Situata a circa 200 chilometri da Mosca, la città di Suzdal è una delle mete più apprezzate dell’Anello d’Oro, l’itinerario turistico che comprende le città antiche della Russia. Tuttavia, non aspettatevi di finire in un luogo troppo turistico; non è così. Le attrattive sono davvero tante. La città, che conta meno di 11.000 abitanti, possiede 200 monumenti di grande rilevanza storico-artistica, tra cui cinque monasteri, un numero cospicuo di musei e una trentina di chiese. Le dimensioni di Suzdal sono modeste, dalla periferia il centro si raggiunge a piedi in 10 minuti ed è difficile smarrirsi.
Source: Legion media, Nikolai Korolev
Sabato, ore 12. Nella Piazza del Mercato
Il simbolo di Suzdal è un falco con le ali spiegate e con il capo cinto da una corona d’oro. Questo simbolo è raffigurato nello stemma della città e riprodotto su molti souvenir. Particolare attenzione meritano questi oggetti dell’artigianato locale:
Ricami e tessuti
Nei negozi di souvenir si possono acquistare asciugamani finemente ricamati con vedute della città, grembiulini orlati di pizzo per servire il tè, manufatti ricamati con paesaggi, abiti tradizional: dalle tradizionali camicie da contadino fino a capi raffinati e riccamente decorati. Vengono confezionati dalle monache di Suzdal e si acquistano direttamente da loro oppure si possono ordinare capi personalizzati ed esclusivi dagli artigiani locali. Il prezzo di un asciugamano ricamato si aggira sui 15 euro.
Cristalli
Stoviglie, gioielli e soprammobili per la casa in cristallo possono essere un’ottima idea regalo, tanto più che si tratta per la maggior parte di pezzi unici. Prezzo: dai 15 euro in su.
Oggetti d’antiquariato
Nei negozi di souvenir si possono trovare un’infinità di oggetti antichi, quali vecchi ferri da stiro a carbone, alari per il camino, arredi per la casa, stoviglie e candelabri. Prezzo: dai 22 euro in su.
Oggetti in corteccia di betulla
Gli artigiani di Suzdal riescono a realizzare qualunque tipo di oggetto dalla corteccia di betulla: stoviglie, accendini, copertine per libri e bloc-notes, scatole, astucci porta cosmetici, segnalibri, e naturalmente, i lapti i tradizionali sandali russi diffusi nelle campagne. Una scatolina costa 10 euro, un paio di lapti 20
Potete cominciare a esplorare la città dal centro, dalla Piazza del Mercato (via Lenin, 63.A). Se avete letto i classici russi dell’Ottocento, ritroverete qui i luoghi descritti in tante opere. Ora il Gostinyi dvor, o Corte dei mercanti di Suzdal, e le gallerie appaiono persino un po’ troppo estese per il numero di commercianti che ospitano, ma non hanno perso la loro funzionalità. I chioschi espongono un’infinità di souvenir: dai banali magneti per il frigorifero a piccoli oggetti in legno intagliato, fino ai tipici stivali di feltro russi (valenki), decorati con nastri eleganti. Andando a zonzo per la città, potete bere un bicchiere di kvas o il tradizionale idromele russo.
Ore 14. Prigioni e monasteri
Dopo aver fatto incetta di souvenir, riportate indietro di due secoli l’orologio del tempo e scegliete tra una visita al monastero maschile di Sant’Eutimio (in via Lenin) o a al monastero femminile Pokrovsky (in via Pokrovskaya). Sorti entrambi come complessi multifunzionali furono usati sia come sede monasteriale che fortezza, e inevitabilmente, come prigione. Ricostruendo le vicende delle zarine rinchiuse dentro le mura del monastero Pokrovsky, ripercorrerete la storia di questo luogo: gli zar Ivan il Terribile e Pietro il Grande inviarono quaggiù le loro consorti dopo che erano cadute in disgrazia.
Nel monastero di Sant’Eutimio, invece, è possibile salire fino in cima al campanile per ammirare dall’alto il panorama della città. Il campanaro è un geloso custode delle tradizioni del monastero e si vanta di esser “passato” per otto volte dalla prigione Vladimirskaya. Se chiederete ai vostri conoscenti russi se ne sono al corrente, scoprirete con ogni probabilità che è così.
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Ore 15. Il refettorio del monastero
Viaggiare nel tempo a stomaco vuoto sarebbe una sciocchezza inaudita. E se già vi trovate nel monastero, perché non approfittate dunque per rifocillarsi nel refettorio? Come confermano gli esperti, il settore della ristorazione di Suzdal ha puntato sui turisti. In epoca sovietica le pietanze venivano servite in scomode ciotole laccate e decorate, insieme ai tipici cucchiai di legno, dal personale in abiti tradizionali. E in alcuni luoghi sopravvive ancora questa consuetudine.
In compenso, però, la qualità della cucina supera tutte le aspettative. Certo non troverete nel menu né il minestrone, né la pizza, né la tartare coi crostini, ma piatti tipici della cucina locale che potrete gustare solo qui. Come, per esempio, la carne “alla monasteriale” o l’insalata “dell’arciprete”.
Per un pranzo completo per due ve la caverete con 500 rubli. È consigliabile provare lo shchi, la tradizionale zuppa russa di cavolo, lo stufato e i bliny. I menu dei veri refettori si attengono alle regole monasteriali: i piatti di carne sono banditi; il mercoledì e il venerdì e anche nei giorni di Quaresima si mangiano solo cibi di magro. Tuttavia, nel caffè “La loggia”, che si trova davanti alle porte della città, sono più tolleranti verso i turisti e qui mangiare una buona zuppa di funghi vi costerà circa 3 euro. Si può pagare solo in contanti.
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}Ore 17. L’orologio del Cremlino
Chi ha viaggiato per le città russe sa che col nome collettivo di Cremlino si designano le fortezze fatte erigere nell’antichità dai principi, nei territori da loro amministrati. Il Cremlino di Suzdal (via Kremlevskaya, 20) è molto più antico di quello di Mosca. Secondo le cronache, la sua costruzione risale al 1024.
L’ubicazione è felice: la fortezza è circondata da tre lati dal fiume Kamenka, che costituiva un ostacolo naturale alle incursioni dei possibili predatori dell’erario del principato, ma le mura sono crollate. Si dice che nell’antichità i mercanti di passaggio scambiassero spesso il monastero di Sant’Eutimio, le cui mura apparivano molto più resistenti e inespugnabili, per il Cremlino. Una volta entrati nel Cremlino, fate attenzione al campanile della Cattedrale della Natività, o meglio all’orologio cittadino. Trovarlo non è difficile, basta guardarsi intorno.
Al posto delle cifre sull’orologio vi sono le lettere dell’alfabeto slavo antico. Fu Pietro il Grande, alla fine del XVII secolo, a introdurre dopo il suo viaggio in Europa la misurazione del tempo con le cifre. Prima di allora i russi associavano alle cifre delle lettere: la “a” indicava l’1, la “b” il 2, e al posto del 10 si usava la lettera “i” ben nota agli europei, e ora ormai scomparsa dall’alfabeto russo.
Cena in via Kremlevskaya
Potrete cenare non lontano dal Cremlino, in via Kremlevskaya; nella strada che si snoda dalla fortezza e offre una folta schiera di caffè e ristoranti. Date un’occhiata al “Russkaya restoratsyia” (La ristorazione russa), un ristorante abbastanza caro, che propone ai clienti una dozzina di varietà di pelmeni, i tipici ravioli russi: farciti di carne, ai funghi, al salmone e al caviale rosso (prezzo: dai 200 ai 400 rubli). Il menu offre, inoltre, frittata imperiale con uova di quaglia (3,5 euro), stufato “all’antica” (8 euro) e un mix tra passato e futuro, l’hamburger “nobile” (8 euro). Se preferite qualcosa di più semplice, potete fare una sosta nella sala da tè, che offre circa venti tipi di tè diversi, e sedervi davanti al samovar.
Ore 20. Pernottare in un’isba russa
Se dopo l’escursione non avrete voglia di pernottare in un noioso albergo, non abbiate timore di confessarlo, non c’è nulla di male. Potrete cogliere l’occasione di pernottare in un’isba simile a un museo: guest house del genere a Suzdal e nei dintorni abbondano. Se non siete motorizzati, potete trovare un accogliente hotel proprio in via Kremlevskaya. Se invece disponete di un’auto, raggiungete il “Pavlovskoe podvore” (La locanda di Pavlovsk), in via Michurina 14. I prezzi di quest’albergo partono dai 50 euro a notte e, per questa cifra, potrete disporre di un intero alloggio. Ma le carte di credito non sono ben accette in questi luoghi, premunitevi quindi di contanti.
Le isbe di Suzdal sono assai più confortevoli di quanto si possa immaginare. Sono arredate con mobilio tradizionale, tende tessute a mano e profumano di un inebriante aroma di resina.
Potete far colazione nella locanda: ordinate un’omelette in padella o dei syrniki, frittelline di ricotta accompagnate dalla tradizionale marmellata russa, preparata secondo la ricetta della nonna (al prezzo di 3 euro).
}Domenica, ore 11. La downshifting antica
Visitare ricchi monasteri e palazzi principeschi vale certo la pena, ma è altrettanto interessante cercare di capire qual era la vita dei contadini russi centinaia di anni fa. Benvenuti nel Museo etnografico di Suzdal (via Pushkarskaya).
Il museo è stato costruito secondo i principi del tipico villaggio russo: il suo cuore è la chiesa. Da essa si snoda la via principale del villaggio, lungo la quale sono disposte le isbe. Caratteristico di ogni isba è l’arredo interno completamente in legno: panche, scaffali, ecc. Il fulcro è la stufa; in diagonale rispetto alla stufa si trova il cosiddetto “angolo rosso”, o angolo bello, con le icone.
Se andate a zonzo per la campagna, cercate di non perdervi l’esibizione dei suonatori di salterio, l’antico strumento a corde ormai quasi caduto in disuso. E non dimenticate che i musicisti di Suzdal sono piuttosto permalosi e che, quando qualcuno non presta loro ascolto, subito abbandonano il loro salterio e se ne vanno, senza dire quando torneranno.
Un’altra attrazione del museo sono le oche locali, non di legno, ma vive e vegete. E fin dalla prima occhiata capirete che oche del genere, con quelle dimensioni e quel becco, non solo sarebbero state in grado di salvare Roma, ma anche di eliminare chiunque. Tuttavia, quelle in esposizione paiono avere un’indole pacifica.
Ore 15. Gli albori
Non dovete perdere l’occasione d’immergervi nella vita quotidiana degli antichi slavi del IX secolo, ossia della Rus pre-cristiana. Per questo vale la pena visitare “Shchurovo Gorodishche” (via Korovniki, 14), il museo di storia vivente, all’aperto.
Chi volesse misurarsi sul terreno militare – gli slavi erano un popolo guerriero che poteva competere alla pari sia coi vichinghi che con Bisanzio – avrà a disposizione scudi, spade e altre armi.
Nella taverna del museo tutte le pietanze sono preparate con prodotti naturali e cotti in una stufa vera in grandi pentole di ghisa. Le ricette sono antiche, ma gli ingredienti freschi. Potrete gustare la tradizionale ushitsa, lazuppa di lucioperca, il pasticcio di carne di maiale e funghi, frutta e verdure sotto sale, accompagnati da un bel boccale di sbiten (una bevanda speziata, leggermente alcolica); il tutto per 25 euro.
}Ore 18. Fine della favola
Tutti i bambini russi conoscono la frase che conclude ogni fiaba: “E io ero lì e birra e idromele m’hanno dato”. Dove si trovi la capitale russa della birra nessuno lo sa, quanto all’idromele, non c’è dubbio: si trova a Suzdal.
La medovukha, l’idromele russo, viene venduto praticamente a ogni angolo. Tuttavia, per trovare quello prodotto secondo la ricetta originale occorre andare nella sala di degustazione della distilleria di medovukha (via Promyshlennaya, 13), a Suzdal.
In primo luogo, qui vi garantiranno la qualità del prodotto e poi avrete la possibilità di assaggiare del miele freschissimo: il miele destinato alla sala di degustazione è diverso da quello che viene imbottigliato sia per il gusto, che per la scadenza ravvicinata. Per la degustazione ve la caverete con 5 Euro; inoltre, nel caso apprezzaste questa quevanda, potrete acquistare per 3-5 Euro una bottiglia di idromele da portare con voi.
La varietà di scelta certo non manca. Per il primo assaggio vengono servite una decina di scodelline di ceramica. Le bevande sono diverse: con menta, luppolo; speziate, con bacche di ginepro, ma la migliore è quella al kren. Ogni porzione è di 50 grammi, e la quantità complessiva è pari a mezzo litro. Così non sopravvalutate le vostre forze e non dimenticate di accompagnare le bevande con del cibo.
Per tradizione, con la medovukha vengono serviti diversi tipi di frutta e verdure sotto sale: mele marinate, sorgo, cavolo cappuccio acido e, naturalmente, cetrioli. La percentuale di alcool nelle bevande varia dal 4,8 all’8,5 per cento. Tra l’altro, potete portarne un po’ con voi per la strada del ritorno: se finite in un ingorgo, potrebbe sempre tornarvi utile.
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