Con i soldati russi nelle trincee di Sebastopoli

Foto: Vostock Photo

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Il dietro le quinte della battaglia più sanguinosa della guerra di Crimea. Dove tra gli scontri nascevano storie di solidarietà e amicizia

L’assedio di Sebastopoli non fu soltanto lo scontro dell’esercito russo con le truppe della coalizione anglo-francese, ma un momento di incontro tra culture diverse. Sul campo di battaglia i russi erano nemici degli alleati, ma nei bivacchi e nei momenti di tregua, la comunicazione era intensa. Il berretto modello “Balaklava”, le maniche alla “Raglan”, la giacca di lana “Cardigan”, i papirosy e il giornalismo di guerra sono solo alcuni dei fenomeni che fecero la loro comparsa durante la presa di Sebastopoli.

La Guerra di Crimea fu il primo conflitto in cui la Russia si scontrò apertamente con l’Inghilterra, alleata con Francia e Turchia. Gli stati erano in guerra tra loro nell’arena internazionale e sul campo di battaglia si affrontavano persone vere; non solo soldati, ma anche ufficiali, per i quali la guerra non costituiva un pretesto per dimenticare le convenzioni e le buone maniere. Gli ufficiali russi parlavano francese e inglese e nei momenti di pausa dalle battaglie sapevano intrattenersi da persone di mondo con coloro che l’indomani sarebbero già ridiventati loro acerrimi nemici.

 
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“Sia fatta la volontà di Dio”

Dopo il bombardamento di Odessa la fregata Tiger, dell’unità anglo-francese, rimasta per l’assedio della città, a causa della fitta nebbia, s’incagliò all’ingresso del porto cittadino. L’equipaggio, composto da 225 tra ufficiali e marinai, fu fatto prigioniero e alloggiato inizialmente a Odessa e in seguito, su diretto comando dell’imperatore Nicola I, rispedito a casa. I prigionieri erano detenuti in mirabili condizioni sotto la stretta sorveglianza della popolazione locale per cui i marinai inglesi scrivevano lettere entusiastiche a casa: “Una volta si è presentato un ufficiale russo anziano con una bandiera bianca. Ha rivolto un saluto a un gruppo di soldati inglesi, offrendo loro del tabacco da fiuto. Dopo aver bevuto con gli inglesi il rum che gli era stato offerto, ha detto a un ufficiale: “I russi hanno una grande considerazione degli inglesi; non avremmo mai imbracciato le armi contro di voi, ma evidentemente questa è la volontà di Dio”.  

Ma se gli ufficiali si comportavano da gentlemen, i soldati non erano sempre un modello di cortesia e di morale. Per i soldati russi semplici, a differenza dei loro superiori educati all’europea, gli inglesi e i francesi erano delle entità assolutamente estranee e venivano percepiti solo come invasori che bisognava scacciare a qualunque costo. “Una volta fui testimone di un episodio aberrante” ricorda il sergente Timothy Gowing, fuciliere reale. “Un giovane ufficiale aveva dato da bere a un russo ferito del brandy dalla sua fiaschetta, e quando si è voltato per andarsene, quello stesso ragazzo gli ha sparato senza battere ciglio".

Ma anche i soldati della coalizione non brillavano per il loro comportamento civile. Umiliazioni e torture erano all’ordine del giorno e a distinguersi in tal senso erano soprattutto gli zuavi dell’esercito francese che si erano imbarbariti combattendo con le tribù selvagge in Algeria. Kaffir, attendente del capitano Clifford, con spietata sincerità raccontava che il suo più grande piacere era vagare per il campo di battaglia esaminando i cadaveri senza braccia e senza gambe dei soldati nemici che gli ricordavano “le mele di un giardino”. Una volta, tornando carico di sciabole ed elmi russi, aveva proferito: “Che meraviglia! Quanti caduti! Ci sono braccia e gambe dappertutto. Sono tutti nemici di Dio”.  

Tracce della Crimea nella lingua e nella vita

La Guerra di Crimea lasciò una traccia anche nella lingua delle parti belligeranti. Ciò è particolarmente evidente nella nuova terminologia entrata in uso per l’abbigliamento. Nella lingua inglese esiste tuttora il termine “Balaklava” che designa una sorta di passamontagna con aperture per gli occhi e il naso. Si ritiene che questa parola fosse stata introdotta per la prima volta dai soldati britannici, che non possedendo un equipaggiamento adatto al rigido clima dell’inverno del 1854-1855 erano costretti a congelare nei pressi della città di Balaklava, in Crimea. Un altro esempio famoso è quello del cappotto con le maniche “Raglan”, indossato dal comandante delle forze britanniche in Crimea, Fitzroy Somerset, primo barone di Raglan. Il barone intendeva in tal modo occultare la mancanza del braccio destro, perduto in giovane età durante la battaglia di Waterloo.

Esisteva poi una giacca di lana fatta a mano, coi bottoni e senza collo, che venne chiamata “Cardigan” dal nome del generale inglese James Brudenell, Lord Cardigan; amante del comfort, Lord Cardigan amava indossare questo capo di maglia sotto la giacca da ufficiale della sua divisa quando il clima si faceva rigido. Gli europei in Crimea soffrivano parecchio il freddo.

La leggenda vuole che anche un altro oggetto famoso in tutto il mondo come i papirosy, facesse la sua comparsa proprio durante la guerra di Crimea: l’abitudine di fumare tabacco avvolgendolo in bossoli di carta, come facevano i turchi, era stata assimilata dagli alleati e anche dai russi.

Un trattato di pace

Verso la fine del 1855 le parti belligeranti cominciarono a comprendere quanto fosse insensato proseguire il conflitto. Le perdite ingenti (solo nei pressi di Sebastopoli erano caduti circa 90 mila soldati, senza contare i morti per malattie) spinsero la pubblica opinione in Francia e Inghilterra a orientarsi contro la guerra. Anche la Russia si ritrovò in una situazione difficile. L’esito dei negoziati fu il Trattato di pace di Parigi, siglato il 18 marzo 1856; un compromesso a cui dovettero giungere tutte le grandi potenze, sebbene i rapporti di forza in Europa dopo il conflitto non fossero affatto cambiati e le questioni cruciali che avevano portato all’esplosione della guerra, non fossero comunque state risolte. Purtroppo, 60 anni dopo, nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, si pensò nuovamente di ricorrere all’uso della forza per la risoluzione di queste controversie.

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