Il 30 novembre, le forze della 2ª divisione corazzata del generale Rudolf Veiel occuparono il villaggio di Krasnaja Poljana (oggi un quartiere della città di Lobnja, nella oblast di Mosca). La distanza dal confine amministrativo di Mosca, in linea d’aria, era di circa 17 km, al Cremlino mancavano poco più di 30 km.
Il villaggio si trovava su una collina, pertanto i tedeschi, con la loro artiglieria, intendevano bombardare da lì il centro della capitale sovietica. Erano convinti che l’Armata Rossa stesse per crollare e si preparavano all’attacco definitivo.
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“Ci troviamo vicino a Mosca da vincitori e nella nostra mente, tra i bagliori rosso sangue, vediamo già i quartieri in fiamme, le innumerevoli cupole delle chiese e le mura del Cremlino! Vorrei che ciò diventasse realtà quanto prima!”, questi, stando alle memorie del colonello Luitpold Steidle (che poi sarebbe diventato un politico della Germania Est), i pensieri dei soldati tedeschi in quei giorni.
Tali sogni, tuttavia, non erano destinati ad avverarsi. Il cinque dicembre, in maniera del tutto inattesa per il nemico, le truppe sovietiche lanciarono una massiccia controffensiva. Tre giorni dopo, Krasnaja Poljana sarebbe stata completamente liberata.
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