tutti e "cinque i punti di partenza dell’architettura moderna", secondo i quali ancora oggi viene costruita la maggior parte degli edifici per uffici in tutto il mondo. Questi principi includono l'uso di colonne in cemento armato, tetti piani con terrazze, pareti interne minime e gigantesche finestre a nastro.
Per il cittadino sovietico medio tale decisione risultò fin troppo progressista. Ai moscoviti non piaceva infatti questo edificio ingombrante con appoggi in cemento e una facciata minimalista. Il poeta Osip Mandelshtam scrisse un verso ironico dedicato a questo edificio: "In palazzi di cristallo su zampe di gallina / nemmeno nella più leggera ombra mai entrerò”.
Nei primi anni '20, vicino al Cremlino, dove oggi sorge l’hotel “Moskva”, si sarebbe dovuto costruire il Palazzo del Lavoro: un conglomerato di enormi cubi di vetro e cemento con un auditorio a forma di ellisse. La struttura doveva assomigliare a qualcosa come la navicella spaziale "Enterprise", tuttavia, i lavori di costruzione vennero interrotti a causa del costo elevato e della complessità del progetto. Al suo posto si decise di costruire un albergo: un edificio più tradizionale, ma non meno imponente. Sotto la direzione dell'architetto Shchusev, il “Moskva" fu costruito in uno stile pomposo e tradizionalista, che si impose successivamente in quasi tutti gli edifici costruiti tra il 1930 e il 1950. Colonne, archi e balaustre decorative sottolineavano il legame dell'architettura sovietica con le tradizioni antiche.
Il Centro espositivo di tutte le Russie, nel nord di Mosca, è stato creato per far sì che ciascun cittadino sovietico o turista potesse in qualsiasi momento apprezzare i traguardi del settore agricolo e industriale del Paese. Dei 70 padiglioni di cui è composto l’enorme parco, la metà assomiglia a templi in stile impero. Colonne, guglie, statue, fontane: tutti elementi caratteristici dell'architettura totalitaria.
Particolarmente impressionante è il padiglione N.32, costruito nel 1939. In origine si chiamava "Metalmeccanica" e assomigliava a un hangar con un tetto di vetro. Le decorazioni interne ricordavano un tempio dell’antica Mesopotamia, in cui al posto delle statue di dei ed eroi figuravano quelle di meccanici agricoli e trattoristi. Alla fine degli anni ’50, accanto al padiglione, venne costruita una struttura con una cupola di vetro, la cui intelaiatura metallica ricorda la Torre Shukhov. Da allora, il padiglione è stato ribattezzato con il nome di "Cosmo”, e nella piazza antistante è stata collocata una copia del razzo "Vostok", che portò Gagarin nello spazio.
Il centro di Mosca è incorniciato dai sette celebri grattacieli di Stalin, conosciuti anche come le “Sette Sorelle”: l’Università Statale di Mosca, tre edifici abitativi, due alberghi e il Ministero degli Affari Esteri.
L’idea iniziale prevedeva la costruzione di un unico grattacielo di dimensioni davvero incredibili. Il progetto per la costruzione del Palazzo dei Congressi – un colossale ziggurat dell’altezza di 500 metri con una statua di Lenin in cima – venne tuttavia interrotto a causa della guerra: le strutture metalliche inizialmente destinate alla sua costruzione vennero fuse per la realizzazione di ricci cechi anticarro.
Dopo la guerra, il progetto si scinse in sette edifici separati, ma simili tra di loro a livello di stile. In questi edifici, l'architettura dell’epoca di Stalin si appropriò finalmente di uno stile proprio, che combinava le tendenze globali nel campo della monumentalità (i contorni dei grattacieli staliniani sono simili, ad esempio, a quelli dell’Empire State Building) con un richiamo alle culture antiche. Mediante le decorazioni, le colonne e la forma stessa dei grattacieli, gli architetti autori del progetto cercarono di sottolineare la continuità dell’architettura sovietica con le culture dell'Antico Oriente, India e Cina.
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email