Dopo essere diventato leader dell’Unione Sovietica nel 1953, Nikita Khrushchev rimase al timone per 11 anni. La sua figura si associa a una serie di eventi di grandissima importanza come la destalinizzazione, la liberalizzazione parziale della società sovietica (nota come “disgelo”) e la Crisi dei missili di Cuba dell’ottobre 1962.
Khrushchev aveva iniziato la sua scalata ai vertici politici dell’Unione Sovietica alcuni anni prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale, diventando nel 1938 Primo segretario del Partito comunista dell’Ucraina e poi, nel 1939, membro del Politburo (Ufficio politico). Dopo l’inizio dell’invasione tedesca fu nominato membro dei Consigli militari di alcuni raggruppamenti strategici dell’esercito sovietico, in particolare del fronte Sud-Ovest, fronte Sud, fronte di Voronezh e quello di Stalingrado.
Il Consiglio militare era un organo collegiale, preposto all’organizzazione delle operazioni militari, alla direzione, all’addestramento e al rifornimento delle truppe. Ne facevano parte il comandante del fronte, il capo di stato maggiore, i dirigenti politici e alcuni altri funzionari.
Ricordando gli avvenimenti dell’estate del 1941, il maresciallo Ivan Bagramjan scrisse: “Ricordo l’enorme mole di lavoro politico e organizzativo, svolto da Nikita Khrushchev nel periodo dei duri combattimenti nei pressi di Kiev. Essendo costantemente presente, ora nei reparti delle fabbriche, ora alle postazioni di prima linea, Khrushchev, che godeva di enorme fiducia presso gli abitanti di Kiev e tra le truppe, indirizzava abilmente le loro azioni per conseguire la vittoria”.
Quella volta, però, non ci fu alcuna vittoria. Nel mese di settembre la città cadde, una grande quantità di truppe sovietiche finì in un una “sacca”. Per evitare quanto poi effettivamente accadde, Khrushchev e alcuni comandanti dell’esercito avevano chiesto di ritirare le truppe dalla città per organizzare la difesa lungo la riva sinistra del fiume Dnepr. Stalin, tuttavia, proibì di lasciare la capitale dell’Ucraina.
Nel maggio del 1942 l’Armata Rossa intraprese un’offensiva in direzione di Kharkov, la quale però si rivelò disastrosa e portò alla perdita di 270 mila uomini. Il ruolo di Khrushchev in questa tragedia, nella sua qualità di membro del Consiglio militare della direttrice Sud-Ovest, viene giudicato in modi diversi. Secondo alcune persone, quando sorse la reale minaccia di accerchiamento delle truppe, egli avrebbe cercato di persuadere Stalin a fermare l’offensiva, ma la risposta fu negativa. Secondo altre testimonianze, Khrushchev stesso avrebbe insistito per continuare l’offensiva fino a quando la situazione diventò irreversibile.
Il generale Semjon Ivanov così ricordava l’attività di Khrushchev durante i combattimenti a Stalingrado: “Questo uomo di statura bassa, un po’ grasso, dal sorriso di un semplicione, è sempre stato – se è lecito dirlo – una specie di stabilizzatore che normalizzava la situazione tra i capi militari che comandavano la battaglia di Stalingrado. La situazione era tesa, tutti lavoravano fino all’esaurimento completo delle forze, pertanto, non di rado, i nervi saltavano e i rapporti interpersonali diventavano tesi. Nikita Sergeevich, a quanto pare, riusciva a intuire questi momenti di tensione e subito trovava il tono giusto per placare i conflitti… Faceva molto anche per la fornitura alle truppe dei prodotti degli stabilimenti industriali e delle fabbriche di Stalingrado. Veniva regolarmente dagli operai, aiutava a risolvere senza indugi le questioni dell’interazione tra le aziende e tutti i servizi della città”.
Negli anni della guerra Nikita Khrushchev fu insignito degli Ordini di Kutuzov e di Suvorov. Finì la guerra come tenente generale.
Leonid Brezhnev, che prese il posto di Khrushchev nel 1964, rimase al potere fino alla sua morte, avvenuta nel 1982. I lunghi anni della sua permanenza al potere spesso vengono definiti come “epoca della stagnazione”. Questo periodo fu caratterizzato da una relativa stabilità di tutte le sfere dello Stato, un tenore di vita abbastanza elevato dei cittadini e dall’assenza di seri sconvolgimenti sociali. Nel contempo, lo sviluppo economico del Paese subì una brusca frenata.
Prima della guerra, Brezhnev già stava costruendo con successo la sua carriera politica, lavorando a Dnepropetrovsk, in Ucraina. Anche nell’esercito, dove fu arruolato in giugno del 1941, su di lui furono riposte funzioni di direzione politica.
Il corrispondente di guerra del giornale “Krasnaja Zvezdá” Pavel Trojanovskij incontrò Brezhnev nel Caucaso del Nord nell’autunno del 1942: “Il commissario di brigata [equiparabile al grado di colonnello; ndr] Brezhnev ha svolto parecchi incarichi importanti, ricevuti dal Consiglio militare. E l’ha fatto in maniera esemplare!. Mi è stato detto che il compagno Brezhnev era nei reggimenti di prima linea che nel ’41 hanno liberato Rostov sul Don… Voi stessi sapete quanto “parsimoniosi” siano i nostri quando si tratta di onorificenze militari. Ebbene, Leonid Brezhnev è tra i primi commissari politici che hanno ricevuto l’Ordine della Bandiera rossa!”.
L’episodio centrale della biografia militare di Brezhnev sono i combattimenti per la città di Novorossijsk nel 1943. Il 4 febbraio di quell’anno, la fanteria di marina della 18a Armata, della quale Brezhnev dirigeva l’ufficio politico, sbarcò nella Baia del Cemes, creando una testa di ponte.
Questa testa di ponte, soprannominata “Malaja Zemljá” (“Piccola Terra”), fu controllata dai sovietici per 225 giorni, fino alla liberazione completa della città. In questo periodo, Leonid Brezhnev decine di volte attraversò la baia a bordo di navi da sbarco, combattendo a fianco dei suoi compagni.
Una volta dovette addirittura prendere il posto di un mitragliere ucciso e sparare sulla fanteria tedesca fino all’arrivo dei rinforzi. “Tutto il mondo allora si era ristretto per me a quella stretta striscia di terra, lungo la quale avanzavano di corsa i nazisti. Non ricordo, quanto è durato. Ero interamente dominato da un solo pensiero: fermarli! Pare che non sentissi né le esplosioni della battaglia, né i comandi che risuonavano vicino a me. In un certo momento mi sono accorto soltanto che stavano cadendo anche i nemici che non erano nel mio mirino: a sparare erano i soldati giunti per aiutarci”, scrisse Brezhnev nel suo libro di memorie “Malaja Zemlja”
Brezhnev finì la guerra con il grado di maggior generale. Il 24 giugno 1945 partecipò alla Parata della Vittoria in piazza Rossa di Mosca, sfilando a capo della colonna delle truppe del IV Fronte Ucraino insieme al comandante del Fronte, il generale Andrej Erjomenko.
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Il 12 novembre 1982, due giorni dopo la morte di Leonid Brezhnev, il presidente del Comitato per la Sicurezza dello Stato, il Kgb, Jurij Andropov, si trovò a capo dell’enorme Stato sovietico. Il nuovo segretario generale del partito avviò subito una massiccia campagna anticorruzione e un programma di riforme. Tuttavia, non ebbe il tempo per realizzare i suoi intenti. Essendo già gravemente malato, morì 15 mesi dopo la sua entrata in carica.
A differenza del suo predecessore, Jurij Andropov non aveva partecipato ai combattimenti durante la Seconda guerra mondiale. Era stato congedato dall’esercito nel 1936 a causa del diabete, che gli aveva anche causato problemi alla vista. In seguito, ebbe anche dei gravi problemi renali. Tuttavia, anche Andropov dette il suo contributo alla vittoria sulla Germania nazista.
Nel 1940, Andropov, allora giovane funzionario del partito, fu inviato nella Repubblica Carelo-Finlandese, creata dopo la Guerra d’inverno contro la Finlandia. Il suo compito era quello di dirigere il movimento dei giovani comunisti della nuova repubblica.
Dopo l’inizio della guerra, quando una notevole parte della Repubblica Carelo-Finlandese fu occupata dalle truppe di Germania e Finlandia, Andropov selezionava e addestrava i giovani che dovevano operare nelle retrovie del nemico come partigiani, clandestini e agenti segreti. In quel periodo, il nome in codice del futuro dirigente sovietico era “Mohicano”.
In una comunicazione del 23 settembre 1944, con cui si chiedeva di decorare Andropov con l’Ordine della Bandiera rossa, egli veniva così caratterizzato: “Nel periodo della Guerra Patriottica, il compagno Andropov ha svolto un grande lavoro per sviluppare il movimento partigiano e creare delle organizzazioni clandestine dei membri del Komsomol nel territorio provvisoriamente occupato della Repubblica Carelo-Finlandese. Nel 1941-43, con la diretta partecipazione del compagno Andropov, furono addestrati e assegnati ai gruppi partigiani della Repubblica Carelo-Finlandese più di 400 membri del Komsomol e altri giovani; inoltre, più di 50 dirigenti del Komsomol furono inviati nelle retrovie del nemico per organizzare gruppi clandestini dei membri del Komsomol e svolgere l’attività di agitazione… In due anni, per la popolazione delle zone occupate, il Comitato Centrale del Komsomol della Repubblica Carelo-Finlandese stampò e spedì oltre la linea del fronte una grande quantità di volantini, libri, opuscoli e giornali”.
Nel 1944, dopo la liberazione, Jurij Andropov tornò a Petrozavodsk, capitale della repubblica, dedicandosi interamente all’attività di partito. Quarant’anni dopo divenne il numero uno del Paese.
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