Il burattinaio napoletano Bruno Leone (Fonte: www.guarattelle.it)
Pulcinella e Petrushka. Un filo che unisce Napoli e la Russia. Polaroid riflesse del popolo stanco degli abusi, delle umiliazioni. Maschere contro il potere, denunciato e irriso con linguaggio grossolano. Con disincantato cinismo. Sferzato con ironia e arguzia. Come Polichinelle in Francia, Kaspar in Germania, Punch in Inghilterra, Don Cristobal in Spagna, Punk in Olanda.
Bruno Leone è l’artista della rinascita di Pulcinella. Il burattinaio ha portato in scena nei teatri napoletani “Il viaggio misterioso di Pulcinella - racconti, burattini, pupi, marionette, ombre, maschere e oggetti misteriosi”. In giro per il mondo, in compagnia di un burattinaio–antropologo. Alla ricerca dell’anima profonda della famosa maschera napoletana. Attraverso “guarattelle”, pupi napoletani, marionette, ombre e maschere, pupi napoletani, burattini inglesi.
Tra memorie dimenticate, origini misteriose. Anche in Russia, in Siberia. Pulcinella incontra di nuovo Petrushka. Suo “nipote”, la sua derivazione artistica. Contadino rozzo, colori vivaci, naso aguzzo, voce metallica. Che evoca il capolavoro giovanile – dall’omonimo titolo - del compositore Igor Stravinskij.
Il ricongiungimento tra le due famose maschere è l’occasione, per Leone, di raccontare il suo rapporto con la Federazione, in cui è stato due volte, a distanze di sei anni. Tra aneddoti, riflessioni sulla vita culturale russa. E i tratti in comune con la città partenopea. Lui, che nel1979 raccoglieva, tra recupero della tradizione e contaminatio con altri miti della Commedia dell’Arte, l’eredità dell’ultimo guarattellaro partenopeo, Nunzio Zampella. Con Pulcinella che viveva solo a teatro e nelle stradine.
Il burattinaio napoletano Bruno Leone (Foto: www.guarattelle.it)
Signor
Leone, come nasce l’idea di Pulcinella in viaggio con un burattinaio, in giro
per il mondo?
In una parola, sperimentazione. Formazione
teatrale e l’esperienza di guarattellaro di strada. La considero una fase
originale, complessa, che non si ripeterà, proprio per la sua unicità.
Con il suo
spettacolo teatrale rinsalda il legame tra Pulcinella e Petrushka, forte da
almeno 20 anni. Ci spiega il perché?
Sono stato in Russia nel 1988. Anzi,
era ancora l’Urss. In giro con Pulcinella, dalla Georgia sino alla parte più
orientale del Paese. C’era Mikhail Gorbaciov al governo e la vita culturale
sovietica era fortemente sostenuta, anche controllata, dallo Stato. Enormi
compagnie teatrali, tante risorse destinate a singoli spettacoli. Per una sola rappresentazione
di marionette c’era il regista, l’aiuto regista, tante figure attorno ai noi
burattinai che non ero abituato a vedere in Italia e negli altri Paesi. E in
generale, un’attenzione verso la cultura, anche di strada, nel pubblico, che mi
sorprese. Decisi di inscenare qualche scenetta di Pulcinella in piazza Pushkin, a Mosca.
La polizia mi chiese i documenti, era contraria allo spettacolo. Alla fine della
rappresentazione, tanti cittadini mi resero omaggio con dei fiori. Come avviene
solitamente a teatro. Esperienza fantastica.
Insomma,
spazio e rubli per la cultura. Ma non per Petruska.
Il grande padre dei burattinai
sovietici, Sergei Obrazov, l’aveva disconosciuta. Dopo averla portata in giro e
registrato il suo fallimento. Dopo l’arrivo di Pulcinella in Russia, Petrushka è
tornata a vivere, anche grazie ad Andrei Chavel. Obrazov fu molto criticato per
non dare spazio alle forme tradizionali del teatro sovietico. In verità, i
testi di Petrushka erano davvero crudi, sferzanti, sfuggivano alla censura. E
questo di sicuro non poteva piacere al potere politico.
Quali sono i
tratti in comune con Pulcinella? Si possono davvero definire “cugini”?
Irriverenti, sferzanti. Un po’
pazzi. Con cinismo distaccato dai problemi dell’esistenza. Figli della Commedia
dell’Arte europea. Con Petrushka che prende qualcosa anche dalla tipica figura
del “guappo” napoletano. Sì, ci sono delle analogie. Anche se poi sviluppano temi
diversi. Petrushka, per esempio, si concentra molto sulle figure tipiche del
potere russo. In particolare, le forze dell’ordine, i funzionari, i politici.
Usa quasi più l’ironia di Pulcinella, che spesso risolve le questioni con una
bastonata.
Lei poi è
tornato in Russia nel 1994.
Sì, c’era Boris Eltsin al comando.
Un Paese in trasformazione, un popolo in difficoltà. C’erano però tanti
problemi: alcolismo, prostituzione. Con ragazze che contattavano personalmente
gli artisti negli alberghi e si presentavano nelle stanze. E una libertà
culturale più marcata rispetto al passato. Libertà ma anche mezzi economici più
che dimezzati. Pensi, cominciai a formare come burattinaio un ex ballerino in
pensione del Boshoj. Con uno spettacolo guadagnava quasi quanto gli veniva
versato dallo Stato a fine mese per i tanti anni di lavoro. Ma la passione per
le forme d’arte, per il teatro, nonostante i mezzi limitati, era rimasta
intatta.
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