In Russia per lavoro, per studio o per amore, molti stranieri non hanno la possibilità di tornare in patria per le Feste. Russia Beyond ha parlato con un paio di loro, per capire come trascorrono il Natale lontano da casa.
Richard Peers, a Mosca da un anno
Mi sono trasferito a Mosca per aprire una scuola di calcio. L'anno scorso Natale è stato un giorno malinconico e strano. Mi sono svegliato a metà giornata, dopo una serata molto piacevole trascorsa fuori. Alla mente è subito affiorato il ricordo di essere andato in un pub irlandese. Di aver cantato canzoni di Natale. Di aver sbocconcellato tortini di carne macinata e giocato a freccette con gli amici prima di una passeggiata a mezzanotte in una Piazza Rossa completamente deserta. La notte è il periodo migliore per visitarla. Era interamente decorata per le feste.
Alcuni giorni dopo sono andato via da Mosca per trascorrere il fine settimana in compagnia di amici a Ivanovo, una delle mie città russe preferite, soprattutto per la gente che vi ho conosciuto quando nel 2009 correvo le maratone per raccogliere fondi per i bambini orfani. Mi ha accolto il mio caro amico Evgeny che mi ha spiegato che ci aspettava una lunga notte e che in Russia le feste iniziano alle ore piccole. Dopo aver brindato al mio arrivo con qualche bicchierino di vodka locale e saporiti cetriolini coltivati in dacia, siamo usciti per prendere parte a una festa a casa di un suo amico. Lì siamo stati accolti a braccia aperte da molte persone.
L’ospite aveva curato nei dettagli la festa, preparando piatti locali a base di carne, insalata fresca e dolci tradizionali, tutti innaffiati da brindisi con vodka in onore delle signore, dei bambini e degli amici stranieri. Poi hanno servito lo champagne. Ho imparato alcuni versi di canzoni sovietiche e abbiamo cantato in coro mentre qualcuno suonava la chitarra acustica. Quando ormai pensavo che la serata stesse per concludersi, verso le tre di notte mi hanno detto che saremmo andati in un club. Che dire? Abbiamo trascorso una notte splendida, che si è conclusa soltanto al mattino! È sempre bello andare via da Mosca e sperimentare di persona l’accoglienza e l’ospitalità russa in provincia.
Alastair Gill, a San Pietroburgo da sei anni
Il giorno di Natale può disorientare un po’ gli occidentali: in Russia è un normale giorno lavorativo, ma il resto del mese di dicembre e capodanno sono affascinanti. L’anno scorso, per avere un’impressione diversa della vita a San Pietroburgo, mi sono trasferito in un cottage di legno di un paesino a circa 20 miglia di distanza e a poche centinaia di metri dal Golfo di Finlandia. La neve è arrivata presto e a novembre la mia coinquilina e io dovevamo già spalare la neve per arrivare alla porta di casa. Un caro vecchio amico è venuto a trovarci a dicembre, per brindare insieme prima di Natale.
Ci siamo incamminati verso il mare con la mia vicina di casa Natasha ad ammirare il tramonto, portandoci dietro la slitta. Quando siamo arrivati alla spiaggia, siamo rimasti senza parole: il mare era già ghiacciato e davanti a noi si allungava a perdita d’occhio un’enorme distesa deserta.
Inebriati dall’aria fresca, dal freddo e dal panorama, abbiamo trascorso un’ora a pattinare sul golfo ghiacciato. Poi, tornati al cottage, dopo una banya (sauna russa) che ci ha rianimati e riscaldati, abbiamo preparato un paio di litri di vin brulé e ci siamo seduti fuori, a berlo in terrazza, attorno a un tavolo ricoperto da una trentina di centimetri di neve.
Alle finestre delle abitazioni circostanti erano accese le luci di Natale e le stelle in cielo parevano brillare come se fossero appese direttamente sulla nostra casa. Che atmosfera magica! Il giorno dopo, quando abbiamo aperto le tende, nella neve in giardino abbiamo visto alcune strane forme. Non riuscivamo a capire di che cosa si trattasse, quando Natasha ha bussato alla finestra. “Ma come, non vi ricordate?” ha chiesto. “È stato magnifico! Guardate, la mia è la migliore!”.
E così ci è tornato in mente che la sera prima, ebbri di vino e di spirito festivo, per circa 20 minuti ci eravamo divertiti a buttarci a terra e ad agitare braccia e gambe nella neve per vedere chi riusciva a creare la più bella “forma d’angelo”.
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