Il magnate russo che investe su Scarlett Johansson

Il miliardario russo Oleg Boyko produrrà il primo film di Scarlett Johansson da regista, "Summer Crossing", tratto da un libro di Truman Capote (Foto: Ap, Finstar)

Il miliardario russo Oleg Boyko produrrà il primo film di Scarlett Johansson da regista, "Summer Crossing", tratto da un libro di Truman Capote (Foto: Ap, Finstar)

Oleg Boyko, al 71° posto nella classica di "Forbes" dei milionari nel mondo, parla del segreto del suo successo, dell'e-commerce e dei suoi affari a Hollywood

Il presidente della holding di investimento Finstar, Oleg Boiko (al 71° posto nella classifica degli uomini russi più ricchi del mondo secondo la rivista Forbes, con una fortuna stimata di un miliardo e 400 milioni di dollari), ritiene che in Russia sia possibile fare fortuna non solo nel settore delle materie prime.

Tra le sue proprietà, ricordiamo: il colosso del gaming internazionale Ritzio International, la società di sviluppo immobiliare Finstroy, la quota di controllo della catena di profumerie Rive Gauche e la società di microcrediti 4Finance. Il magnate russo a Russia Oggi parla di dove investire in Russia, quali sono i rischi connessi ai progetti di venture capital e com’è entrato nell’industria hollywoodiana con Scarlett Johansson.

Vi è questa convinzione diffusa che in Russia l’unico settore in cui sia possibile fare fortuna sia quello del petrolio. Lei, invece, preferisce fare affari in altri settori, perché?
Sto evitando intenzionalmente l’industria del petrolio, anche se in passato ho avuto la possibilità di partecipare alla privatizzazione di alcune imprese industriali. Operavo nel settore della metallurgia. Mi sono ritrovato a farlo per caso. Scambiavamo i debiti bancari di alcune imprese metallurgiche e minerarie per le loro azioni e, due anni più tardi,  abbiamo fondato il gigante metallurgico Evrazholding. Nel 2004, ho venduto la mia quota in Evraz per concentrarmi nello sviluppo di un altro tipo di attività, giacché prediligo i giochi più intellettuali. Sono sempre stato interessato al mondo sofisticato della finanza e al commercio al dettaglio. Questi due tipi di attività sono più difficili da sviluppare ma, dal mio punto di vista, molto più interessanti.

Come sceglie gli ambiti di investimento?
Analizziamo costantemente diversi mercati. Ora come ora, quello di Internet è il mercato che suscita maggiore interesse. Secondo le previsioni, entro il 2020, il mercato delle vendite online in Russia raggiungerà i 50 miliardi di dollari. Pertanto, una delle aree che abbiamo iniziato a sviluppare è il settore delle telecomunicazioni, in particolare quello delle reti di quarta generazione. Abbiamo inoltre avviato una serie di progetti nell’ambito dei mezzi di comunicazione, investendo nella televisione via Internet. Quest’ultimo progetto è interessante giacché costituisce un metodo non convenzionale per attirare clienti e permette di creare vantaggi, a livello di marketing, in altre attività online: nel campo della finanza, dell’intrattenimento, dell’e-commerce e dei servizi, per esempio. Abbiamo in programma di dedicarci a iniziative di microfinanza rivolte a privati ​​e a piccole e medie imprese. È per questo che, alla fine del 2012, abbiamo acquisito una partecipazione di maggioranza nella società 4Finance, leader nel mercato dei prestiti a breve termine nel Nord Europa. Con la nostra partecipazione, l’azienda è entrata nei mercati di Regno Unito, Danimarca, Spagna, Polonia, Russia, Stati Uniti e Canada.

Come decide quando è arrivato il momento di lasciare l’attività?
La nostra holding di investimento funziona nel seguente modo: individuiamo un segmento altamente redditizio e cerchiamo una piccola impresa che occupi una posizione unica in questo mercato, o che possieda un certo know-how. Acquistiamo tra il 51 e il 75 per cento delle sue azioni: questa partecipazione ci permette di gestire l’azienda in base ai nostri criteri e ottenere il massimo dei profitti quando poi la rivenderemo. Ad esempio, la catena di profumerie Rive Gauche era un piccolo operatore locale, con negozi ubicati perlopiù a San Pietroburgo. Grazie a noi, in quattro anni, è diventato il leader del mercato russo della cosmesi. Nel 2010, l’azienda ha registrato un fatturato totale di 15 miliardi 600 milioni di dollari, e nel 2011 di ben 21 miliardi 300 milioni. L’anno scorso abbiamo venduto la sua quota di controllo. Quando i tassi di crescita annuale di una società scendono al di sotto del 20-25 per cento, è arrivato il momento di lasciare l’attività.

Quindi, in sostanza, fa decollare un’attività per poi venderla. Si tratta di un modello che funziona in Russia?
Questo schema è redditizio in tutto il mondo, non solo in Russia. È così che sono state fatte le più grandi fortune. Sono davvero pochi i segmenti in cui una società può crescere a un tasso annuale superiore al 25 per cento nell’arco di dieci anni. Di solito dopo tre o quattro anni, i tassi di crescita delle aziende iniziano a mostrare segni di rallentamento, il che significa che è arrivato il momento di vendere e dedicarsi a un’altra attività.

I più redditizi sono i progetti di venture capital…
È proprio così, solo che, stando alle statistiche, solo uno o due progetti su dieci alla fine hanno successo. Non mi piace perdere tempo o soldi in questo. Vi racconto un aneddoto basato su una storia vera. Un giorno un gruppo di dilettanti siberiani inventarono una macchina in grado di sterminare le termiti nel legname. Questi insetti, di fatto, distruggono circa il 20 per cento di tutto il legname, pertanto il loro progetto, che avrebbe permesso di preservare un quinto della produzione totale, sembrava essere molto promettente. Gli investitori finanziarono gli esperimenti e testarono la macchina. Tutto andava bene, niente più termiti,  e allora decisero di investire ancora più denaro e di costruire un vero e proprio impianto industriale. Tuttavia, quando il primo lotto di tronchi trattati venne fatto scivolare lungo il fiume - è così che il legname viene trasportato negli stabilimenti di lavorazione– finì tutto sul fondo del corso d’acqua. Si scoprì che era proprio grazie ai fori prodotti dalle termiti che i tronchi galleggiavano. Questo è un buon esempio dei rischi connessi ai progetti di venture capital. Tutto sembrava perfetto sulla carta, e anche nella pratica sembrava funzionare, ma le conseguenze sono state catastrofiche. Non è la strategia migliore per fare soldi. Forse quando andrò in pensione mi dedicherò a questo, ma solo come ginnastica mentale.

Il suo portfolio progetti include anche una lotteria. Le piace il gioco d’azzardo?
Non è una questione di preferenze personali. Si tratta semplicemente di un settore con un potenziale di crescita unico. Mi sono imbattuto per caso con questa sfera negli anni ’90, quando gestivo una banca: una società che operava nel settore del gioco d’azzardo si rivolse a noi per un prestito, glielo concedemmo, acquistammo una partecipazione e iniziammo a lavorare nel mondo del gioco d’azzardo. Riuscii ad assimilare l’essenza di questa attività piuttosto in fretta. Quando poi il gioco d’azzardo venne bandito in Russia e Ucraina, passammo alle lotterie. Il mercato delle lotterie, in Russia, ha un potenziale unico. In questo momento, la Russia rappresenta solo lo 0,13 per cento del mercato mondiale delle lotterie.

Secondo lei, gli imprenditori di successo dovrebbero dedicarsi alla filantropia?
Sì, naturalmente. Noi, per esempio, siamo stati i primi, in Russia, a sostenere attivamente e a sviluppare programmi di sostegno per atleti disabili, in stretta collaborazione con il Comitato paralimpico russo. La nostra fondazione Parasport copre tre aree: assistenza finanziaria, sviluppo del movimento paralimpico e organizzazione delle cerimonie di premiazione degli atleti per i loro successi sportivi. Ogni anno, assieme al Comitato paralimpico russo, organizziamo una cerimonia di premiazione, chiamata “Ritorno alla vita”, in cui celebriamo e premiamo non solo i migliori atleti, ma anche gli allenatori e i medici della nostra nazionale paralimpica. Ad esempio, l’anno scorso abbiamo patrocinato la squadra nazionale russa alle Paralimpiadi di Londra.

Di recente si è lanciato anche nell’industria del cinema, è così?
Sì, stiamo girando un film a Hollywood. È ancora presto per i dettagli; vi posso dire però che sarà uno dei blockbuster del 2013. Stiamo pensando di creare una holding internazionale di mezzi di comunicazione che inglobi la multiproduzione e la distribuzione, nonché una varietà di idee di investimento a livello globale.

Secondo la rivista Forbes, ha perso due terzi della sua fortuna, durante le crisi del 2008. Come è riuscito a recuperare?
Nel 2008 non è successo niente di terribile per noi. Avevo una riserva di cash piuttosto cospicua, che avevo ottenuto con la chiusura della mia attività nel settore del gaming. Le autorità vietarono il gioco d’azzardo a Mosca e ci diedero due anni e mezzo per chiudere. In questo lasso di tempo abbiamo riscosso dividendi piuttosto consistenti da una catena di club di slot machine. Abbiamo investito tutto nel mercato mercato azionario, che aveva subito un calo, e in aziende che a quel tempo erano in vendita a prezzi stracciati. Ed è così che siamo riusciti a uscire in positivo dalla crisi. Abbiamo investito 200 milioni dollari nel mercato azionario: metà in progetti a lungo termine e metà in investimenti speculativi.

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