Krasnaya Polyana: mare, monti e Olimpiadi

Una veduta di Sochi (Foto: Mikhail Mordasov/FocusPictures)

Una veduta di Sochi (Foto: Mikhail Mordasov/FocusPictures)

D'inverno, ma anche d'estate, è possibile fare tappa in uno dei luoghi su cui si accenderanno i riflettori di Sochi 2014

Una ventina d’anni fa, un viaggio a Krasnaya Polyana si presentava come un’avventura difficile e relativamente pericolosa. Bisognava scegliere se mollare lo zaino su un elicottero di latta dipinto di verde o sobbalzare per tre ore e mezzo su un sentierino di montagna, gettando occhiate terrorizzate ai precipizi che si intravedevano dal finestrino.

Fino al passo di Achshtyrsk si potevano ancora tenere a freno i battiti del cuore, ma, dopo, lungo la Via Reale scavata nella roccia dai prigionieri turchi, non c’era verso di tranquillizzarsi: sulla destra si apriva un’immensa voragine, sul fondo della quale, giacevano accartocciate, con i musi piantati nelle grigie acque dello Mzymty, le carcasse di disattente “zhiguli” o “uaz”; a sinistra, come briciole di pane raffermo, cadevano pezzi di rocce montane battendo sul tettuccio dell’auto. Anche raggiungere il villaggio con gli autobus turistici non era affatto semplice: nelle curve più note la guida immancabilmente diceva scherzando: “Anche il nostro conducente ha paura, per questo guida con gli occhi chiusi”.

Oggi, raggiungere la montagna è un viaggio facile e senza stress. I mortali tornanti tra le rocce sono stati accantonati: l’automobile sfreccia nei tunnel scavati nella pietra calcarea, portandovi in centro città in una mezz’oretta. In previsione dell’inizio dei Giochi Olimpici invernali la strada sarà ancora più agevole: una monorotaia passerà tra l’aeroporto di Sochi-Adler e l’ex eliporto.

Nell’ultimo anno preolimpico, Krasnaya Polyana assomiglia sempre meno a un angolino sperduto del mondo: i sentieri cosparsi di foglie di castagni si sono trasformati in autostrade, sopra le strade che tagliavano i boschi di tassi sono spuntati i fantasmagorici treppiedi delle fermate della funivia, chalet trasparenti come acquari hanno preso il posto delle casette a un piano.

Cosa cerca chi va a Polyana? Ora la risposta è evidente: la neve. In Russia di neve ce n’è molta, ma soltanto qui la vicinanza al mare trasforma il viaggio in un’attrazione surreale; immaginatevi di stare facendo il bagno in mare e un’ora dopo siete già sulla superficie friabile di un crostone di ghiaccio con la testa ancora umida sotto il berretto da sci. Addio, riserve naturali: gli intraprendenti giovani dell’Europa dell’Est hanno preso il posto dei cupi taglialegna e dei rari metereologi. Di primo acchito, i locali li guardavano con ansia, poi alla fine si sono abituati.

 

Una veduta di Sochi (Foto: Mikhail Mordasov/FocusPictures)

Le Olimpiadi di Sochi si dividono in due parti, come una torta fatta in casa: la zona costiera e quella montana. La parte sulle vette è uno dei luoghi più antichi di Polyana, una speciale rocca in cui si è imbattuta la prima ondata di immigrati. Come tutta la costa, Krasnaya Polyana inizialmente fu occupata da stranieri; qui nell’Ottocento gli esuli della Moldavia, i greci del Ponto e, non si sa perché, anche gli estoni, si costruirono una casa.

In cosa consiste l’area montuosa? Ci sono i complessi del biathlon e gli impianti sciistici, la pista per lo slittino e il bob, il centro di sci alpino, i trampolini, il parco per lo snowboard e il centro free style. Quasi tutte le strutture sono già “ai blocchi di partenza”, come dicono gli atleti.

Per di più, fin da ora, a quasi un anno dall’inaugurazione dei Giochi, il villaggio è pieno di posti in cui passare splendidamente il proprio tempo: sul crinale di Psechako, un intreccio di funivie si dirama come una rete da pesca; chi ne ha voglia può viaggiare come un vero principe, nella cabina chiusa dai vetri azzurrati; se no si possono far spenzolare le gambe nel vuoto sui sedili di plastica della seggiovia.

E poi giù dalla montagna, senza pensare a niente. Ovviamente è meglio scegliere la pista in anticipo, in base al proprio livello; il menu va dalle verdi (le più semplici, per i principianti) fino alle nere (per gli atleti seri).

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di Rosa Khutor 

Dove dormire
In città di problemi con gli alberghi non ce n’è, anzi diciamo che abbondano. Una stanza singola in un qualunque “Park inn by Radisson Rosa Khutor” a tre stelle vi costerà dai 120 ai 250 euro al giorno, una stanza nel cinque stelle “Grand Hotel Polyana” è invece più cara, dai 300 ai 700 euro.

Questo però a patto che non possiate fare a meno della vista panoramica sulle vette innevate. Se invece viaggiate con una compagnia numerosa ha senso affittare una casa residenziale da qualche parte nei pressi degli impianti di risalita sulla riva del fiumiciattolo chiamato Laura: un ostello a due piani con sette stanze viene a costare dai 1.000 ai 2.500 euro al giorno, a seconda della stagione.

 

Dove mangiare
Anche bar e ristoranti si trovano facilmente. Cosa è in grado di placare una fame bestiale? Ovviamente l’arrosto di cervo, le costolette di cinghiale o lo stufato di carne d’orso. Il ristorante “Vodolej” (Esto-Sadok, via Olimpijskaja, 36) offre specialità del genere. La sala interna è fatta a forma di grotta segreta con stalattiti luminose che scendono dal soffitto, e per cena si può pescare con le proprie mani, da un piccolo stagno nel cortile, una trota.

La nobile trota è il piatto forte locale. Questo pesce alla griglia cosparso di erbe aromatiche del Caucaso si può assaggiare anche nel ristorante “Paccha Achishko” (Krasnaja Poljana, via Achishchovskaja 1). Il Paccha è situato a una certa distanza dalla via principale, ma è questo il bello: converrete anche voi che sia più piacevole ascoltare il gorgoglio di un torrente di montagna, piuttosto che le ruote di un’auto che passa.

Oggetto di culto del posto è il bar di montagna “1144” (Esto-Sadok, complesso sciistico “Alpika-servis”, secondo tratto della funivia), così chiamato per l’altezza a cui si trova. Per arrivarci bisogna viaggiare su un vagoncino. Il bar è famoso perché il Presidente Putin vi mangiò bliny al miele; i suoi ritratti, come amuleti che proteggono la casa, sono appesi dappertutto alle pareti.


Le montagne intorno a Sochi (Foto: Mikhail Mordasov/FocusPictures)

Cosa fare 
Gli svaghi estivi a Polyana sono un capitolo a parte: rafting nelle tumultuose acque del “mattarella” (così i locali chiamano il fiume Mzymtu, per la sua indole indomita), dissennate escursioni in jeep su discese quasi in verticale coperte di felci, una tranquilla passeggiata a piedi ai laghi di Chmelevskoe, a vedere i misteriosi tritoni che li abitano, tiro con la balestra. Elencarli tutti è impossibile…

D’inverno invece, secondo l’antica tradizione russa, ci si rilassa nella banja. A Polyana si fa con una sorta di sofisticheria orientale e con giudizio. A “Chetyre vershiny” (Krasnaya Polyana, Esto-sadok 10) vi aspettano frizioni con il miele, il sale o decotti di erbe silvestri, a “Timeskal” (Krasnaya Polyana, via Zapovednaja 94) la banja è sostituita da una singolare capanna per le saune “di fumo”, mentre nel complesso “Charakuge” (Krasnaya Polyana, via Zapovednaja 94) vi infileranno in un gigantesco tino d’acqua da due tonnellate e vi lasceranno appesi sopra una fiamma viva.

Cosa comprare a Krasnaya Polyana
Cosa portare a casa dal cuore pulsante delle Olimpiadi di Sochi? Credo che non ci sia mancanza di souvenir con i simboli dei Giochi. Ma se vi viene voglia di calore di casa aguzzate la vista e puntate a quello che vendono ancora oggi le vecchine agli angoli delle strade: oggettini tradizionali di bosso, che cresce in zona, calde e pelose dzhuraby (calze di lana di capra) a partire da 15 euro, miele chiarissimo e profumato dalle pendici dell’Aibgi (a partire da 10 euro); è difficile sopravvalutare il fascino modesto di questi semplici oggetti. Se vi capita provate il vino locale al lampone (da 10 euro in su), una bevanda fatta in casa con questo frutto, un prodotto non di massa e per questo motivo di particolare valore.

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