Perché un poeta russo sparò, uccidendolo, al presidente della Francia?

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L’attentatore si autodefinì “fascista verde”, ma furono sollevati molti dubbi sulla reale esistenza di un simile movimento, e sulla sua sanità mentale. Venne condannato a morte e ghigliottinato

Il presidente francese Paul Doumer fu assassinato il 6 maggio 1932, mentre visitava una Fiera del libro presso l’Hôtel Salomon de Rothschild di Parigi dall’emigrato russo, medico e poeta, Pavel Gorgúlov.

Durante l’interrogatorio, Gorgulov, che aveva 36 anni, dichiarò di essere un “grande patriota della Russia” e membro del “partito fascista verde” (di cui, come fu appurato, era l’unico iscritto). L’attentatore spiegò che voleva vendicarsi con la Francia perché, a detta sua, non aveva fatto abbastanza nella lotta contro il bolscevismo.

I magistrati non riuscirono a stabilire se esistesse un legame tra Gorgulov e un partito realmente esistente. Gli emigrati russi condannarono subito l’attentato, mentre i fascisti italiani dichiararono di non aver nulla a che spartire con l’assassino.

Siccome tra i documenti di Gorgulov furono ritrovati dei fogli con un piano, fantascientifico, di guerra contro la Russia dei Soviet, e degli scritti politici dal contenuto alquanto bizzarro, sorsero dei dubbi sulla salute mentale dell’imputato.

Tuttavia, l’appello per infermità mentale fu respinto, e Pavel Gorgulov fu ghigliottinato il 14 settembre 1932 presso il carcere parigino de La Santé.

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