Il mistero dell'imbalsamatore siciliano di Lenin

Dopo mesi di restauro, il mausoleo di Lenin in Piazza Rossa si prepara ad accogliere nuovamente i visitatori (Foto: Afp)

Dopo mesi di restauro, il mausoleo di Lenin in Piazza Rossa si prepara ad accogliere nuovamente i visitatori (Foto: Afp)

Alla riapertura del mausoleo in Piazza Rossa che ospita il corpo del rivoluzionario russo, la teoria del paleopatologo Dario Piombino Mascali che ipotizza la ricetta di Alfredo Salafia nel trattamento della mummia

La teoria è non poco affascinante. Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano vissuto a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento che fu tra i primi a utilizzare la formalina nei processi di tassidermia, sarebbe stato il dispensatore dei suggerimenti utili al governo russo per l’imbalsamazione del corpo di Lenin, il cui mausoleo in Piazza Rossa, a Mosca, riaprirà il 15 maggio 2013 al termine dei lavori di restauro.

A rivelare questa ipotesi è stato il paleopatologo (la paleopatologia è la disciplina che studia le malattie del passato da mummie e scheletri, ndr) messinese, nonché antropologo specializzato in mummiologia, Dario Piombino Mascali. Trentacinque anni, studi nelle università di Leicester e Pisa, ricercatore associato del museo Reiss Engelhorn di Mannheim, collaboratore delle università di Vilnius e Zurigo, Piombino Mascali è anche il conservatore scientifico delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo, dove si trova la mummia di Rosalia Lombardo, una bambina di due anni considerata il capolavoro di Salafia.

La copertina del libro
"Il Maestro del Sonno Eterno"

Come nasce questa sua teoria?
Mi sono occupato dell'imbalsamazione di Lenin nel 2007 durante lo studio del “metodo Salafia”, su cui ho scritto il volume Il Maestro del Sonno Eterno, perché tra le memorie di Edoardo Salafia Parisi, un membro della famiglia, si diceva che l'imbalsamatore palermitano venne consultato dai russi alla morte di Lenin, per istruirli su come poterlo preservare al meglio. Inoltre c’è da chiedersi se si tratti di una semplice casualità che formalina, glicerina, alcool e cloruro facessero parte delle formule impiegate sia da Salafia sia dagli imbalsamatori del corpo di Lenin.

Non è strano che imbalsamatori russi possano essersi rivolti a un “collega” siciliano?
Non più di tanto. Salafia fu molto popolare negli Stati Uniti tra il 1910 e il 1911, anni in cui il suo metodo segreto, da me rivelato nel 2009 dopo l’autorizzazione degli studi sulla mummia di Rosalia, venne coronato da successi commerciali e scientifici. Che Salafia fosse noto in Russia è testimoniato anche da una lettera di congratulazioni, datata 1909, in cui l'Imperatrice madre tramite l'Ambasciata, si complimentava per la straordinaria imbalsamazione del padre di Alfredo, Filippo Salafia, deceduto nel 1908 ed esposto presso le Catacombe dei Cappuccini di Palermo dopo il trattamento del corpo.

Il paleopatologo, nonché antropologo specializzato in mummiologia, Dario Piombino Mascali (Foto: Archivio Personale)

Ha avuto qualche riscontro per poter dare valore alla teoria?
Qualche tempo fa avevo tentato di mettermi in contatto con il professor Ilya Zbarsky, figlio di uno degli imbalsamatori di Lenin e direttore del Mausoleo dal 1956 al 1989. Avevo persino scritto ad una scienziata che lavorava nello stesso istituto del biochimico, pregandola di mettermi in contatto con lo studioso, ma nessuno ha mai risposto alla mia lettera. Poco tempo dopo ho appreso della morte di Zbarsky, l'unico che eventualmente avrebbe potuto darmi qualche informazione sugli ipotetici contatti tra il governo russo e Salafia. Quindi, a meno di altre scoperte, il caso è destinato a rimanere un mistero. Anche se, in tutta onestà, ritengo possa trattarsi di una leggenda metropolitana.

Lei ha mai avuto la possibilità di visitare il mausoleo di Lenin e di vedere la salma?
Purtroppo non sono mai stato in Russia e, quindi, non sono ancora andato a vedere la salma. Però ci andrò certamente perché pare che uno dei prossimi convegni europei della Paleopathology Association di cui sono membro si svolgerà a Mosca. Credo che, al momento, ci sia una maggiore attenzione verso queste tematiche dell'esposizione dei resti umani, soprattutto in virtù delle importanti ricerche effettuate su molti di questi reperti, come ad esempio la mummia del Similaun o quelle reali egiziane. In compenso adesso mi trovo a Vilnius, in Lituania, come ricercatore della facoltà di Medicina dell’Università locale, per uno studio sulle mummie (sia quelle delle cripte sette-ottocentesce che quelle egizie presenti nei musei). Per me si tratta di un'opportunità unica di visitare tanti reperti dell'Est Europa e della Russia.

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