L’uomo che vive di ambra

Aleksandr Krylov, artigiano per oltre vent'anni impegnato nella ristrutturazione della Camera d’ambra nel Palazzo di Caterina a Pushkin, alle porte di San Pietroburgo (Foto: Pauline Tillmann)

Aleksandr Krylov, artigiano per oltre vent'anni impegnato nella ristrutturazione della Camera d’ambra nel Palazzo di Caterina a Pushkin, alle porte di San Pietroburgo (Foto: Pauline Tillmann)

Aleksandr Kryulov ha dedicato la sua esistenza alla lavorazione della preziosa resina fossile, partecipando alla ristrutturazione di una sala nel Palazzo di Caterina

A prima vista potrebbe essere scambiato per un prete ortodosso. Aleksandr Krylov porta i capelli legati all’indietro e ha il volto seminascosto da una folta barba. A settembre 2013 compirà 60 anni e riceverà una pensione mensile di 100 euro. Dato che è impossibile vivere con una cifra del genere, continuerà a lavorare.

Il lavoro è la sua vita. Lo scopo di tutta la sua esistenza. Il suo assistente Dennis Fedotov lo definisce un lavoratore instancabile: “Forse è proprio così che si deve essere. Dopo tutto, se nella vita si vogliono ottenere risultati, si deve lavorare sodo”.

Ventiquattro anni nella Camera d’ambra
Aleksandr Krylov ha ottenuto molti risultati eccellenti. L’opera della sua vita è la Camera d’ambra nel Palazzo di Caterina a Pushkin, alle porte di San Pietroburgo. Vi ha lavorato per 24 anni: al progetto di ricostruzione hanno lavorato in totale fino a cinquanta persone, ma solo  lui è stato presente in ogni singola fase dei lavori.

Angelo d'ambra: guarda la foto
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Premesso tutto ciò, non stupisce dunque che se gli si chiede di che cosa vada particolarmente orgoglioso nella sua vita, egli parli proprio della Camera d’ambra: “Questo progetto è un successo sotto tutti i punti di vista. La parte più complessa della ricostruzione è che disponevamo soltanto di foto in bianco e nero dell’originale. E tutto ha dovuto essere realizzato a partire da pochi indizi. Per questo motivo ci sono voluti  così tanti anni per portare a termine i lavori”, spiega Krylov.

All’inizio il direttore addetto alla supervisione era attento ai dettagli in modo ossessivo, e controllava che tutti gli operai e gli artigiani arrivassero in orario e restassero al lavoro fino a tardi. Krylov pensa di essere ancora influenzato da quell’uomo, anche se negli ultimi dieci anni è diventato un imprenditore autonomo. Nel 2003 è stato lui a  tagliare il nastro durante la cerimonia di inaugurazione della Camera d’ambra. Subito dopo ha aperto un suo laboratorio nel centro di San Pietroburgo e ha preso Dennis Fedotov come suo assistente.

Una scatola di ambra realizzata da Aleksandr Krylov (Foto: Pauline Tillmann)

Il prezzo dell’ambra aumenta di continuo
Fedotov ha sempre prodotto scatole per gioielli decorate, vendute come souvenir ai turisti stranieri. Per creare due di queste scatole lavora in media cinque settimane, incidendo vele sulle lastre d’ambra, levigandole con la carta vetrata, colorandole e lucidandole. Quando gli chiediamo il prezzo, Krylov aggrotta le sopracciglia e risponde titubante: “Più di mille euro l’una”.

È evidente che i suoi clienti sono perlopiù persone molto benestanti. Oltretutto il prezzo dell’ambra sale di continuo. Krylov lamenta il fatto che “aumenti fino al 30 per cento ogni trimestre sono ormai del tutto nella norma”. L’ambra proviene quasi esclusivamente da Kaliningrad. L’amore del tutto particolare che russi, polacchi e tedeschi hanno per l’ambra si spiega facilmente, e Krylov lo illustra in questi termini: “Da queste parti la luce del sole non basta mai. Dato che spesso fuori il freddo è molto pungente, il calore che l’ambra conferisce agli interni trasmette una sensazione estremamente piacevole. L’ambra è l’unica pietra che non è fredda ma calda”.

Gli zar la utilizzavano per confezionare doni molto costosi. Dopo la loro caduta, il sapere e l’artigianalità dei tagliatori d’ambra andarono perduti, perché nessuno era disposto più a pagarli. Aleksandr Krylov crede che la stessa cosa stia accadendo ancora oggi. Il fascino per l’ambra resta, ma di questi tempi  nessuno più è interessato al lavoro artigianale che sta dietro alle lavorazioni di questa pietra.

Il busto di Pietro il Grande realizzato da Aleksandr Krylov (Foto: Pauline Tillmann)

Morbida come il burro
Tutto ciò potrà sembrare per certi versi un po’  triste, e tuttavia Krylov non pare essere un uomo che si rassegna o demorde tanto facilmente. Al contrario, sembra essere all’apice del suo processo di creazione artistica. Quando la sua amica Yulia viene a fargli visita, ci dice che “ciò che sbalordisce maggiormente è la velocità con la quale esegue tutto. Quando lavora l’ambra, questa pare essere morbida come burro nelle sue mani. Krylov deve avere sicuramente un dono particolare”.

Scatole per gioielli costosissime
Le creazioni di Krylov sono ormai andate ben oltre le ordinarie scatole per gioielli. Nel suo laboratorio artigianale c’è una Camera d’ambra in miniatura che colpisce qualsiasi visitatore. Accanto a essa ci sono un busto femminile e alla sua sinistra una scultura di Pietro il Grande. Lì accanto ci sono alcune enormi icone religiose, interamente fatte di ambra. Krylov intende dimostrare che la resina fossile si presta perfettamente alla scultura o alla creazione di icone religiose di grandi dimensioni. Il suo sogno è quello di riuscire un giorno a creare un’intera iconostasi di ambra.

Nelle chiese ortodosse si celebra la messa di fronte alle iconostasi, e dietro di esse c’è un’area nella quale i fedeli non hanno il permesso di mettere piede. Un’intera iconostasi fatta d’ambra richiederebbe di sicuro almeno dieci anni di lavoro e una quantità incredibile di soldi. Per questo motivo Krylov è alla ricerca di investitori seri e affidabili. “Naturalmente non si dovrebbero avere obiettivi di questa portata, ma per mole di lavoro e difficoltà un’iconostasi è paragonabile alla ricostruzione della Camera d’ambra. Ed è proprio questo a stimolarmi come non mai”. Il suo assistente definisce il cinquantanovenne Krylov molto determinato: secondo lui, riesce a realizzare tutto ciò che si ripromette di fare.

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