Nel padiglione della stazione “Partizanskaja” della metropolitana di Mosca, è installata la figura scultorea di un contadino che veste un cappotto di montone, con in mano un nodoso bastone. È il partigiano Matvej Kuzmin, il più anziano tra gli Eroi dell’Unione Sovietica (il titolo gli fu conferito postumo nel 1965). Per che cosa è noto?
A. Samsonov/Diafilm, 1971
Matvej Kuzmich Kuzmin abitava nel villaggio di Kurakino (distretto di Velikie Luki, regione di Pskov). Quando scoppiò la guerra, l’uomo aveva già più di ottant’anni (era nato il 3 agosto 1858). Kuzmin tirava avanti da solo; non era membro del kolkoz locale (la cooperativa agricola sovietica), tanto da avere la fama di “kontrik” (“contrario alla rivoluzione”). Rimediava da mangiare soprattutto con la pesca e la caccia (conosceva la foresta come le sue tasche). Essendo un tipo poco socievole, dai compaesani era stato soprannominato “birjúk”; ossia “burbero”; “bisbetico”.
A. Samsonov/Diafilm, 1971
Quando nell’estate del 1941 nel villaggio entrarono i tedeschi, il vecchio decise di restare; non aveva abbastanza forze per evacuare. Nel febbraio del 1942, l’ottantatreenne Kuzmin fu convocato dal comandane del battaglione tedesco che gli propose un affare: Kuzmin doveva condurre i tedeschi alle postazioni sovietiche vicino al villaggio di Pershino, in cambio avrebbe ricevuto dai tedeschi della farina, del cherosene e un fucile da caccia. Un testimone, intervistato nel 1965 dal giornale “Velikolukskaja pravda”, riferì che si trattava di un gruppo di tedeschi di circa 35 persone che costituivano l’avanguardia di un battaglione di alpini sciatori. Il loro compito era quello di eliminare i militari nei posti di blocco per cogliere poi di sorpresa le truppe sovietiche.
Kuzmin accettò, ma fece in tempo a informarne suo nipote. Nella notte del 13 febbraio del 1942, l’avanguardia tedesca si mise in marcia , guidata da Kuzmin. Mentre il gruppo vagabondava nei boschi, il nipote dell’uomo, Vasilij, riuscì a raggiungere il comando delle truppe sovietiche e avvertirlo dell’imminente pericolo.
Quando alle 7 di mattina del giorno dopo i tedeschi uscirono dal bosco, furono falciati dal fuoco delle truppe sovietiche. Da quel che sappiamo, Matvej Kuz’min fu ucciso sul posto dal comandane del distaccamento tedesco, ma non servì a nulla: nessuno dei tedeschi riuscì a salvarsi. Il già menzionato giornale “Velikolukskaja pravda” scrisse che nell’imboscata perirono 250 nazisti, ma i documenti dell’archivio del Ministero della difesa parlano soltanto di 22 militari tedeschi, effettivamente uccisi dai mitragliatori sovietici.
Dominio pubblico
Lo scrittore Boris Polevoj assistette al funerale di Matvej Kuzmin, e già il 26 febbraio la “Pravda” pubblicò un articolo, a firma di Polevoj, intitolato “L’azione eroica di Matvej Kuzmin”, grazie al quale tutta l’Urss venne a conoscenza del “nuovo Susanin”.
Il contadino Susanin è una figura semi mitica della storia russa. Nel 1613 gli invasori polacco-lituani lo fermarono per farsi portare dove era nascosto il futuro zar Michele, il primo della dinastia Romanov, che volevano uccidere. Lui, con la promessa di una scorciatoia, condusse deliberatamente i nemici fuori strada, nel fitto della foresta, dove finirono per sperdersi. Per questo pagò con la vita, ma non rivelando il nascondiglio dello zar salvò la Russia.
Anton Denisov/Sputnik
La memoria di Matvej Kuzmin, “il nuovo Susanin”, è stata immortalata in diversi modi. Nel 1944, nella stazione “Partizanskaja” (che all’epoca si chiamava “Parco di cultura e ricreazione “Stalin” di Izmajlovo”) fu eretto un monumento, realizzato da Matvej Manizer, lo stesso artista che ha decorato con le sue celebri sculture bronzee anche la stazione “Ploshchad Revoljutsii”. Nel 1953, i resti di Matvej Kuzmin furono solennemente inumati nel cimitero della città di Velikie Luki. L’8 maggio 1965, in concomitanza con la ventesima ricorrenza della vittoria, a Matvej Kuzmin fu conferito postumo il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
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