Soldati tedeschi ispezionano un carro armato sovietico distrutto
Foto d'archivioAll’inizio di ottobre del 1941 l’Armata Rossa subì una delle sconfitte più gravi di tutta la Seconda Guerra Mondiale. A seguito del disastro delle truppe sovietiche nei pressi di Vjazma e Brjansk, la Wehrmacht irruppe verso la quasi indifesa capitale dell’Urss.
Carri armati tedeschi attraversano un villaggio sovietico in fiamme, ottobre 1941
Getty ImagesI tedeschi progettarono di lanciare un attacco su larga scala contro Mosca, noto come “Operazione Tifone”, dalle linee situate a 350-600 km dalla città. Concentrarono qui un raggruppamento di 1,8 milioni di persone, ovvero poco meno della metà di tutte le forze disponibili sul fronte sovietico-tedesco.
Nell’area di combattimento furono concentrati tre dei quattro gruppi corazzati (1.700 carri armati e cannoni semoventi). Il supporto aeronautico veniva fornito dalla 2ª flotta aerea, che contava quasi 1.400 velivoli.
In direzione di Mosca alla Wehrmacht si opponevano le truppe dei fronti Occidentale, quelli di Riserva e di Brjansk, con un numero totale di circa 1,2 milioni di persone. Avevano a disposizione circa un migliaio di carri armati e cannoni semoventi, oltre a 1.370 aerei, la maggior parte dei quali però erano modelli obsoleti.
Le truppe sovietiche dovevano coprire una striscia lunga 600 km. Si stavano preparando intensamente per respingere l’avanzata, ma non riuscirono a creare potenti linee difensive prima dell’inizio dell’operazione Tifone. Inoltre, le formazioni militari furono gravemente logorate durante la difficile Battaglia di Smolensk e avevano una grave carenza di personale e armamenti.
Fanteria sovietica nell‘ottobre del 1941
Dmitrij Baltermants/МАММ/МDF/russiainphoto.ruIl 30 settembre, la 2. Panzer-Division del generale Heinz Guderian passò all’offensiva contro le posizioni del fronte di Brjansk. Il 2 ottobre, le forze principali dell’Heeresgruppe Mitte (Gruppo d’armate Centro) attaccarono il fronte Occidentale e quello di Riserva.
Contrariamente alle aspettative del comando sovietico, la Wehrmacht non avanzò lungo la strada maestra Minsk-Mosca attraverso Vjazma, che era l’itinerario più breve per la capitale dell’Urss e dove era stata approntata la difesa più resistente. Dopo aver condotto una meticolosa ricognizione, i tedeschi lanciarono diversi potenti attacchi alle giunture delle armate sovietiche, comprese le aree considerate difficili da superare per i veicoli corazzati.
Con un efficace supporto aereo, avendo superiorità in uomini e carri armati, le forze d’assalto tedesche sfondarono con successo le difese sovietiche e iniziarono rapidamente a sviluppare l’offensiva. Respinsero efficacemente i contrattacchi mal organizzati dell’Armata Rossa, rischiando di penetrare nelle retrovie delle truppe di tutti e tre i fronti.
“l nemico continua a mantenere ovunque le parti non attaccate del fronte, per cui in futuro è previsto un profondo accerchiamento di questi gruppi nemici”, annotò nel suo diario il capo dello Stato maggiore delle forze terrestri tedesche, Franz Halder.
Nella zona di Vjazma due fanti tedeschi seguono un duello aereo tra assi tedeschi e sovietici
Mondadori/Getty ImagesI dirigenti militari sovietici non si resero subito conto della portata del disastro imminente. Così, negli ordini del comandante della 19ª armata, il generale Mikhail Lukin, c’era una frase sui “gruppi di mitraglieri incursori” che si erano infiltrati nelle retrovie delle sue truppe. In realtà, la sua armata era già circondata da due intere divisioni corazzate nemiche.
Coordinando male le azioni tra di loro, le forze dei tre fronti non furono in grado di bloccare gli sfondamenti. Allo stesso tempo, temendo accuse di codardia e allarmismo, i comandanti riferivano a Mosca che la situazione nel suo insieme era sotto il loro controllo.
Di conseguenza, per molto tempo il Quartier generale dell’Alto Comando Supremo non ebbe un’idea chiara sulla crisi che si stava profilando nell’area di combattimento. Solo la notte del 6 ottobre, quando troppo tempo prezioso era già statoperduto, ordinò alle truppe di iniziare una ritirata generale verso nuove linee difensive.
Lo stesso giorno, la 17ª divisione corazzata tedesca e le unità della 2ª armata, muovendosi l’una verso l’altra, si unirono nell’area delle città di Brjansk e Karachev, accerchiando le principali forze sovietichedel fronte di Brjansk.
Il 7 ottobre, nell’area di Vjazma si incontrarono i distaccamenti d’avanguardia del 3º e 4º gruppo carristi. Nella “sacca” si ritrovarono forze significative delle quattro armate del Fronte Occidentali e di quello di Riserva, nonché il gruppo operativo del generale Ivan Boldin creato appositamente per respingere gli sfondamenti nemici.
Truppe sovietiche impegnate nella sacca di Vjazma
Natalya Bode/SputnikNei giorni successivi, le truppe sovietiche circondate intrapresero numerosi tentativi di sfuggire alla trappola. Tuttavia, le loro scorte di munizioni, carburante e cibo si stavano rapidamente esaurendo, mentre la pressione tedesca stava diventando sempre più forte.
Nelle prime fasi, intere divisioni cercavano di rompere la “sacca”, perdendo talvolta fino al 90% degli uomini. Successivamente, solo piccoli gruppi e singoli militari riuscivano ad uscire per associarsi alle proprie truppe.
Così Aleksandr Pochuenkov della 50ª divisione di fanteria ricordò come, insieme a un compagno d’armi, stava cercando di arrivare alle posizioni sovietiche: “Per evitare di essere visti dai tedeschi, ci nascondevamo da qualche parte durante il giorno e camminavamo di notte…”
L’Armata Rossa passa all’attacco
Sovfoto/Getty Images“Entravamo nei villaggi, chiedevamo di passare la notte e ci nascondevamo, poi ripartivamo… Spesso camminavamo affamati ed esausti, riuscendo a malapena a muovere le gambe. Ma riprendevamo le forze e andavamo avanti. Mangiavamo tutto quello che si poteva mangiare… A tutti chiedevamo solo una cosa: ‘Qual è la strada per Mosca?! Come si fa ad arrivarci?’’’, ricordò il soldato Aleksandr Pochuenkov.
È impossibile calcolare le perdite esatte delle truppe sovietiche subite nelle “sacche” all’inizio di ottobre del 1941. Centinaia di migliaia di soldati dell’Armata Rossa morirono, furono dati per dispersi o presi prigionieri. Intere divisioni cessarono di esistere.
La fine di un raggruppamento così numeroso di truppe creò una breccia enorme nelle formazioni difensive sovietiche e di fatto aprì ai tedeschi la strada verso Mosca, rimasta quasi indifesa. Tutte le poche forze disponibili, compresi i cadetti delle accademie militari della regione di Mosca, furono mandate sulle linee difensive.
Soldati sovietici sul fronte di Brjansk
Anatolij Garanin/SputnikA comandare i pochi tratti dei fronti non circondati era il generale Georgij Zhukov, richiamato da Stalin dall’assediata Leningrado. Organizzare la difesa della capitale, ripristinare la capacità combattiva delle truppe e ricostituirle con fresche riserve provenienti dall’interno del paese: per tutto ciò ci voleva tempo.
E questo tempo al condottiere fu concesso dalle truppe circondate nei pressi di Vjazma e Brjansk, che con la loro disperata ed eroica resistenza, bloccarono alcune decine di divisioni tedesche fino alla metà di ottobre.
Soldati sovietici nei pressi di Mosca, dicembre 1941
Anatolij Garanin/SputnikLEGGI ANCHE: Il maresciallo Georgij Zhukov: il miglior comandante militare russo della Seconda guerra mondiale
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