Boris Akunin: "Vi contagerò il mio amore per la storia"

Lo scrittore russo Boris Akunin (Foto: Leemage / East News)

Lo scrittore russo Boris Akunin (Foto: Leemage / East News)

Lo scrittore russo è coinvolto in un nuovo, grande progetto: ripercorrere le tappe dello Stato russo, alla sua maniera. Cioè, in modo avvincente

Boris Akunin si può soltanto invidiare. Si è costruito la sua strada in modo da non annoiarsi mai. Non è un caso che il suo nuovo progetto, scrivere la storia dello Stato russo, abbia già creato grandi aspettative: le persone sono convinte che la lettura non sarà soltanto utile, ma anche avvincente. La domanda è un’altra: quali capacità bisogna dimostrare per affrontare un compito così difficile?

Quale scopo si è prefissato nell’affrontare un lavoro così immenso?
Vorrei dare una visione completa della storia russa, organica e non offuscata da tante teorie. Questo, prima di tutto. Seconda cosa, vorrei contagiare molte persone con il mio amore per la storia. In terzo luogo, vorrei cambiare genere letterario, scrivere cose diverse in modo diverso. Mi pare sia abbastanza.

Che cosa ha intenzione di approfondire nella sua opera?
La storia dello Stato russo. La storia politica, la storia della continuità del potere e delle sue sedi. Le altre sfere della vita – la cultura, l’economia, la religione – saranno toccate nella misura in cui si legano alla biografia dello Stato.

Discuterà le idee esistenti? A quali autori dà credito e di quali non si fida?
Le ricorderò brevemente ma senza discuterle. Quando mi sono messo all’opera, mi sono detto: nessun preconcetto. Tutte le teorie e le idee sono le benvenute. Il grado di credito che offro a un autore dipende da quanto si percepisce che il suo testo è stato “ordinato” dalla politica e da quanta vena polemica contiene. Maggiore è il grado, minore è la fiducia. Io stesso non scrivo per dibattere o polemizzare. Non ho nemmeno intenzione di fare delle scoperte o “dire una parola nuova”. Credo che gli storici non avranno interesse a leggere i miei volumi. In epoca sovietica questo genere aveva l’infelice nome di “nauchpop” (letteralmente “popolarizzazione scientifica”, ndr). La mia “Storia dello Stato russo” è la presentazione e sistematizzazione di fatti noti a tutti in un linguaggio non troppo ostico.

Lei ha un suo punto di vista personale?
Certo, ma in linea di massima nasce da quelli già esistenti. Naturalmente ci sono anche le mie conclusioni personali. Di solito le esprimo alla fine di ogni sezione (e volume), quando il lettore è già in possesso di una certa quantità di informazioni e ci troviamo alla pari. Qualcuno potrebbe giungere anche a conclusioni diverse.

Che cosa convincerà il lettore a credere proprio alla sua versione della storia?
Spero la sincerità con cui la scrivo: di questo non sono certo, di quest’altro non se ne sa nulla con certezza… I lettori potranno anche non essere d’accordo, non è poi così importante. È già una buona cosa che si interessino alla storia. Voglio che all’interno di questo progetto, in contemporanea all’uscita di ciascun volume (saranno in tutto otto), escano i migliori libri di storia di un dato periodo. La cosa ideale sarebbe che tutte queste pubblicazioni stessero in libreria su un unico scaffale, un’intera seria con un unico logotipo. Spero che i passaggi avvengano in quest’ordine: all’inizio la persona legge la narrazione storica, ovvero le parti più avventurose e divertenti, e una volta che si è appassionata all’epoca e volendo sapere cosa sia successo per davvero, comprerà il tomo di storia. Quindi, prendendoci gusto, comprerà anche gli altri testi dedicati a quell’epoca.

A che punto si trovano le sue ricerche?
Ho già scritto il primo tomo che arriva alla storia della Rus, fino agli scontri con i mongoli. Ora è in fase di lavorazione: stanno preparando le illustrazioni e le mappe geografiche, sono in corso le consultazioni con gli specialisti. Intanto sto scrivendo dei racconti sull’antica Rus. Nel primo volume ce ne saranno tre. Una tale alternanza di generi – dal serio al faceto e viceversa – rende l’opera molto viva e variegata.

Che cosa la rende sicuro che questa fatica sia alla sua portata?
Il fatto di non vederla come una fatica. Per me l’approfondimento della storia nazionale non è un lavoro, ma un piacere. Mi immergo con grande interesse nei materiali, li setaccio, li divido in ciocche: i fatti, le ipotesi, i dettagli importanti, le mie riflessioni personali. E dopo, con grande piacere, li intreccio, come la coda di una bella ragazza. Mi rallegra il pensiero di essermi assicurato un passatempo meraviglioso per una decina d’anni.

Non sappiamo come vivremo tra dieci anni, ma ora tutto sembra far supporre che l’immagine della storia russa presentata dai manuali, a giudicare dalle dichiarazioni di Putin sulla “storia coerente”, sarà modificata seguendo l’“unica rappresentazione fedele” che ne abbiamo. La storia può essere non contraddittoria?
I testi di storia devono essere divisi in due generi principali. Il primo: i fatti universalmente accettati. Quello che convenzionalmente bisogna studiare a scuola, se possibile in modo che i ragazzi lo trovino interessante. Il secondo è costituito da interpretazioni, ricerche, nuove teorie, ipotesi. Sia chiaro, nel primo genere le richieste di “coerenza” sono assolutamente superiori. Però in quel caso bisogna evitare i giudizi categorici. È propria questa la “Storia” che sto scrivendo.

Per leggere l'intervista in versione originale cliccare qui

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie