A Kaliningrad, natura protetta fuori dalla città

Per le strade di Kaliningrad (Foto: Anton Panin)

Per le strade di Kaliningrad (Foto: Anton Panin)

Nella Penisola di Neringa, conosciuta anche come “dei Curoni” o “Penisola curlandese”, una visita regno dei volatili, tra le dune di sabbia che canta

L’azione del vento dispone la sabbia in strisce sottili che si muovono come le linee di un elettrocardiogramma, simulando il battito cardiaco. Il suo ritmo ogni tanto si percepisce appena, a volte è così frequente da far credere che da un momento all’altro il cuore possa saltar via dal petto. La penisola di Neringa è ricoperta da una fitta rete di migliaia di elettrocardiogrammi di questo tipo che paiono registrare il ritmo cardiaco degli uomini che la abitano, cambiando quasi ogni secondo, come le fragili linee sulla sabbia.

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La penisola si estende da Zelenogradsk (regione di Kaliningrad) a Klaipeda (Lituania), dividendo le acque salate del mar Baltico da quelle minerali della Laguna dei Curi. In un fazzoletto di terra grande quanto un quartiere di periferia di Mosca, il deserto si alterna a boschi di conifere e betulle, prati coperti di muschio, tundra e paludi.

La superficie di questa striscia di terra è di 66 chilometri quadrati, pari a un sedicesimo dell’estensione della capitale russa. È lunga 98 metri e l’ampiezza oscilla tra i 400 metri e i 3,8 chilometri. Da più di mille anni gli uomini tentano di proteggere la penisola di Neringa dai suoi tre principali nemici: l’acqua, il vento e se stessi.

Foto: Anton Panin

Una foto artistica da Kaliningrad (Foto: Foto: Anton Panin)

Qui si estendevano i boschi sacri delle tribù pagane del Baltico che in seguito sono stati invasi dai branchi di cani da caccia dei re prussiani, mentre nel Settecento su una parte del territorio venne allestita la riserva “Il bosco regale”. Molto tempo dopo, nel periodo di distruzione di massa dei boschi della penisola, si salvò grazie al suo status. Il disboscamento portò a una vera catastrofe ecologica: ci fu la desertificazione e la formazione di enormi dune “mobili”, libere di muoversi sulla superficie della penisola.

I processi di disgregazione sono attivi ancora oggi e condizionano la friabilità e la fragilità dei sistemi naturali della striscia di terra. Per questo nel 1987 venne creato il Parco nazionale “Penisola di Neringa”, uno dei primi della Russia. Si dice che sommando tutte le risorse materiali e di lavoro spese per difendere questo territorio, è possibile considerare questo progetto di difesa dell’ambiente uno dei più costosi della storia.

“Mi piace venire a pesca qui. Vengo per le sogliole da quando ero piccolo e arrivavo alle ginocchia di papà -, racconta Vitja, un giovane pescatore con il naso bruciato dal sole. - Prima qui non ci pescavano soltanto, ci cucinavano anche i corvi. Davvero! Stendevano le reti da pesca per terra, utilizzavano il pesce come esca. Si poteva prendere fino a un centinaio di uccelli al giorno. Dopo si spennavano, si tagliavano testa e zampe e si vendevano al mercato. Le persone non sapevano di comprare dei corvi, si sono pure inventati un termine apposta: piccioni prussiani!”.

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In primavera, quando si fa sera, lo sbattere delle ali copre lo sciabordio delle onde. Centinaia di migliaia di uccelli volano ogni giorno sopra quella striscia di terra. La penisola di Neringa è un imponente punto di passaggio migratorio per i volatili. Da qui passa l’antico percorso migratorio di 150 specie di uccelli che volano dal Nord al Sud dell’Europa e verso l’Africa del Nord.

Foto: Anton Panin

Una vista di Kaliningrad (Foto: Anton Panin)

Nei giorni delle migrazioni, sopra la penisola, vola ogni giorno un milione di pennuti. Nel parco si trova la Fringilla, la più antica stazione ornitologica d’Europa (1901), situata nel villaggio Rybachij. Il nome deriva dal latino e significa fringuello, una delle specie più diffuse di queste zone. Lungo i tragitti migratori della Fringilla gli ornitologi hanno installato a un’altezza di quindici metri le trappole per uccelli più grandi del mondo.

Nei giorni di massimo transito la “capacità d’azione” di queste reti giganti è di più di otto mila uccelli all’ora. Tutti i pennuti vengono pesati, visitati, inanellati e rimessi in libertà. “La penisola di Neringa è qualcosa di unico e speciale - dice Anna del villaggio Rybachij. - Le persone però non ci vengono per questo. Lo fanno per stare in contatto con la natura che non è selvaggia ma nemmeno curata, è una natura umana. Per lunghi anni gli uomini e la penisola sono cresciuti insieme, come fratello e sorella, hanno lottato e litigato, ma ora iniziano a capire che si amano per davvero. Qui puoi svelare la natura dell’uomo, di te stesso; è riflessa ovunque, nelle pietre, nelle onde, negli alberi… Per questo ci siamo venuti a vivere, qui la sabbia canta e i boschi ballano…”.

I pini si intrecciano a forma di cuori e di anelli, si avvitano in spirali e si piegano a terra; questo strano fenomeno naturale è chiamato “il bosco danzante”. Uno spazio di terra fatto da un centinaio di alberi si trova all’interno del più classico dei boschi e spunta fuori all’improvviso: dopo una curva del sentiero ti ritrovi in mezzo a un incomprensibile tipo di alberi. Nessuno è ancora riuscito a spiegare la natura di questo fenomeno.

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Qui si dice anche che la sabbia faccia da coro per il bosco danzante. Le sabbie che cantano sono un altro fenomeno insolito. Per la rara forma dei cristalli, quando i frammenti di sabbia si toccano, producono dei suoni caratteristici che non assomigliano affatto al tipico “rumore”. La sabbia canta sotto di noi, sgusciando via dai piedi, ulula con le voci dei cani, fa eco alla danza delle onde e la sua melodia corre lontana sulla penisola. Per ascoltarla basta fare un passo o rimanere perfettamente immobili. Si può correre, saltare o guardare in silenzio le dune; la sabbia si sente dappertutto. Si raccoglie nelle onde, formando le dune di sabbia, tra le più alte del mondo.

Foto: Anton Panin

Per le strade di Kaliningrad (Foto: Anton Panin)

La “duna di Ef” e la “duna di Muller” raggiungono i 60 metri di altezza. “Sono nato qui e quando sono cresciuto me ne sono andato a Kaliningrad. Poi sono tornato. Non ho niente da fare negli altri Paesi o città, finché posso sto qui” sorride Vladimir, un addetto del parco. “Qui c’è tutto: il mare, le colline, il deserto, i boschi e la tundra. Le sogliole con gli occhi solo da un lato non sono molto buone. Ma la cosa importante è che qui c’è quella tranquillità che soltanto la natura è in grado di regalare…”.

Il periodo migliore per venire nella penisola è da maggio a novembre, quando non ci sono macchine, il mare non è troppo agitato e sulle rive sabbiose fioriscono i rigogliosi “ramoscelli” di salice.

Dove dormire: sulla penisola si trovano molte pensioncine, bed&breakfast e alberghi di ogni categoria. Sono tutti situati in piccoli villaggi come Rybachij, Morskoe e Zelenogradsk. I prezzi vanno dai 10 ai 200 euro a notte a seconda della categoria e della stagione. Non è mai un problema trovare posto in qualsiasi momento dell’anno, ma è meglio prenotare in anticipo.

Come arrivare: da Kaliningrad il percorso più semplice per arrivare alla penisola di Neringa è con l’autobus n. 593 Kaliningrad-Morskoe con un cambio a Zelenogradsk. Il percorso passa lungo tutta la striscia di terra. Ci si impiegano quattro ore e il biglietto costa intorno ai 6 euro.

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