Vincenzo Dilillo: Nella ristorazione per gli italiani c'è sempre spazio

Vincenzo Dilillo, pizzaiolo acrobatico di Bologna, a Mosca dal 2010 (Foto: Archivio Personale)

Vincenzo Dilillo, pizzaiolo acrobatico di Bologna, a Mosca dal 2010 (Foto: Archivio Personale)

Pizzaiolo acrobatico di Bologna, vive a Mosca dal 2010 e non si trattiene nel dare consigli ai connazionali che vogliono seguire la sua strada: "Imparate il russo anche da autodidatti e ingegnatevi nel preparare piatti raffinati e sofisticati"

Cos'è stato a portare Vincenzo Dilillo a Mosca nel 2010? La pizza. E anche la voglia di cambiare aria, dopo una vita trascorsa nel mondo della ristorazione italiana, in famiglia, a Bologna. E un titolo nazionale di pizzaiolo acrobatico. A Russia Oggi racconta la sua esperienza di vita e dispensa consigli per i suoi colleghi pizzaioli e chef che dall'Italia sognano di seguire le sue orme.

Carta d'identità

Nato a Ravenna nel 1975 è nel mondo della pizza dall’età di otto anni. Pizzaiolo acrobatico,
 è campione ai Mondiali della Pizza in Italia a Salsomaggiore Terme nel 1995

"In Italia gestivo un bar di famiglia, in centro a Bologna. Un giorno, su un sito Internet del settore ristorazione, trovai un annuncio di lavoro a Mosca. Si trattava, all’epoca, del ristorante Casta Diva: cercavano un capo chef per una pizzeria. Inviai una mail e venni contattato da un collega che casualmente avevo conosciuto anni prima a Berlino.

Venni a Mosca a fare una prova di degustazione, ricevetti una buona proposta di lavoro: il contratto prevedeva anche un appartamento dove alloggiare ed io accettai. Era il 2010.

Allora, infatti, avevo molta voglia di cambiare vita, volevo fare un’esperienza all’estero, imparare una lingua. A casa ho sempre avuto pizzeria mia, ma nel nostro settore in Italia c’è troppa ristorazione anche straniera e non c’è molta possibilità di realizzarsi.

Inizialmente venni a Mosca con un visto business trimestrale, poi con un visto annuale e, comunque, dopo un breve periodo di prova, avevo già un contratto di lavoro regolare come chef-pizzaiolo.

Quel ristorante poi chiuse per restauro, come era previsto, ma io rimasi a Mosca, lavorando per un certo periodo con visti trimestrali fatti da agenzie italiane.

Per cercare un nuovo lavoro, consegnai il mio curriculum a tutti i ristoranti italiani della capitale e, dopo una ventina di giorni, trovai il mio secondo posto di lavoro in un piccolo ristorante italiano appena aperto, dove lavorai per sei mesi.

Lo stipendio era modesto, dovevo pagarmi l’alloggio, ma per mia fortuna venni notato dalla società Ginza Project, dove lavoro tuttora come brand-chef per la pizza in tre dei loro ristoranti. Controllo i pizzaioli, gli inventari, le celle frigorifero, faccio gli ordini. Nel ristorante dove c’è più lavoro, ora in estate è quello a Gorky Park, mi fermo anche ad aiutare fisicamente i pizzaioli che non ce la fanno a evadere gli ordini.

Oggi sono a Mosca con un visto di lavoro di tre anni, con un’assicurazione che nel caso di un visto triennale è obbligatorio fare per un anno e vivo ancora nel mio vecchio appartamento con un contratto di affitto regolare".

Quali i consigli si sente di dare ai colleghi pizzaioli che vogliano venire in Russia?

Mi scrivono spesso colleghi italiani per consigli su come trovare lavoro in Russia. La difficoltà maggiore all’inizio è sicuramente la lingua. Io ebbi la fortuna di avere vicino un collega italiano, senza l’aiuto del quale sarebbe stata molto dura inizialmente. Sapere l’inglese non aiuta molto, perché qui, nel settore ristorazione, sono pochi a parlarlo. Quindi, il primo consiglio è quello di fare un piccolo corso di russo anche da autodidatta, come ho fatto io. Per il resto, se sei una perona intraprendente e con un poco di logica, tutto in resto viene da sé.

C’è ancora spazio per gli italiani in Russia nel settore ristorazione?

Penso che, nel nostro settore il lavoro, per gli italiani ci sarà sempre. Aprono sempre nuovi ristoranti, pizzerie... A Mosca, però, cercano gente con un’ottima competenza. Un cuoco standard italiano che lavora in un ristorante normale a conduzione familiare qui è fuori posto. Qui vogliono una cucina più sofisticata, raffinata, piatti curati al dettaglio.

Quali sono i suoi piani futuri?

Penso di restare a Mosca almeno per qualche altro anno, perché ho raggiunto una buona conoscenza della lingua e della mentalità e cultura locali, che in futuro mi potrà servire, anche se dovessi spostarmi in altre città russe o magari in Ucraina, in un posto dove poter aprire un business in proprio.

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