L’ultimo imperatore russo adorava il tennis. Giocava fanaticamente, per ore, sia nel tardo autunno, quando le sue mani non riuscivano quasi a piegarsi a causa del freddo, sia con la calura estiva, con la camicia intrisa di sudore.
Le residenze imperiali a San Pietroburgo, in Crimea, a Spala (Polonia orientale) e a Virolahti (Finlandia) avevano al loro interno dei campi da tennis. “Giocava benissimo, i suoi avversari – ufficiali di marina e damigelle di corte – erano tutti molto meno forti di lui,” ricordava il capo della Cancelleria del Ministero della Corte imperiale, il tenente generale Aleksandr Mosolov.
Nel novembre del 1913, finalmente, Nicola II trovò un partner degno di lui. Era lo studente universitario Mikhail Sumarokov-Elston, parente dei principi Jusupov, il quale, malgrado la giovane età (aveva appena 20 anni), aveva già vinto otto titoli nazionali.
I due disputarono quattro partite nel campo della residenza di Livadija, in Crimea. Lo zar perse, ma fu molto contento della sfida: “Ho tante cose da imparare da lui”.
“Sumarokov, con la palla, colpì lo zar su un piede con una forza tale che lo zar cadde e dovette restare a letto per tre giorni. Il povero campione era disperato, sebbene non avesse nessuna colpa. Pare che gli Jusupov lo rimproverarono aspramente. Dopo essersi ripreso, lo zar invitò di nuovo Sumarokov a Livadija, ma il campione non poteva più giocare con l’energia di prima”, si legge nelle memorie di Mosolov.
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