Valdai, bellezza naturale con un respiro spirituale

Il monastero della Madre di Dio Iverskaya a Valdai (Foto: William Brumfield)

Il monastero della Madre di Dio Iverskaya a Valdai (Foto: William Brumfield)

Oggi, come in passato, la città, facilmente raggiungibile dall’autostrada che collega Mosca a San Pietroburgo, continua ad attrarre visitatori grazie al paesaggio che la circonda

La strada che collega le due capitali della Russia oggi si presenta come un percorso ad ostacoli, ma in passato ha svolto un ruolo importante nella storia e nella cultura del Paese. In epoca medievale conduceva a Novgorod attraverso Tver, e a partire dal 1703, in seguito alla fondazione di San Pietroburgo, divenne l’arteria centrale della Russia, percorsa tanto da potentati che da contadini. Come molti hanno fatto notare, questa via rifletteva i punti di forza e le contraddizioni dell’intero Paese.

Tra le città di maggior spicco che sorgono lungo il suo tracciato, Valdai merita un posto speciale, non per la sua ricchezza o le sue dimensioni, ma per la bellezza del paesaggio nel quale è immersa.

La città poggia infatti su delle dolci colline che scendono verso la sponda sudoccidentale del pittoresco lago di Valdai, che dà il nome all’intera regione. 

Valdai è da sempre collegata all’antico centro commerciale e religioso di Novgorod, della cui regione fa parte. Le prime testimonianze storiche di un insediamento chiamato Valdai risalgono alla fine del XV secolo, ma fu attorno al 1650 che l’espansione del villaggio ricevette un grande impulso. È in quella data infatti che il patriarca Nikon (1605-1681), da poco nominato a guida della Chiesa russa, informò lo zar Alessio Mikailovich del suo desiderio di fondare un monastero su un’isola del lago Valdai. Nikon aveva imparato ad apprezzare la bellezza della regione durante il suo mandato di metropolitano della diocesi di Novgorod (1649-1652).

Così, grazie all’approvazione e al sostegno finanziario dello zar, nel 1653 i lavori per l’edificazione del monastero presero il via.

Nikon dedicò l’edificio all’icona della Madre di Dio Iverskaya: una delle icone miracolose più venerate della chiesa ortodossa, dipinta, secondo i credenti, dall’apostolo Luca, e conservata nel monastero di Iviron, all’interno del complesso monastico del Monte Athos, in Grecia. Nel 1648 Nikon aveva portato a Mosca una copia dell’icona da lui commissionata.

L’espansione del monastero subì una decisa accelerazione nel 1655, in seguito al trasferimento al suo interno di un nutrito gruppo di monaci provenienti dal monastero di Epifani-Kuteinskii, situato nella città di Orsha, nella regione di Vitebsk, in quella che oggi è la Bielorussia. Oltre a essere dotati di una macchina da stampa, i nuovi arrivati conoscevano la cultura della chiesa occidentale, con la quale erano entrati in contatto attraverso i monasteri cattolici della zona di Vitebsk.

Alcuni di loro erano anche dei vasai di grande esperienza, che nel laboratorio di ceramica voluto da Nikon all’interno del monastero di Valdai misero a punto una raffinata tecnica di lavorazione policroma.

La loro opera influenzò enormemente lo sviluppo delle ricche decorazioni in ceramica delle chiese russe della fine del XVII secolo, particolarmente visibili in un altro importante progetto voluto da Nikon: la cattedrale del monastero della Resurrezione Nuova Gerusalemme, situata lungo il fiume Istra, nei pressi di Mosca.  

I lavori per la costruzione della chiesa principale del monastero di Valdai, realizzata in mattoni e dedicata alla Madre di Dio Iverskaya, iniziarono nel 1653 su progetto dell’architetto Averky Mokeev. L’edificio, consacrato nel 1656, richiamava per alcuni tratti la chiesa del Sacro Sepolcro di Gerusalemme. Dedicando il monastero all’icona Iverskaya e ispirandosi al Sacro Sepolcro per il disegno della sua chiesa principale, Nikon aveva voluto onorare Gerusalemme e il Monte Athos: due dei luoghi più sacri del Cristianesimo ortodosso.

La seconda struttura principale del monastero era la Cattedrale dell’Epifania, realizzata da Mokeev tra il 1657 e il 1658 e dotata di un ampio refettorio destinato ai pasti comuni.  

A questo edificio, durante la metà del XVIII secolo furono aggiunti un secondo piano e un altare dedicato alla Discesa dello Spirito Santo. Tra le altre chiese che fanno parte del complesso monastico si ricorda inoltre quella dedicata a Yakov di Borovichi, costruita nel 1702 per ospitare le reliquie dell’omonimo asceta e “folle di Dio” di Novgorod vissuto nel XVI secolo, di cui Nikon venerava il ricordo.

Nei pressi dell’entrata principale del muro esterno che volge a ovest si trova poi la chiesa del metropolitano Filippo di Mosca (1674), martirizzato durante il regno di Ivan IV (il Terribile). La seconda entrata del monastero, dalla quale si accede al cortile della cattedrale, è inoltre sormontata dall’imponente chiesa dell’Arcangelo Michele (1685).

Attorno al 1680 il complesso fu ulteriormente ampliato, arricchendosi di chiostri di mattoni e un’alta torre campanaria collegata alla residenza dell’abate.

Nikon tuttavia non riuscì ad assistere al fiorire del monastero: nel 1666 la sua personalità autoritaria lo portò a scontrarsi con lo zar, il quale lo mandò in esilio al nord. Ma il monastero da lui voluto continuò ad ampliarsi per tutta la metà del XVIII secolo, quando si arricchì di nuove mura e torri di mattoni.

Dopo la Rivoluzione russa il monastero di Valdai rimase ancora in attività per qualche anno come comune agricola, ma nel 1927, in seguito alla perdita della sua icona più sacra, fu definitivamente chiuso, e i suoi edifici adibiti a vari scopi, compreso quello di ospitare un museo.

Verso la fine dell’epoca sovietica, grazie alla bellezza del paesaggio circostante, il monastero è tornato a essere una meta turistica, benché la mancanza di manutenzione ne avesse causato il costante declino.  

Dopo essere stato restituito alla chiesa ortodossa nel 1991, il monastero di Valdai è stato sottoposto a un prolungato intervento di ristrutturazione, mirato a farne un esempio della vita monastica russa – come avrebbe dovuto essere secondo le intenzioni di Nikon.

La principale chiesa del monastero, da tempo nota come la cattedrale della Dormizione, è stata ristrutturata sia all’interno che all’esterno, compresi i suoi affreschi, e le sue ampie cupole di rame sono state per la prima volta rivestite in foglia d’oro. Nel 2008, il patriarca Alessio ha nuovamente dedicato la cattedrale all’icona Iverskaya.

Situato sull’isola di Selvitsky, il monastero è facilmente accessibile tramite una graziosa strada sopraelevata e alberata.

Malgrado un aspetto in parte trascurato, la città di Valdai conserva un fascino innegabile: lungo i suoi viali alberati sorgono case e negozi del XIX secolo, e alcune gemme dell’architettura neoclassica. Tra queste, la migliore è la Chiesa di Santa Caterina (della fine del XVIII secolo): un edificio a pianta rotonda attribuito a Nikolai Lvov, uno dei più abili architetti neoclassici russi, oggi adibito a museo delle campane, per le quali un tempo Valdai era famosa.

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